Fioretti
1) Da bambino la Quaresima era tempo di fioretti. Piccoli sacrifici: niente dolci, niente televisione (ma quella in casa non c’era), molti rosari in latino, che però li recitavo a ripetizione in casa e in chiesa anche negli altri giorni dell’anno. Il mercoledì delle ceneri a volte il sacerdote me ne metteva in testa così tante che rimanevano fra i capelli fino al giorno dopo. E poi l’ulivo benedetto alle Palme: invidiavo gli amici che abitavano in campagna e portavano in chiesa fasci di rami come trofei, mentre io dal “grattacielo” avrei potuto portare solo gerani. Come chierichetto partecipavo a tutte le funzioni religiose: la lavanda dei piedi era privilegio esclusivo dei tarcisiani, che a casa prima della cerimonia se li lavavano bene prima di essere rilavati da Monsignor Ferretti. Insomma, i miei non erano certo i fioretti di San Francesco e pensare a Gesù che rimase quaranta giorni nel deserto a lottare contro le tentazioni del diavolo era una cosa da brividi. La mia tentazione più grande era passare davanti alla Forneria Mazzacani e vedere quelle fantastiche pastine che sembrava mi dicessero: «Mangiami, cosa vuoi che sia un boero?». Ma rischiare le fiamme dell’inferno per una pastina mi sembrava eccessivo… Poiché erano giorni di digiuno e di astinenza dalle carni, mia mamma al mercato del mercoledì comperava “èl bertagnì” e tutti i venerdì dell’anno erano “di magro”. Il caro don Mansueto dal pulpito di Santa Maria tuonava: «Donne, è inutile che diciate di fare venerdì di magro se poi cucinate pesce prelibato, branzino, salmone e altre squisitezze!». E io nella mia testolina pensavo: «Forse le orate sono i pesci migliori, non si dice ‘Orate, fratres’?» Só semper stat en po’ endré!
Ogni sabato, in onore della Madonna, si faceva un fioretto non mangiando la frutta. E per poter ricevere la comunione alla domenica si doveva far digiuno dalla sera prima. A quel tempo tutto il popolo di Dio riceveva la comunione, e le particole con erano mai abbastanza, tant’è che il sacerdote doveva tornare al tabernacolo per prenderne altre. E guai a masticare la particola: una volta senza saperlo l’ho fatto e mi è rimasto il senso di colpa fino al Concilio Vaticano 2°. In compenso dalle suore Orsoline si mangiavano i ritagli delle ostie, che quelle brave suore fornivano alla parrocchia. A quei tempi mamme e nonne rivolgendosi ai bambini avevano sempre sulle labbra l’espressione «Fai il fioretto»: era un invito a fare qualche lavoretto senza brontolare, a non arrabbiarsi per piccole cose ma che per noi bambini erano importanti.
Io facevo molti fioretti, così guadagnavo i timbri per andare al cinema a vedere i cowboy che ammazzavano gli indiani…
Durante le prediche delle Messe in latino e al catechismo ci spiegavano alcune “arrabbiature” di Gesù contro i mercanti del Tempio e contro i farisei: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.» Non parliamo delle parole contro chi fa del male ai bambini: «È impossibile che non avvengano scandali, ma guai a colui per colpa del quale avvengono! Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli».
Mi faceva pensare la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro: alla loro morte il mendicante fu portato in cielo dagli Angeli, mentre il ricco egoista fu gettato all’inferno tra i tormenti, dove faceva così caldo che chiedeva inutilmente che Lazzaro intingesse nell’acqua la punta del dito per bagnarsi la lingua. Ricordo perfettamente che il caro don Antonio Bonetta in un’omelia disse che quelle fiamme non sono simboliche, sono reali, e ci sarà per sempre “pianto e stridor di denti”.
Ma ci pensate? L’inferno è eterno, si viene tormentati per 10 anni, poi per altri 10, poi per altri 100, poi ancora per altri 100, e poi si continua. Ussignùr!
Per fortuna esiste un modo per sottrarsi a questa sciagura: la confessione.
Il Papa, esortando a baciare le piaghe di Gesù, ha detto: «Nei buchi più dolorosi della vita Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro.»
