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venerdì, 23 agosto 2024 Aggiornato alle 16:44Viaggi

Ciclovia della cultura, senza barriere

di Vanessa Gabusi

La nostra Vanessa Gabusi, impegnata da sempre a superare i suoi limiti, lo scorso 9 agosto ha intrapreso un viaggio di tre giorni in compagnia di due amici, Isa e Marco, lei di Roè, lui di Salò. Ecco come è andata

 


Inizio con una riflessione: nella vita siamo sempre soggetti a continui cambiamenti e spinti dalla voglia di metterci alla prova, di non fermarci, io più tutti!
Mossi dalla proposta di Isabella io, Isa e Marco decidiamo di intraprendere un cammino alternativo: la Ciclovia della cultura Brescia/Bergamo. Io con il mio Triride (una carrozzina elettrica a 3 ruote) e i miei due compagni di viaggio a piedi.

Arriva Finalmente il 9 agosto! 
Zaini in spalla, alberghi prenotati, tracciato scaricato su Koomot e Triride nel baule dell'auto! Alle sette del mattino partiamo alla volta di Piazzale Arnaldo, punto di partenza della Ciclovia.
Davanti a noi tre giorni caldissimi sull’asfalto e 100 km!



Appena fuori Brescia il primo incontro: Fausto; pellegrino che avevo incontrato nel 2019 a Santiago dopo aver percorso il Cammino a bordo della Joelette (grazie ancora immensamente al CAI di Gavardo e ad Angiolino Goffi).



A seguire un altro paio di incontri con personaggi alquanto curiosi, una vite smarrita e una ruota bucata, due angeli del Marocco che ci hanno prestato soccorso, un salto al garage di Gigi artistico riparatore di auto e moto d'epoca che ci presta una chiave inglese, un bagnetto rinfrescante nel fiumiciattolo vicino a Seriate, tante belle vesciche per Isa e Marco e tante tante tante risate!

 

Dopo tre giorni arriviamo a Bergamo Alta, stanchi, ma estremamente felici: foto, Spritz di rito e qualche lacrima liberatoria: ce l’abbiamo fatta!

 

Ringrazio Isa e Marco per avermi accompagnato con la spensieratezza e l'allegria che solo chi ti vuole bene conosce.
Grazie per questi tre fantastici giorni trascorsi insieme che ci renderanno ancora più uniti, e pronti a partire per nuove avventure.

 

Da parte mia e dei miei due compagni di viaggio l’invito ad una ulteriore riflessione: l’inclusione vera è possibile e passa attraverso l’esperienza, la sensibilità e, non da ultimo, le sfide.

 

Il rientro lo abbiamo fatto col treno da Bergamo.

 


 

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