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giovedì, 17 aprile 2025 Aggiornato alle 07:06Lettere

Dal fascismo immaginario alla reale deriva totalitaria.

di Pier Luigi Fanetti e Adriano Moratto

Il fascismo in Italia non è mai morto, mistificando la storia si è trasformato ed è tornato al potere come l'egemonia finanziaria comanda e promuove. Quali sono le responsabilità politiche degli antifascisti?

 

 

Nel primo dopoguerra gli anticorpi dell' antifascismo erano dominanti nei cittadini, nelle amministrazioni e in Parlamento. Poi, con il crescere dei diritti civili e sindacali, ricominciano le violenze di manipoli squadristi in azione contro le rivendicazioni sociali e arrivano attentati con le bombe, classici pretesti per richieste di ordine e disciplina, meglio se militari. 

Con la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 si capisce che l'Italia è una colonia americana, come scrisse in giugno, spiegandolo bene, il filosofo Emanuele Severino.

 

Il fascismo è ancora lo strumento usato del capitalismo "democratico-liberale" per impedire, a vantaggio di pochi, la tutela degli interessi collettivi voluta dalla nostra Costituzione.

Prima da antifascisti abbiamo applaudito la governabilità del maggioritario e l'efficienza dell'elezione diretta dei sindaci; ora dobbiamo contrastare il premierato per i conseguenti aspetti demagogici e totalitari.

 

Abbiamo gradito la riforma del titolo V della Costituzione come premessa di decentramento e partecipazione; ora ci scontriamo con la proposta di tante regioni indipendenti e sovrane in perenne discussione per i propri interessi locali.

 

Abbiamo inventato con i nostalgici nazionalisti "la vittoria mutilata" sul confine orientale facendo ridiventare Trieste simbolo di italianità (manco Garibaldi ci pensava). 

Abbiamo dato credito alla peggior memorialistica della propaganda nazista e della X Mas che era reparto militare formalmente della RSI ma sotto comando tedesco. Abbiamo promosso storie come riemergevano dalle cronache del nazifascismo dell'epoca. Ben pochi, inascoltati, con senso critico hanno esaminato storicamente i documenti e le testimonianze sui fatti.

 

Quali dati abbiamo sulla tragica vicenda di Norma Cossetto? Che rapporti ci sono stati tra la strage di Vergarolla a Pola nel 1946 e la presenza in loco della X Mas?

 

La falsa e continua litania sugli italiani vittime dei barbari slavi ha condotto ad un generale consenso empatico per chi si faceva vittima ancorché smemorato aggressore. 

Consenso poi fatto proprio da altri con nostalgie autoritarie e destinatari, come "esuli" del confine orientale", di ricche campagne propagandistiche sui mezzi di comunicazione.

 

Quanti temi sono ancora tabù? Perché non si può dire che la foiba di Basovizza è un falso storico? Ci sono decine di documenti ufficiali delle ricerche, fatte al tempo dell'Amministrazione Alleata a Trieste e dopo il passaggio all'Italia nel 1954, che smentiscono la narrazione sulla millantata carneficina. 

Si è avallato tutto per pigrizia, ignavia o che altro? Perché allora non riconoscere la necessità di una ricerca storica da fare? Perché continuare ad accettare falsità in nome di un'ambigua riconciliazione nazionale italiana “non divisiva”?

 

Diamoci da fare, per la libertà e la giustizia, senza subire le imposizioni orientate da sondaggi di giornata.

 


 

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