26 Aprile 2023, 09.10
Lettere

Sostituzione etnica... che roba è?

di Ernesto Cadenelli

Stiamo assistendo ad una “escalation” di sparate quasi quotidiane che lasciano sbalorditi e ci pongono serie domande in merito alla classe dirigente che abbiamo messo al timone dell’Italia


Uno propone di punire severamente chi utilizza vocaboli stranieri (quindi anch’io...), mentre soprattutto i giovani devono misurarsi col mondo globale e servirsi di una pluralità di lingue e linguaggi.

L’altro prima spara che servono 500.000 migranti in un anno per industria, agricoltura, turismo e servizi alla persona e poi, accortosi di essere fuori linea, torna al suprematismo bianco allarmato perché è in corso una sostituzione etnica del popolo italiota.
Un altro ancora afferma che gli stranieri vengono in Italia perchè trovano un clima buonista tra la popolazione.

La premier propone di sostituire i lavoratori immigrati con l’occupazione femminile
, in Italia assai più bassa rispetto alla media europea.
Un quarto propone di rilanciare la natalità in Italia abolendo le tasse per i figli fino all’età di ventun anni.

In questo marasma di posizioni in seno al Governo di centrodestra,
vorrei provare a proporre alcune considerazioni semplici e di buon senso.

Non entrerò nel dibattito politico in senso stretto, lasciando ai tromboni questa incarico.
Né tanto meno mi rifarò ai classici: né ad Enea fuggito da Troia (attuale Turchia) che sarebbe sbarcato in Puglia (a Porto Badisco c’è appunto una insenatura chiamata l’approdo di Enea), né alle vicende dell’Impero romano, che a un certo punto arruolò i “barbari” per difendere i suoi confini. Il meticciato viene da lontano!

Resto invece all’attualità
: l’Italia, e non solo, ha una popolazione che invecchia sempre più, con un calo vistoso delle nascite. Quindi è giusto porsi il problema di come affrontare il problema, con quali politiche, quali obiettivi e risorse, e prevedendo anche il tempo necessario per vedere dei risultati.
Non può essere affrontato semplicemente invitando gli italiani ad “intensificare i rapporti sessuali”, perché una popolazione che invecchia può anche recuperare il piacere, ma difficilmente può pensare a procreare!

Seconda riflessione
: ammesso che il fine di fare più figli e recuperare il gap venga raggiunto, ci vogliono almeno quindici anni, in caso di abbandono scolastico precoce, per avere lavoratori “dequalificati” o più di venti anni per avere lavoratori diplomati o laureati, sempre che i giovani non continuino ad andare all’estero, dove sono meglio trattati in termini di diritti e stipendi.

Questa è la fotografia di oggi. Che si fa?
Come e dove si reperiscono i lavoratori che attualmente mancano? I settori che ne abbisognano come risolvono il loro problema? Senza la copertura di questi posti liberi può reggere il nostro stato sociale? Pensioni, sanità, scuola, ambiente?
A questo dovrebbe rispondere un ministro e il Governo.

La scorciatoia invece è
: facciamo lavorare le donne. Che fanno già altri lavori, in casa, lavoro di cura, devono fare i figli, allevarli e poi accettare qualsiasi lavoro, a qualsiasi condizione.

Purtroppo in Italia siamo impantanati in una propaganda rozza e inconcludente per ragioni di consenso elettorale facile.
È  da più di trent’anni che si grida “all’invasione” e su questa base si è legiferato.

Oggi l’ostacolo principale a qualsiasi forma di governo del fenomeno permane la legge Bossi-Fini, che definisce l’immigrazione reato di clandestinità, impedendo quindi qualsiasi possibilità e volontà di regolarizzazione di chi si trova in questa condizione.

Il secondo ostacolo è costituito dal regolamento di Dublino, che affida obbligatoriamente il compito di registrazione degli immigrati al Paese di sbarco.

Sono leggi volute dalla destra italiana e europea
.
Rimuovere queste barriere è un imperativo per un approccio governato del fenomeno. La stretta ulteriore sulla tutela speciale, produrrà invece un numero ulteriore di clandestini, considerato che gli sbarchi non si fermano e anzi, alla faccia delle promesse elettorali, sono triplicati.
Scenario già visto con i decreti Salvini.