Concludendo la faccenda dei fioretti, si legge che molti santi, suore e religiosi usavano fare penitenza con il cilicio, una cintura ruvida e nodosa portata sotto gli abiti sulla pelle nuda: io non ne ho bisogno, perché, essendomi sposato, i fioretti e la penitenza li faccio ogni santo giorno!
2) Tra poco è Pasqua. In questi giorni, tra colombe che volano a stento in mezzo a missili, attentati e cannonate, fatico al pensiero di perdonare. San Francesco disse: «Perdonando si è perdonati; morendo si rinasce a nuova vita.» Com’è difficile! “Dio perdona…io no!” era il titolo di un film con Terence Hill e Bud Spencer. Ma io lo correggerei così: “Dio perdona…io non so!” Amare i nemici, poi: “missione impossibile”! Gesù sulla croce disse: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.» Il guaio è che certe persone sanno benissimo quello che fanno.
Penso a tutto il male che c’è nel mondo: pare che tutti siano diventati cattivi, che la Storia non abbia insegnato proprio nulla, e basta qualche potente per distruggere questo povero vecchio mondo. Sto male nel vedere certe immagini di bambini che soffrono. E a volte mi arrabbio, perché pare che i malvagi non muoiano mai, mentre quelli buoni continuano a subire…Ma forse non ho capito ancora nulla… Penso a quanti errori ho commesso nella vita, a tutte le parole che avrei dovuto dire o a quelle che avrei fatto meglio a far silenzio. E ancora una volta io, che sono il meno adatto a scrivere queste cose, penso che Dio un giorno accoglierà tutti nel Suo infinito amore. Tutti, anche quelli che vorrei far sparire: i cattivi, i violenti, gli imbroglioni, quelli che non amano, quelli che non perdonano… ma allora dovrei sparire anch’io! E mi viene in mente che il primo e unico Santo a cui Gesù ha promesso il Paradiso è un ladrone, perché ha riconosciuto di aver sbagliato tutto ed ha “visto” la Grazia. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E Gesù gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso». Un ladrone, ma ci pensate?! E De André canterebbe “qualche beghino di questo fatto fu poco soddisfatto.”
Gesù ci ha insegnato che non è mai troppo tardi per perdonare. “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi…” Nel 2012 Agnese, figlia di Aldo Moro, abbracciò due degli assassini di suo padre dopo avere recitato con loro il Padre Nostro.
Ho letto questa frase: “Non credo più in Dio… ma Lui crede in Te. Dio insegue senza posa le anime più ostinate, gli sei costato troppo caro perché Lui ti abbandoni.”
C’è una stupenda poesia in romanesco del Belli, parla del giorno del giudizio…
“Quattro angioloni co le tromme (trombe) in bocca
se metteranno uno pe cantone
a ssonà: poi co ttanto de vocione
cominceranno a dì: \Fora a chi ttocca\
Allora vierà su una filastrocca (fila)
de schertri (scheletri) da la terra a ppecorone,
pe ripijà ffigura de perzone
come purcini attorno de la biocca (chioccia).
E sta biocca sarà Dio benedetto,
che ne farà dù parte, bianca, e nera:
una pe annà in cantina (inferno), una sur tetto (Paradiso).
All’urtimo uscirà 'na sonajera (schiera)
d'angioli, e, come si ss'annassi a letto,
smorzeranno li lumi, e bona sera.”
Speriamo in bene. Anche se, come diceva Ennio Flaiano, “per gli italiani l’inferno è quel posto dove si sta con le donne nude e con i diavoli ci si mette d’accordo.”
