«Ma di cosa ci stiamo occupando?»
Alcuni articoli e lettere apparsi sulla stampa nazionale e locale mi hanno spinto ad alcune riflessioni...
In ordine cronologico cito qui per primo l’articolo apparso su “Valle Sabbia News” del 24.02.2025 dal titolo “Senza Copertura Telefonica” nel quale si evidenzia che alcune Frazioni del Comune di Vobarno sono senza copertura telefonica, cosa che mi è parsa piuttosto singolare, visto che, detto problema, mi risulta esistente già da vari anni, così come il disagio dei Cittadini di via De Zoboli, sempre a Vobarno, vedi articolo di “Valle Sabbia News” del 14.04.2025 dal titolo “Dalle stelle alle stalle”.
Ciò senza che le varie Autorità Politico/Amministrative succedutesi negli anni abbiano risolto le varie problematiche all’origine dei disagi lamentati, nonostante gli investimenti necessari non paiano particolarmente rilevanti, sia pure in considerazione al numero non particolarmente alto della popolazione potenzialmente interessata, sia essa residente od in transito, come nel caso della copertura telefonica.
In parallelo la notizia riportata da un quotidiano del 02.03.2025 dal titolo “A Livemmo interventi da 18 milioni per 200 abitanti: il record italiano della piccola frazione di Pertica Alta”, mi ha spinto a chiedermi come possano esistere simili discrepanze, e cioè la mancanza di copertura telefonica ed il lamentato degrado da una parte, e l’abbondanza di fondi a disposizione dall’altra, il tutto in due Comuni tra loro distanti pochi chilometri e situati nella stessa area geografica, e ciò senza continui solleciti da parte della Popolazione nel corso degli anni per la soluzione dei lamentati disagi.
Per contro la revoca della Cittadinanza Onoraria a Benito Mussolini da parte del Comune di Salò, con conseguenti prese di posizione del 27.02.2025 da parte dei Sindaci di alcuni Paesi Gardesani, ha suscitato immediate considerazioni, vedi “Valle Sabbia News” rispettivamente del 04.03.2025, “Saluto al Duce!”; del 05.03.2025, “Fra Vobarno e Salò” e dell’ 08.03.2025, “Revoca della cittadinanza al duce … anche a Vobarno”.
Personalmente mi sono stupito che, dopo 80/100 anni e dopo una serie di Governi che si rifacevano ai Valori Fondanti della Costituzione, si sia arrivati solo oggi a questa cancellazione, cancellazione che mi sembra, con tutto il rispetto per le opinioni espresse, più un esercizio di retorica che non un atto necessario, tanto più che la Storia ha già fatto la sua cancellazione, radicale.
Mi riferisco qui a quanto avvenuto il 28 aprile 1945, a Giulino di Mezzegra, e, il giorno seguente, a Milano, in Piazzale Loreto, a conclusione di una guerra disastrosa, come, in fondo, lo sono tutte le guerre.
Accantonata la cancellazione della Cittadinanza Onoraria a Benito Mussolini, l’interesse di buona parte della Stampa, e ancor più della Politica, si è rivolto al “Manifesto di Ventotene”, “Manifesto” che, nato nel 1941, si presta oggi, specie col senno di poi, alle più varie interpretazioni sia in relazione ai temi trattati che alle relative proposte in esso contenute.
Terreno fertile, questo, per una Politica che pare da sempre più interessata alla disquisizione di “Principi”, seppur nobili, che non all’amministrazione di quelle concrete “cose comuni”, “cose comuni” che garantiscono la vita a noi e, in prospettiva, ai nostri figli e che, se non ben valutate, portano, e porteranno, alla creazione di un debito pubblico sempre maggiore che condiziona e condizionerà le attuali e future politiche, sia che si tratti di dazi, in entrata od in uscita che siano, o di spese militari, comunque le si vogliano intendere e valutare, o dei servizi per tutti noi, ecc.
Un esempio concreto può essere l’esame delle reali condizioni di vita, e salari, legati all’immigrazione in relazione alla quale, al di là dell’enunciazione di nobilissimi principi come “solidarietà”, “integrazione”, ecc., pare facciano riscontro situazioni concrete che, troppe volte, paiono in netto contrasto, per molti Immigrati, con i principi enunciati e, tra l’altro, inquinanti per il normale mercato del lavoro sindacalmente tutelato.
A questo proposito voglio ricordare un fatto che ritengo emblematico, e cioè quanto avvenuto nei campi di Latina nel giugno 2024, quando un trentenne indiano, poi deceduto, è stato abbandonato davanti ad un ospedale con il braccio amputato mentre lavorava percependo un salario orario che pare si aggirasse tra gli € 4.-/5.-.
Penso pertanto se non sia il caso di studiare a fondo queste situazioni, siano esse la ripartizione di fondi finanziari, nazionali o locali che siano, o la valutazione di ben più ampi Temi attuali che impongono profonde valutazioni per i loro risvolti giuridici e morali (!), sia per noi e per le generazioni future, piuttosto che disquisire sulle interpretazioni da dare a fatti e cose avvenute più di 80/100 anni fa, fermo restando lo studio oggettivo della Storia, Storia che, dovrebbe essere, “Maestra di Vita” ma che pare non esserlo mai stata, come la Storia stessa troppo spesso insegna.