Allora occorre, con pacatezza, ragionare di “ius soli” o, se si vuole , di “ius scholae”
per i nati in Italia o per coloro che studiano nelle nostre scuole, di emersione in tempi celeri per chi è in possesso di contratto di lavoro, di contrasto al lavoro nero e al caporalato, di politiche di accoglienza diffusa che consentano conoscenza della lingua, formazione professionale e inserimento nel mondo del lavoro; della definizione di corridoi umanitari per l’ingresso legale nel Paese, dell’aumento degli ingressi rispetto al fabbisogno di manodopera e di protezione per chi è perseguitato nei paesi di origine.

Non si possono dichiarare necessari 500.000 lavoratori stranieri all’anno e poi dare per il 2023 un numero massimo di 80.000  ingressi.

Poi certamente servono politiche attive e servizi di  sostegno alle famiglie: asili nido, lavori di cura, sostegno al reddito per chi è in difficoltà, diritti per la maternità e permessi per entrambi i genitori; tutte misure che possono mettere in condizione le donne di poter lavorare a parità di diritti, dignità e stipendi alla pari con gli uomini.

Altro che ridurre le tasse! Serve un pacco di euro da recuperare da chi le tasse non le paga!

Queste due facce della realtà non possono essere messe in contrapposizione e in competizione tra loro.

Poi il meticciato per carità lasciamolo da parte, non è un problema.
Vedere ragazzi bianchi, neri, gialli che si vogliono bene è la continuità della storia del nostro popolo fin dall’antichità. Chi li potrà mai fermare?!

Ernesto Cadenelli
Vobarno 25 aprile 2023



Commenti:
ID83145 - 26/04/2023 18:13:12 - (bernardofreddi) -

Manca un aspetto: un metodo sollecito di espulsione per chi viene qui a fare il delinquente, unica figura professionale di cui l'Italia non necessita, anche perché ampiamente coperta dagli autoctoni.

ID83146 - 27/04/2023 10:27:42 - (VENTONORD11) - Inevitabile

Vorrei evidenziare che abbiamo sotto gli occhi ormai da tanti anni una nazione che ha il 20% della popolazione composta da immigrati . Gli Stati Uniti. Ebbene , e' la nazione che da ormai 50 anni ha una crescita del Pil superiore ( a parte la Cina e India ) a tutte le altre nazioni industrializzate. Per chi come me e' stato negli Usa , risulta evidente ( come ormai anche in Italia ) che i lavori piu' umili , ma di cui una nazione ha estremamente bisogno , vengono svolti ormai solo appunto da immigrati. Non e' da negare che avere , molti immigrati , se pur inseriti nel mondo del lavoro , comporta spesso delle problematiche . Ma sono molti di piu' i benefici . Il punto e' tutto qui. Quindi quelli che non vorrebbero gli immigrati , ( in un mondo ideale sarebbe bello ) devono guardare il lato economico ed il loro egoismo. La nazione ci guadagna e quindi gli italiani di razza pura ci guadagnano . Non volerli significa in un futuro ormai vicino impoverire la nazione .

ID83147 - 27/04/2023 10:54:31 - (olivia63) - lavori umili

i nostri padri e nonni e anchi noi valsabbini sessantenni abbiamo fatto lavori anche umili ma siamo sopravvissuti !!! e se la nostra valle è un isola felice lo dobbiamo anche a loro. ben vengano gli immigrati x lavorare....c servono, ma insegnamo ai ns figli a sporcarsi le mani durante i percorsi di studio che nn e' un disonore !!!

ID83149 - 28/04/2023 19:14:58 - (bernardofreddi) -

Cara Olivia, Lei ha ragione ... ma s'immagina la reazione delle mamme, che già si lamentano dei troppi compiti?

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La fregatura del «rimborso» «Buongiorno direttore, ti scrivo per via di una sorta di controversia che mi è capitata....». Quasi mai abbiamo la capacità di dare risposte a chi ci scrive in redazione. Possiamo però rendere note le domande e se vengono poste con correttezza lo facciamo volentieri

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