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mercoledì, 23 aprile 2025 Aggiornato alle 08:0025 aprile

Altorilievo in bronzo in ricordo del partigiano Giuseppe Carli

di Paolo Catterina

In occasione della manifestazione unitario del 25 aprile a Prevalle l'inaugurazione di un altorilievo in bronzo sul Monumento ai Partigiani in ricordo della Fiamma Verde prevallese

 

In occasione della manifestazione che avrà luogo venerdì 25 aprile per l’80° Anniversario della Liberazione toccando i paesi di Villanuova e Gavardo prima, e a Prevalle come tappa unitaria, avrà luogo l’inaugurazione e lo scoprimento di un altorilievo in bronzo opera dello scultore milanese Paolo Ciaccheri in ricordo del partigiano prevallese Giuseppe Carli.

 

Unico partigiano di Prevalle perse la vita il giorno 26 aprile nel grave fatto di sangue di Bedizzole che vide cadere sotto i colpi di soldati tedeschi 10 partigiani del locale gruppo “X Giornate” delle Fiamme Verdi.

 

La storia e la memoria di questo aviere, trentatreenne all’epoca del tragico agguato tedesco, era stata raccolta una ventina di anni fa ma ad oggi, se si esclude il pietoso inserimento tra i caduti nel monumento ad essi dedicato, il paese non aveva ancora riservato un doveroso tributo per l’opera e il sacrificio versati nella lotta di Liberazione.

 

La storia integrale di Giuseppe Carli, corredata di documenti e fotografie, sarà ripresa in un lavoro in via di pubblicazione su storie legate all’epoca del Ventennio Fascista, della Lotta di Liberazione e degli inizi del ritorno alla vita democratica a Prevalle.

 

Un libro che fa seguito, questa volta con un taglio storico, al racconto sulla vicenda dei due Ebrei di Mocasina denunciati da fascisti prevallesi, raccontando ulteriori vicende inedite legate a gravi episodi di delazione, ad un omicidio occorso dopo il 25 aprile 1945 e ad un inaspettato procedimento cui venne sottoposto il senatore Orazio Botturini, primo sindaco di Prevalle nominato dal CLN.

 

Il monumento ai partigiani di Prevalle, inaugurato nel dicembre 1995 nel 50° Anniversario della Liberazione, quest’anno si arricchisce di un ulteriore pietoso e straordinario segno di volontà a non dimenticare.

 

La cerimonia e la manifestazione tutta saranno rispettose del contesto e della sobrietà che la circostanza del lutto nazionale per Papa Francesco impongono a ciascuno

 

 

F.V. Giuseppe Carli (Prevalle, 3.3.1912 Bedizzole 26.4.1945)

 

 

La famiglia Carli era assai conosciuta in paese anche perché il fratello Giovanni gestiva una storica salumeria nella centrale contrada di Bassina, un tempo fulcro delle attività di Prevalle. Giuseppe era un giovane dai capelli biondi e occhi azzurri, i genitori Pietro e Adele Garatti se n’erano andati presto e lui, dopo l’infanzia e l’adolescenza a Prevalle si era stabilito a Bedizzole.

 

Arruolato quale iscritto di leva della Compagnia Marittima di Venezia con la classe 1913 per la ferma di 28 mesi nell’aprile 1933 era stato classificato come fuochista ma pochi mesi dopo si era trasferito presso il Regio Esercito al Distretto Militare di Brescia perché passato ai ruoli della Regia Aeronautica nel settembre dello stesso anno.

 

Era stato promosso aviere scelto nel successivo luglio 1934 e nominato successivamente aiuto motorista era stato trattenuto alle armi nel marzo 1935 per essere posto in congedo il 20 settembre 1937.

 

Collocato tra le Forze in congedo del Centro di Mobilitazione dell’Aeronautica fu richiamato successivamente e inviato in Sicilia dove operò tra Marsala e Messina, come scrive in uno dei biglietti scritti ai famigliari. Con l’avanzata degli Alleati, ritornato al paese origine, dopo l’8 settembre 1943 fece senza esitazioni la sua scelta.

 

Aveva legato amicizia con i coordinatori del gruppo di Partigiani delle Fiamme Verdi operanti nella zona di Bedizzole e facenti capo al curato don Riccardo Vecchia e al rag. Giampietro Siboni, comandante del raggruppamento. Durante l’inverno tra il 1943 e il 1944 aveva aderito al folto gruppo comandato da Siboni prendendo parte anche ad alcune azioni.

 

E’ Giuseppe Carli a reclutare alcuni giovani prevallesi contribuendo alla formazione di un sottogruppo di Fiamme Verdi anche a Prevalle. Della formazione facevano parte Giovanni Maccarinelli di Prevalle, Abele Baruelli, Bruno Dolcetti e Luigi Mora, (i quali formeranno successivamente il CLN prevallese).

 

 

A raccontare con cura le vicissitudini dei gruppi bedizzolese e prevallese delle Fiamme Verdi è Dario Morelli, insegnante, partigiano e fondatore dell’Istituto Storico della Resistenza Bresciana in un suo libro del 1985: “Bedizzole nella Resistenza”.

