Dal terrore della guerra alla scoperta di sé

«Le vedi le due bandiere? Quella italiana e quella ucraina. Che ne dici: ci mettiamo anche quella russa? Poi mandiamo una foto a Putin e a Zelensky, per vedere cosa dicono?».
Così padre Pippo Ferrari, 82 anni con lo spirito combattivo di sempre.

Lo incontriamo nella “sua” Cocca Veglie, territorio estremamente periferico come quello di Capovalle, per un’apertura al mondo in barba ad ogni confine.
Siamo lì per la più recente delle sue iniziative, anche questa, come sempre, votata alla concordia fra esseri viventi: l’accoglienza di bambini ucraini.

Non per niente il titolo del progetto è “Freedom”, mentre il tema affrontato dai ragazzini è “Chi sono io”, perché «se è vero che la libertà va esercitata entro dei limiti, perché libertà non è semplicemente fare ciò che si vuole, è vero anche siamo veramente liberi solo se sappiamo chi siamo».
Così ci dice Alessandro Zinkiv, ucraino 38enne in Italia da 12 anni, con la moglie Irina e due figlie di 6 e 13 anni.

Alessandro oggi ricopre il ruolo di presidente e pastore nell’associazione “Parole di Verità”, che da anni si rivolge alla comunità cristiana degli ucraini in Italia.

Parole di Verità da una parte, Associazione Amici di Coccaveglie dall’altra, sono le due facce della stessa medaglia che stanno portando sulle montagne di Capovalle 180 ragazzini ucraini fra i 10 e i 14 anni, distribuiti in tre turni. Il primo gruppo è arrivato questo lunedì, l’ultimo se ne andrà il 7 luglio.
Poi toccherà ad una quarantina di donne ucraine, anche loro scappate dalla guerra.

È il secondo anno: nell’estate del 2022 i ragazzini ucraini ospitati sono stato 300, compresi una sessantina di “lupetti”, scout arrivati in pullman dall’Est.

Cosa fanno tutti questi ragazzini a Coccaveglie?
«Sono tutti profughi, arrivati in Italia dopo lo scoppio della guerra – ci dice Alessandro -. Qui possono vivere in tranquillità momenti organizzati di gioco, escursioni nella natura, ottengono se ce n’è bisogno sostegno psicologico, ma anche vivere momenti di riflessione avvicinandosi a Dio e provando a definire ciascuno il proprio ruolo nella comunità di appartenenza.
C’è chi arriva qui e fa fatica a parlare, ad esprimere paure e sofferenza, se ne va rincuorato, più consapevole di se stesso, questo ripaga ampiamente i nostri sforzi».

Il progetto ha dei costi: trasporto vitto e alloggio, assicurazioni e spese mediche, materiale ludico e abbigliamento. Circa 200 euro per ogni ospite. «Non è un problema, la Provvidenza ci ha sempre dato una mano, anche per i duemila e passa bambini di Chernobyl che abbiamo ospitato per 25 anni, fino al 2019, quando ci ha bloccati il Covid – ricorda padre Pippo -. Del resto qui stiamo utilizzando per opere di pace queste strutture che sono state costruite per la guerra. Al Creatore non può che far piacere».

Per sostenere il gravoso operato della divina Provvidenza, noi aggiungiamo che il conto corrente postale è il n.10595254, intestato a Cocca Veglie.
L’iban in banca è invece IT14S0538711240000042698719.
La causale: ”Una boccata di speranza 2023”.

Le donazioni possono essere detratte nella denuncia dei redditi.

.in foto: momenti di gioco; padre Pippo Ferrari e Alessandro Zinkiv