Una risposta per tre interrogazioni
di red.
Sono quelle presentate dal Consigliere per la Provincia di Trento Alex Marini (M5S) in merito alla rotonda quadrata sul Caffaro. Curiosa la risposta che riguarda l’inserimento dell’opera fra quelle incompite
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È arrivata la risposta ad una serie di interrogazioni, tutte riguardanti la tragicomica vicenda dei ponti sul Caffaro. Ce ne sono tre uno accanto all’altro: quello vecchio ed ammalorato da sistemare al più presto, quello nuovo inutilizzato, quello provvisorio in fase di realizzazione.
Queste le tre interrogazioni, per chi avesse voglia di andarsele a vedere:
La 1741/XVI dell'1 settembre 2020: Iniziative all'interno del Comitato paritetico del Fondo Comuni Confinanti in ordine alla viabilità nei pressi del torrente Caffaro
La 3641/XVI del 14 aprile 2022: Problematiche relative alla mancata apertura del nuovo ponte sul torrente Caffaro e iniziative adottare per la risoluzione delle stesse
La 4014/XVI del 10 ottobre 2022: Inserimento del progetto della rotonda quadrata asimmetrica sul fiume Caffaro nell'elenco delle opere incompiute tenuto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS)
Prendendo il sacco in cima, ecco le riflessioni in merito alle risposte fatte dallo stesso Marini:
«Traducendo dal burocratese il succo è il seguente: a gestire il traffico tra Trentino e Lombardia in prossimità del torrente Caffaro c’è un ponte storico (datato 1906) che è ammalorato e necessita di interventi di consolidamento.
Anni fa il Fondo Comuni confinanti aveva finanziato (per oltre 2 milioni e mezzo di euro…) un secondo ponte che, messo a sistema con quello vecchio, avrebbe dovuto formare la cosiddetta “rotonda asimmetrica quadrata” e risolvere i problemi di circolazione interregionali.
I lavori del nuovo ponte sono stati terminati nel 2017… peccato che da allora non sia mai stato aperto.
Risultato: per intervenire sul vecchio ponte, visto che quello nuovo non si può aprire (è stato costruito talmente bene che pone problemi alla percorrenza dei mezzi pesanti) si è deciso di piazzare un TERZO PONTE provvisorio fra i 2 esistenti.
Quindi, gli interventi sul ponte vecchio li paga la Provincia di Brescia (1 milione e 200 mila euro) alla quale spettano anche la progettazione, l’esecuzione dei lavori e il collaudo del ponte provvisorio. E la Provincia Autonoma di Trento cosa fa?
Presto detto. Paga la progettazione e la costruzione del ponte provvisorio (904 mila euro).
A fronte di tutto ciò noi chiedevamo se la Provincia non ritenesse opportuno informare il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili dell’opportunità di inserire la rotonda quadrata asimmetrica sul fiume Caffaro nel registro delle opere incompiute, al fine di riconoscere l’unicità della vicenda progettuale e realizzativa della stessa.
La risposta che ci viene fornita è da antologia e merita di essere sottolineata.
Secondo i nostri luminari infatti “ciò premesso non risulta compatibile la classificazione di un’opera attualmente ancora in fase di realizzazione come opera incompiuta.”.
È una frase che bisogna analizzare per comprenderne la “diversa genialità”: per definizione un’opera ancora in fase di realizzazione è un’opera incompiuta, dato che se fosse aperta e funzionante essa sarebbe, di fatto, compiuta.
I lavori del nuovo ponte, come detto, sono finiti nel 2017. Mancano i permessi per aprire? Allora l’opera è incompiuta.
Secondo la Provincia di Trento invece, siccome c’è la possibilità, solo teorica, che il secondo ponte venga aperto, lo stesso non può essere considerato incompiuto.
Senza considerare che, a lavori sul vecchio ponte ultimati, quello nuovo e quindi l’impianto stesso della “rotonda asimmetrica quadrata” verrebbero a mancare di utilità.
A nostro avviso il nuovo ponte non serviva e non andava costruito.
Fin da subito era infatti chiaro come il semplice allargamento in congiunzione alla ristrutturazione del ponte storico sarebbero stati più che adeguati a garantire le esigenze della mobilità tra Trentino e Lombardia al valico di Ponte Caffaro.
La risposta che abbiamo sopra illustrato è però un esempio brillante di come linguaggio burocratico e giochi di parole vengano utilizzati per non fare le cose che servono, nel caso specifico allertare le autorità nazionali in merito ad un problema che è costato milioni di euro ai cittadini, senza, al momento, aver prodotto alcuna soluzione, anzi con la certezza di richiedere ulteriori finanziamenti milionari.
Parole e cavilli si sprecano, i soldi pubblici si sperperano, le criticità restano».
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