3) In questo mondo di ladri (non tutti, per fortuna), ci sono due truffe diffuse: quella dello specchietto dell’automobile dove, fingendo un danneggiamento al proprio specchietto in un presunto urto, alcuni furfanti esigono un risarcimento dal malcapitato. E c’è quella telefonica: un truffatore/rapinatore al telefono dice di essere Maresciallo dei carabinieri e racconta che il figlio o figlia della persona truffata è stato coinvolto in un incidente in cui ha provocato gravi conseguenze ad un’altra persona. Poiché rischia l’arresto, anche perché -sempre secondo il falso maresciallo- l’assicurazione non era in regola, per evitarlo si deve risarcire la parte lesa del danno subito. A questo punto interviene un finto avvocato, che poi invia a casa della vittima un collaboratore (elegante, che parla un corretto italiano) a ritirare la somma richiesta. E se la vittima della truffa tenta di telefonare a qualcun altro (assicurazione o parenti) i mascalzoni tengono occupata la linea telefonica. Purtroppo molte persone sono cadute nella trappola: una coppia di Villanuova, una ottantenne di Toscolano Maderno, una nel bergamasco e chissà quante altre. A Pontevico una donna ha pagato 2.500 euro, ma grazie alle telecamere del paese i Carabinieri sono risaliti alla targa dell’auto ed i malfattori sono stati bloccati. Per fortuna (come ha scritto Vallesabbianews) un’arzilla signora 98enne di Sabbio Chiese ha sventato la truffa dicendo: «Perché chiama me e non la moglie di mio figlio che è a casa e ha un telefono cellulare?» Ma non sempre ci si accorge della trappola, sia per la concitazione sia soprattutto per l’ansia provocata dalla notizia riguardante un figlio o una figlia, e ne parlo con cognizione di causa. E, dopo aver subìto la truffa, per giorni e giorni si pensa all’inganno subìto, consolandosi per il fatto che non è successo nulla di grave al figlio o alla figlia. Gli agenti della Polizia ed i Carabinieri hanno organizzato corsi per la prevenzione delle truffe. «L’obiettivo – ha spiegato il comandante della Polizia locale della Valle Sabbia, Fabio Vallini – è quello di sensibilizzare ma anche di tranquillizzare i presenti…Fate una telefonata in più, o al numero della Polizia locale o al 112 per segnalare situazioni che possono destare sospetto: a noi non costa niente mandare una pattuglia a fare una verifica o approfondire la situazione; per noi non è un disturbo!»
Ma questi truffatori avranno un minimo di coscienza? C’è un proverbio che dice “La cosciensa l’è come ’l catigulì, ghè chi la sènt e chi nò” (La coscienza è come il solletico, c’è chi la sente e chi no). Com’è difficile perdonare chi ruba agli anziani! A quei banditi si augurerebbe come minimo una dissenteria cronica… E se venissero catturati, chi lo sa quanto tempo resterebbero in gattabuia. Del resto, come ha scritto qualcuno, “in Italia pure la gazza è ladra solo dopo tre gradi di giudizio.”
4) Ricordo che durante la Via Crucis si cantava: “Cara Madre deh Voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore”. La sera di Venerdì Santo a Gavardo ci sarà la Via Crucis in Monticello, con le splendide santelle costruite nel 1985 lungo la strada che collega Via Monte e Via Fornaci, testimonianza del vivo sentimento religioso della popolazione.
Il buio, le torce, i canti (spesso ci sono gli amici del Coro La Faita), le meditazioni ad ogni stazione: tutto aiuta a riflettere ed a pregare. Conservo un libretto con i testi di don Oliviero Faustinoni, le fotografie dello Studio Sergio Bettini e la presentazione del Vescovo Bruno Foresti. Vi sono elencate le varie stazioni e gli artisti che le hanno dipinte: 1^ stazione “La Cena del Giovedì Santo” (Giovanni Tabarelli, Vestone), 2^ stazione “Gesù nell’orto di Getsemani” (Silvio Venturelli, Gavardo), 3^ stazione “Gesù davanti ai tribunali” (Albino Ranesi, Gavardo), 4^ stazione “Gesù incoronato di spine” (Oscar di Prata, Brescia), 5^ stazione “Gesù accetta la croce” (Domenico Giustacchini, Gavardo), 6^ stazione “Gesù cade sotto la croce” (Gianfranco Caffi, Brescia), 7^ stazione “Gesù aiutato dal Cireneo” (Augusto Ghelfi, Brescia), 8^ stazione “Gesù asciugato dalla Veronica” (Romeo Bellucci, Gussago), 9^ stazione “La Risurrezione di Gesù” sulla parte più in alto della Via Crucis (Natale Doneschi, Virle Treponti), scendendo ecco la 10^ stazione “Gesù incontra le donne” (Angelo Rossini, Concesio), 11^ stazione “Gesù spogliato e inchiodato in croce” (Pierino Tramonta, Bovezzo), 12^ stazione “Il buon ladrone” (Girolamo Battista Tregambe, Botticino Mattina), 13^ stazione “La Madonna e Giovanni ai piedi della croce” (Luigi Salvetti, Brescia), 14^ stazione “Gesù muore in croce” (Ugo Vinetti, Brescia), 15^ stazione “Gesù è posto nel sepolcro” (Ornella Lucchi, Toscolano).
