16 Ottobre 2022, 07.10
Gavardo
Sulla via Francigena col Cai - 6

Dalla Toscana all'Alto Lazio

di a.a.

Per la sesta settimana di cammino, i pellegrini del Cai di Gavardo, si sono spostati fin nel Lazio, attraversando tutto il Viterbese


Nella sesta settimana di cammino, lasciata alle spalle la “gustosa” Radicofani (dove i volontari del CAI Gavardo hanno incontrato gli amici biker dell’Avis gavardese), per una lunga discesa, abbandonata la meravigliosa Val d’Orcia, i pellegrini sono sconfinati nel Lazio, entrando nell’Alta Tuscia, denominazione attribuita all’Etruria dopo la fine del dominio etrusco.

In questa settimana, sono stati percorsi centoquarantasei chilometri (poco più di venti km al giorno), con soste in sei comuni viterbesi: Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla e Sutri ed a Campagnano, primo comune romano.
Con il groppo in gola, Franca e Cisco hanno lasciato la compagnia, seguiti da Paolo, Mariella e Priscilla.

L’amica Rosalia,
ritenuti troppo entusiasmanti i giorni trascorsi in “carrozza” in mezzo alle risaie ed alle zanzare vercellesi, ha accettato di accompagnare nuovamente i pellegrini, in sella alla joëlette, fino a Roma.
Agli “irriducibili” Angiolino, Adriano, Angelo Pedro, Gianni, Giuseppe e Lorenzo, degli ormai veterani Aldo, Graziella, Maria e Willy, si sono accodati: il Presidente del CAI Gavardo Emiliano ed ancora il GTD “Grande Tesoro Dimmi” Italo, Isidoro con Donata, Luisa e Raimondo.
Borghi assai noti e città pregne di storia hanno accompagnato il cammino dei pellegrini nella sesta settimana.

Quattro, meritano di essere citati: Bolsena, detto il comune della sabbia nera, delle acque blu, dei boschi verdi, a contrassegnare il più grande lago vulcanico d’Europa; imperiosa la rocca medievale Monaldeschi di Cervara, imponente la basilica di santa Cristina, dove nel 1263 un sacerdote irlandese, celebrando messa e dubitando che l’ostia contenesse il corpo di Gesù, vide cadere quattro gocce di sangue sul corporale di lino, oggi custodito nel duomo di Orvieto.
Montefiascone, dove troneggia la possente Rocca dei Papi e dove la Cattedrale di Santa Margherita si mostra in tutta la sua maestosità, grazie alla sua grande cupola, visibile in tutto il circondario dei monti Volsini.

Ma i nostri pellegrini pare abbiano apprezzato
, più del sacro, il profano Est Est Est, delizioso vino bianco che si lascia gustare come un rosolio, pur non avendone bevuto tanto quanto il vescovo Defuk.

Narra infatti la leggenda,
che questo alto prelato (al seguito di Enrico V, diretto a Roma per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero) fosse un grande intenditore di vini e si facesse precedere dal suo coppiere Martino al quale aveva dato l’incarico di contrassegnare con la parola Est (abbreviazione latina di “est bonum”) le locande con il vino migliore.

Giunto a Montefiascone, notata l’eccezionale qualità del vino locale, scrisse per tre volte il segnale, ricevendo l’approvazione del suo vescovo.
Questi, al ritorno da Roma, si fermò nuovamente a Montefiascone ma, per l’eccesso di bevute, morì e venne sepolto nella chiesa di san Flaviano.

Viterbo, nota come “città dei Papi”, per essere stata sede pontificia per 24 anni, presenta architetture religiose e civili di grande rilievo, a partire dalla Cattedrale di San Lorenzo e dalla Chiesa di Santa Maria nuova, fino al Palazzo e alla Loggia dei Papi, per poi passare alla piazza del Plebiscito, al Palazzo dei Priori ed al Quartiere medievale.

Sutri, fondata, secondo la leggenda, da Saturno, è considerata la porta d’ingresso all’impero etrusco.
Borgo antichissimo e bellissimo, cristallizzato nel tempo, vanta una necropoli etrusca perfettamente conservata e il Mitreo, dove questo popolo venerava il Dio Mitra; immerso nel verde di un parco archeologico di sette ettari, vi è un imponente anfiteatro romano scavato nel tufo, a forma ellittica dove si svolgevano le corse dei cavalli con le bighe e le lotte tra animali e gladiatori.

Di epoche più recenti sono invece villa Savorelli con il suo giardino all’italiana e l’antico palazzo vescovile Doebbing. Inutile dire che nei territori attraversati in questa settimana si sono potuti gustare cibi e vini prelibati come i pici all’aglione, la ribollita con castagne, il prosciutto di cinta senese, il pecorino di Pienza, il rosso di Montalcino e il Sant’Antimo, in Toscana; l’acqua cotta, i bucatini all’amatriciana, il coniglio ripieno, il cinghiale con funghi porcini, l’Est Est Est, il grechetto, nella Tuscia.  

In questa settimana, più che nelle altre, i nostri pellegrini hanno camminato su itinerari dove il senso del sacro, la religiosità, i culti devozionali sono ancora avvertiti con particolare intensità dalle popolazioni locali e tutto questo ha permesso loro di riscoprire quell’interiorità e dimensione spirituale che gli organizzatori si auguravano potessero tutti  ritrovare cammin facendo.

A questo punto, la fagiana è cotta
: Roma, stiamo arrivando!                   
   
Foto 1 – I pellegrini nelle terre di Montefiascone, con Rosalia
Foto 2 – I pellegrini in ordine sparso nelle vie di Viterbo
Foto 3 – Chiesa di San Francesco a Vetralla
Foto 4 – Panoramica di Sutri, perla della Tuscia
       



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