 

Nei convulsi giorni della Liberazione i responsabili partigiani del gruppo di Bedizzole prima ancora di dar corso alla presa di possesso del paese, dei magazzini secondo le direttive insurrezionali si erano impegnati a trattare la resa con il capitano tedesco che comandava il presidio di Bedizzole.

 

Il 26 aprile l’ufficiale tedesco stava ormai per siglare il documento di resa quando venne segnalata la presenza di una grossa colonna motorizzata di tedeschi in movimento dalla frazione Cogozzo verso la strada Bedizzole-Padenghe.

 

Non sapendo da dove venisse né per quali ragioni questa si portasse in un luogo dove già esisteva un predisio che era in trattative per una resa pacifica un gruppo di partigiani si portò incontro alla colonna e, all’altezza dell’altura detta Montecolo, si attestarono nei prati circostanti.

 

Improvvisamente i tedeschi aprirono il fuoco contro le Fiamme Verdi scatenando un conflitto a fuoco. I partigiani riuscirono a catturare una una motocicletta, il motociclista e altri due tedeschi scesi da un camion. Centrarono la mitragliera con una bomba, mettendola fuori uso. Lo scambio di fucileria si risolse con la fuga dei rimanenti automezzi tedeschi e alcuni tra i partigiani leggermente feriti.

 

Meno di un’ora più tardi, proveniente dalla stessa direzione della prima, comparve, contro le Fiamme Verdi, una seconda ed assai più forte colonna tedesca. Sette grossi autocarri, carichi di 150 soldati, un’altra autoblindo, molte armi automatiche pesanti.

 

Il curato Don Riccardo Vecchia che era stato spedito di vedetta in cima al campanile osservando gli accadimenti udì il rumore della sparatoria… non sapendo come trattenersi. La nuova colonna tedesca, portatasi nella stessa zona di prima, aprì un fuoco pesantissimo contro i partigiani.

 

Questi, in parte appiattiti contro i due banchi della strada ad incrociare il fuoco sui tedeschi, in parte accucciati dietro i dossi o schiacciati dietro i filari dei vigneti furono investiti dal volume di fuoco dei nazisti di molte volte superiore a quello delle Fiamme Verdi.

 

Dotati solo di fucili, moschetti, qualche mitra, poche bombe a mano i giovani patrioti risposero coraggiosamente. Improvvisamente, uno di loro, Raoul Crisari, con 1’intenzione di evitare spargimento di sangue, si lanciò in mezzo alla strada agitando un panno bianco e cercando di parlamentare coi tedeschi per annunciare loro che il comandante del presidio locale si è gia arreso e che anch’essi avrebbero dovuto arrendersi.

 

Venne abbattuto dal fuoco tedesco con la bandiera bianca in mano.

 

Il combattimento riprese con violenza maggiore. Pioveva sempre di più e il sangue si mescolava al fango nei prati, dentro i terrapieni ai fianchi della strada.

 

Cadde il comandante Siboni, ferito all’addome e con lui altri compagni, da una parte e dall’altra della strada. Tra questi anche Giuseppe Carli.

Molti anche i tedeschi morti dentro e fuori degli autocarri.

Arrivò il buio e gli spari cessarono. I tedeschi raccolsero i loro morti, li caricarono sugli automezzi e fuggirono.

 

 

Fu allora un accorrere presso i compagni caduti, presso il comandante ferito.

Si mandarono due Fiamme Verdi in paese a cercare del medico.

Queste vennero fermate in piazza dal tenente tedesco e da una sua pattuglia, furono portati in caserma e perquisiti. Luigi Malagnini, un galantuomo quarantaduenne delle Bettole di Lonato, che aveva tenuto con sè la rivoltella, fu subito ucciso dallo stesso tenente.

 

L’altro fu tenuto al muro per tutta la notte, con le braccia alzate. Solo al mattino seguente sarà liberato dai compagni.

 

I patrioti avevano intanto raccolto i corpi dei compagni caduti e portato il comandante Siboni in una casa vicina. Alle cinque del mattino seguente, venerdi 27 aprile, uno dei partigiani giunse a Gavardo per organizzare il trasporto del suo comandante ferito presso quell’ospedale, che tuttavia era ancora in mano ai fascisti della Decima Mas.

 

Con il solo aiuto d’un partigiano del posto, vociando e sparando per far credere d’essere in molti, riuscì a farsi aprire, a disarmare gli impauriti fascisti.

 

Fece preparare un’autoambulanza, guidata dagli stessi fascisti, ritornò a Bedizzole a prendere il comandante e lo trasportò all’ospedale. Un tentativo d’operazione chirurgica non diede alcun esito. Due giorni dopo anche il comandante spirò.

 

Sulla grande pietra del monumento ai Caduti per la Libertà di Bedizzole sono 10 i nomi dei partigiani, e tra questi Giuseppe Carli, ricordati per quel tragico 26 aprile 1945.

 

Il corpo di Giuseppe Carli fu trasportato presso la chiesetta di Sant’Antonio a Bassina e dopo uno straziante e straordinario concorso di folla fu sepolto a Prevalle San Michele.

 

Paolo Catterina


 

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