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martedì, 4 marzo 2025 Aggiornato alle 08:24Lettere

Saluto al Duce!

di Matteo Rossi

Sinceramente non sapevo che i morti potessero avere una cittadinanza terrena: credevo che avessero diritto solo al domicilio, dove portare dei fiori...

 

 

 Invece, si fa tanto parlare per la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, voluta dal consiglio comunale di un paese il cui nome rimane indissolubilmente legato alla storia dell’ultimo fascismo. 

Tante le polemiche sollevate da chi vede in questo atto un tentativo di cancellare la storia, di eliminare un capitolo doloroso tirando una riga sul nome «Benito Mussolini», scritto nel registro dell’anagrafe di  Salò.
 

In realtà, a ben vedere, non si cancella la Storia con questa decisione, ma se ne scrive un nuovo paragrafo, si aggiunge materiale e documentazione al lavoro dello storico del futuro, che dovrà spiegare ai suoi contemporanei il perché di un atto politico. 

 

Come lo storico del presente è chiamato a dare ragione del conferimento nel 1924 di quella cittadinanza onoraria, così gli studiosi che da qui a cento anni si interesseranno delle vicende politiche del nostro paese dovranno spiegare per quali il consiglio comunale di Salò ha compiuto un atto – per quanto piccolo – storico, nel senso che segna una nuova tappa nel cammino, per nulla lineare, che le nostre comunità percorrono nel tempo. 

 

Il fatto è però “materia prima” della Storia e, come una pietra grezza ha bisogno di essere squadrata e collocata nel punto giusto della muratura, così l’avvenimento deve essere interpretato per assumere un significato

 

Se sull’atto del conferimento della cittadinanza, possiamo essere tutti abbastanza concordi nel ritenerlo un tentativo di attirare il favore e l’attenzione del regime nascente, più interessante e complesso è domandarsi perché revocarla proprio ora. 

 

L’atto è puramente politico ed ha suscitato, come ogni atto politico, un nugolo di polemiche. 

Ma oltre a questo polverone, quali saranno le ripercussioni pratiche? Attenzione: non è questa una domanda oziosa, fondata sul benaltrismo sollevato in questi giorni quale ragione di chi si è opposto alla scelta del consiglio comunale.
È la domanda che si deve porre lo storico nel difficile compito di dare un senso agli avvenimenti descritti dalle fonti con cui lavora, per trovare quel filo rosso che invisibilmente lega un fatto alla sua conseguenza, la causa al suo effetto, al fine di costruire una narrazione sensata e coerente.
 

Al momento parrebbe che le conseguenze dirette e immediate siano limitate alle polemiche che la decisione ha fatto esplodere, dividendo l’opinione pubblica non solo locale, ma anche a livello nazionale, con spazio sui quotidiani e sulle televisioni dell’intero Paese. 

Un bel giro di pubblicità per un comune che certamente non ne ha bisogno, o piuttosto per un’amministrazione comunale giovane e nuova, che invece ne ha una gran fame. 

 

Ovviamente non tutti hanno applaudito alla decisione, ma insomma: bene o male, purché se ne parli. 

E dunque complimenti per la trovata pubblicitaria, che nella sua semplicità ottiene due effetti principali. 

 

Da un lato intestarsi un bel po’di articoli e minuti televisivi senza dover spendere un centesimo. Della qual cosa il contribuente salodiano può essere felice. 

Anche il tempismo è rivelatore di questa prima finalità: da qualche settimana è disponibile sulle piattaforme online una serie televisiva dedicata al giovane Mussolini che, insieme al Festival di Sanremo, è stata l’avvenimento televisivo di questi primi piovosi mesi del 2025. Quale momento migliore per la revoca della cittadinanza al Duce, se non dopo che l’opinione pubblica era già stata ben riscaldata dalle prime otto puntate de Il figlio del secolo?
 

Seconda conseguenza: cavalcare l’onda del progressismo internazionale, che rimuove statue e cancella targhe, posiziona l’Amministrazione in un ambito politico ben definito e chiarisce una volta per tutte la natura illusoria e ambigua che si nasconde dietro ogni lista “Civica”. 

Mi chiedo quanto questo secondo effetto fosse voluto e ricercato, viste le ovvie conseguenze politiche che porterà con sé quando verranno le prossime – ma ancora ragionevolmente lontane – elezioni. 

Ma si sa, gli avvenimenti storici che ottengono l’esatto effetto sperato da chi li compie sono rari: anche Colombo pensava di andare in India.
 

Infine, mi sento di spendere una parola anche per il comune di Vobarno, citando le parole del nostro Sindaco durante l’ultima campagna elettorale: meglio occuparsi dei vivi e lasciare i morti dove stanno. 

E aggiungo: il pericolo di risvegliarli cercando di sotterrarli meglio è anche questione di tratti di penna su un registro, il cui contenuto altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto ai più.
 

Matteo Rossi
Dottorando in Studi Storici, Università di Padova
Delegato alla cultura del Comune di Vobarno

 


 

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