Commoventi le parole del caro “Nino” Giustacchini: “Al di là del risultato del mio dipinto, gradirei che venisse letto come un richiamo a quanti, oggi come allora, restano insensibili alle altrui sofferenze”. Parole di assoluta attualità.
5) Non dimentico mai che c’è stato (e c’è ancora) un mare di persone oneste, generose, che fanno del bene. Vorrei ricordare due di queste, Orsolina Avanzi e Cecilia Zane, anche mediante i ricordi dell’amico Antonio Abastanotti ed il profilo di Cecilia elaborato durante il laboratorio “Donne per le donne” organizzato dalla Biblioteca di Gavardo.
Orsola Avanzi (Orsola Maria), chiamata da tutti Orsolina (Ursulina) è nata il
3 dicembre 1904. Abitava in vicolo Fiorini di via Quarena. Suo padre Andrea era un impresario edile, i fratelli Giuseppe e Battista (papà di mia moglie) e poi i nipoti continueranno a fare il lavoro del padre. Orsolina gestiva una latteria nella Piazza della parrocchiale. Antonio ricorda che al mattino si recava ad acquistare il latte, e lei era sempre molto gentile con i ragazzi. Non vendeva solo latte, ma anche molti articoli per la casa, bottoni di ogni tipo, filo per cucire di ogni colore, nastri e fettucce, aghi e ferri per fare le maglie, sciarpe ed anche ferri per lavorare ad uncinetto. Le mamme di quel tempo sapevano usare queste tecniche e le insegnavano anche alle figlie. Il negozio continuò l’attività per qualche anno anche dopo il bombardamento e dopo la fine della guerra.
Molto devota al Signore, il Vangelo era il libro della sua vita, il mistero d’amore che lei accoglieva dentro di sé. Orsola non si sposò, ma si dedicò al lavoro ed alla preghiera, all’insegnamento della Dottrina Cristiana alle ragazze che frequentavano il Catechismo domenicale presso Casa S. Giuseppe ed alle giovani di Azione Cattolica. Divenne poi Presidente delle Donne della medesima Associazione.
Durante l’estate gestiva la colonia dei ragazzi a Livemmo con l’aiuto della cara Gina Tortelli e del caro don Angelo Callegari. C’era anche la “Ghita”, nonna di mia moglie. Io c’ero! Ah che voglia di riassaggiare quelle buonissime polpette, che nostalgia per quelle camerate, per le passeggiate, per i ciclamini. Pian di Vaghezza, Barbaine, Odeno, Ono Degno, Forno d’Ono, Belprato: nomi che suonano come mete magiche, altro che Maldive! Che giocate in pineta, quanti fortini costruiti con le liane e le frasche, quante battaglie tra indiani e cow boy. La sera la “zia” Orsolina ci mostrava le filmine della massoneria, e si organizzavano piccole rappresentazioni: io cantavo “Profumi e balocchi” e facevo commuovere tutti. Le mattine ci si lavava con l’acqua gelida, raccolta dentro un catino. La domenica i familiari potevano far visita ai propri pargoli, ma guai ad entrare in colonia! I miei qualche volta salivano su per la strada a zigozago, con la Multipla, poi andavamo su un prato e mangiavamo l’anguria.
Fu Orsolina ad occuparsi con zelo, dedizione ed affabilità delle pratiche delle pensioni presso il Patronato Acli, dopo l’impegno di Anacleto Abastanotti e di suo cognato Luigi Taraborelli. Quando lasciò il lavoro, passando la bottega alle sorelle Devoti, Orsolina si dedicò completamente alle opere di assistenza, oltre all’Organizzazione Nazionale Maternità e Infanzia.
Il sindaco e maestro Mario Baronchelli la volle partecipe dell’Amministrazione Comunale: divenne consigliere, fatto rarissimo a quei tempi,
Purtroppo il 22 marzo 1968 morì. Fu un grosso dispiacere per il Sindaco in
quanto da lei aveva consigli e sostegno. Per i Cattolici di Gavardo, e non solo
per loro, è stata una grande perdita. A Orsolina l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Gabriele Avanzi, suo nipote, dedicherà un’importante via del Paese. Grazie, “zia” Orsolina!
