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sabato, 24 novembre 2007 Aggiornato alle 00:00Rapine in villa

Restano in carcere i quattro di Preseglie

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Il gip Carlo Bianchetti ha convalidato il fermo dei quattro mancati rapinatori, bloccati a Gazzane di Preseglie attorno all’ora di cena di martedì con un armamentario potenzialmente utile ad una rapina.
Restano in silenzio e il giudice delle indagini preliminari li lascia in carcere.
Il gip Carlo Bianchetti ha convalidato il fermo dei quattro mancati rapinatori, bloccati a Gazzane di Preseglie attorno all’ora di cena di martedì con un armamentario potenzialmente utile ad una rapina.
Sulle loro intenzioni gli inquirenti hanno pochi dubbi. Per il pm Federica Ormanni e i carabinieri che hanno compiuto il blitz R. C., 25 anni residente a Sarezzo; C. B., 26enne di casa a Comezzano di Cizzago, D. B. 30enne di Lograto e N. G. 37enne di Chiari, uomini di origini calabresi che si sono trasferiti da tempo nel Bresciano, stavano cercando di mettere a segno una rapina nella casa di un imprenditore valsabbino.
A portarli sulla loro strada ci sarebbe la «soffiata» di una fonte confidenziale. Il collaboratore avrebbe rivelato le intenzioni della banda e allertato così la Procura e le forze dell’ordine che hanno provveduto subito a mettere i cellulari dei componenti della banda sotto controllo.

Grazie alle intercettazioni i militari hanno conosciuto i dettagli dell’operazione e si sono presentati a Preseglie poco prima che i quattro entrassero in azione. Il «maresciallo Origlia» avrebbe colto nelle telefonate scambiate i preparativi del colpo, nonostante il tentativo di camuffarlo per agire sotto traccia, lontanto dagli sguardi degli inquirenti.
A quanto si è appreso, infatti, nelle conversazioni registrate i quattro avrebbero parlato di un lavoro di carattere edilizio. Ma il codice non ha funzionato, anche per l’insolito orario scelto per un eventuale intervento.

I carabinieri così si sono presentati all’appuntamento qualche attimo prima che i quattro si mettessero in azione e hanno trovato sulla loro automobile, regolarmente intestata ad uno dei quattro, due coltelli e calze di nylon. Sino a ieri, sino al momento dell’interrogatorio di convalida, i quattro mancati rapinatori avevano respinto ogni accusa evidenziando alcuni aspetti non proprio chiari della vicenda.
Dicevano di essere a Preseglie per fare altro, di non essere li per mettere a segno una rapina.
Prima di conoscere l’esistenza delle intercettazioni e della «soffiata» sostenevano che gli elementi a loro carico non bastavano per dimostrare che avessero progettato un colpo e che stessero per portarlo a compimento.
Ma ieri la Procura ha calato altre carte e il quadro accusatorio, che ha passato il vaglio del gip Bianchetti, ha cambiato fisionomia.

pi. pra. dal Giornale di Brescia

 

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