Anche Cecilia Zane (Gavardo, settembre 1926 - maggio 1996) è una di quelle donne che hanno fatto della loro vita un autentico dono per tutti. Cecilia era figlia del maestro Angelo Zane e di Rita (Margherita) Ferretti, sorella del “mitico” Monsignore.
Nubile per scelta, basò la sua esistenza su cinque pilastri: casa, lavoro, chiesa, volontariato, sport. Assistette amorevolmente papà e mamma fino alla loro morte; dedicò al lavoro ogni sua energia; partecipò giornalmente alla Messa e, una volta andata in pensione, accettò il gravoso impegno di assessore supplente ai servizi Sociali del Comune nella tornata politica 1985-90. Cecilia visse nel servizio a favore delle persone più fragili, interpretando e promuovendo il “volontariato” come cura verso gli altri da vivere col cuore unito a formazione continua. Con tale spirito visse i suoi diversi incarichi: Presidente dell’Azione Cattolica, nell’AVIS, nella cultura locale, nell’amministrazione comunale, nella vita del Museo archeologico, nel comitato per la Terza Età. Divenuta responsabile dell’Oari-Avulss, realtà di volontariato cattolico in campo socio-sanitario, fondò, con l’amico Renato Paganelli, l’Associazione di Volontariato Socio-Sanitario della Vallesabbia. Attivissima nella Caritas e nella Domus Salutis, seguì anche minori in affido. Presso le case di riposo e l’Ospedale di Gavardo organizzò corsi specifici di formazione per il servizio volontario che vi operava. Le sue erano idee lungimiranti su come si dovesse svolgere qualsivoglia attività non retribuita socialmente utile, come l’aiuto a persone in condizioni di indigenza o che necessitano di assistenza, oppure come fronteggiare emergenze occasionali o prestare opera e mezzi nell’interesse collettivo. Nulla di improvvisato, bensì retto su basi logistiche adeguate e su una seria preparazione in ambito psicologico, sociale e sanitario. Promosse una logica volta al superamento dell’intervento di aiuto e sostegno alle famiglie in difficoltà basato quasi esclusivamente sull’erogazione di aiuti economici, verso l’istituzione di servizi municipali stabili, di qualità, capaci di operare insieme ai gruppi di volontariato e/o al privato sociale del territorio. La sua grande passione era la montagna. Iscritta giovanissima al C.A.I. nel 1948, nel 1949 sedette nel Consiglio Direttivo. Con il ragionier Cosi diede vita alla Sottosezione del C.A.I. all’interno del Lanificio di Gavardo. Prima donna gavardese ad indossare i pantaloni (!), negli anni Sessanta fu sciatrice pioniera sulle piste di Madonna di Campiglio, Gaver e perfino Monte Magno, quando i fratelli Giovanni e Andrea Avanzi, la domenica, costruirono lassù un primordiale skilift. Donna moderna e intrepida, con la cugina Cecilia Ferretti furono brave sciatrici, le prime e le sole a Gavardo a violare cime mai raggiunte prima: assistite dalla guida alpina Clemente Maffei, il 25 agosto 1954 Cecilia, seguita dalla cugina, raggiunse la cuspide nelle vicinanze della Torre Cremona (cresta Ovest della Busazza) e chiamò la vetta “Punta Silvia”, dedicandola alla mamma. Il 20 settembre 1970 Cecilia Zane violò, a sua volta, il sinuoso sperone della Vallina che si dirama dalla Cima Laeng e lo chiamò “Punta Angelo”, in ricordo del papà. La loro più grande impresa rimane quella sulla parete N.E. della cima San Giovanni Bosco (m 2860), Coston di Nardis- Gruppo Presanella, aprendo una nuova via e chiamando la cima raggiunta col nome di “Cima Gavardo”.
A Cecilia, nel 1998, in occasione della nuova sede della Biblioteca civica “Eugenio Bertuetti” in via Giovanni Quarena, venne intitolato l’Auditorium, luogo di manifestazioni culturali, formative, espositive in cui credeva profondamente. Sulla targa la dedica recita: “Non c’è ragione per essere impazienti, se si è seminato bene. Basta comprendere che la nostra attesa non è priva di senso, perché nasce dalla speranza e non dalla disperazione, dalla fede e non dalla sfiducia, dall’umiltà davanti ai tempi di questo mondo e non dalla paura. (Vaclav Havel) a Cecilia Zane la comunità gavardese riconoscente pose. Gavardo 16 maggio 1998”. Il viso di Cecilia rimarrà sempre illuminato dal suo splendido sorriso. Grazie, Cecilia!
6) Giovedì 21 marzo era la giornata della poesia. Ecco allora “Cos’è, cosa non è”
creata del mio amico ex Direttore Omero Sala, nonno dello stupendo Emìl.
“Cos’è, cosa non è,
io non capisco niente,
non so che ora è,
la data è indifferente.
Non so il perché e il percome,
non so che mi confonda,
i giorni non han nome,
mi sento fuori onda.
Ho appeso il calendario
ma non distinguo i mesi,
sballa lo scadenziario,
gli impegni son sospesi.
Non percepisco il gelo
e i cambi di stagione.
È tutto uno sfacelo,
non me ne do ragione.
Mi chiedo se lo sballo
col genio viaggi unito
o se piuttosto impallo
perché son rimbambito.
Anche se un po’ vi costa,
amici, vi scongiuro:
non datemi risposta,
lasciatemi all’oscuro.”
Grazie Omero, e impegnati a star bene!
7) Lunedì compie gli anni Teresa Goffi (Terry per i molti amici) nata il 25 marzo 1953. La conosco da quando giocava a calcio insieme alla cara cugina Bruna Abbaino ed a Lucia Tebaldini, ai tempi del grande Presidente Andrea Codurri. Per un periodo ha lavorato al bar dei Combattenti in piazza Aldo Moro: già all’alba sistemava i tavolini e, sempre con il sorriso ed i modi schietti, preparava squisite brioches a chi si recava al lavoro. Terry fa parte del gruppo ‘Gavardo pulita è più bella’ che si dedica alla pulizia degli spazi pubblici e con gli ‘Amici dell’Isolo’ ha curato il bel parco. Inoltre è eccezionale nel preparare pranzi (ne sanno qualcosa i sacerdoti!): in cucina è un’artista, ci mette fantasia e passione, crea piatti gustosissimi e pure belli da vedere! Non solo: è lei l’anima delle feste dei suoi coscritti del ‘53. Terry è figlia di Maddalena e del mitico Pierino “Gudù”, conosciuto e stimato da tutti per la sua grande umanità, ed è sorella del caro Alessandro (da tutti chiamato Gordon). Sul suo facebook scrive tra l’altro: “Terry ha un cuore puro e disinteressato e farebbe qualsiasi cosa per chi avesse bisogno del suo aiuto. Ha affrontato sfide difficili ed ha superato più difficoltà di quanto la gente possa immaginare, eppure continua a sorridere. Non c’è posto nella sua vita per la negatività.” Favolosi auguri Terry, donna fantastica!
Lunedì compie gli anni anche l’amica Donata Ferretti (Doni per gli amici), donna riflessiva, ricca di sensibilità e mamma della splendida Silvia. Doni l’ho conosciuta ai tempi del Gruppo Teatrale Gavardese, fa parte del simpatico gruppo ciclistico dell’Avis e quando la incontro chiacchieriamo a lungo sui fatti della vita. Mi ha regalato bellissimi, poetici libri e ogni tanto mi scrive messaggi davvero emozionanti. Augurissimi Doni!
Venerdì compie gli anni il mitico don Gabriele Banderini, nato il 29 marzo 1963 e ordinato sacerdote l’11 giugno 1988. È salodiano come me, e da bambino giocava con mia cugina Maria Grazia, figlia dei miei zii Celeste e Cecchino. Don Gabriele, come me, ama la buona tavola e come me è leggermente sovrappeso. Sua sorella gli metteva attaccati al frigorifero molti biglietti, con un solo comandamento: “Non mangiare”. Ma temo che don Gabriele non l’abbia rispettato, anche perché il suo motto è: “Mèse cürte, majade longhe.”
È grazie a lui che a Gavardo in Oratorio ci fu il “Bar Lume”, un punto di incontro, di ascolto, di promozione culturale e musicale. Don Gabriele (il parroco era don Giacomo Bonetta) ne aveva affidato la gestione agli amici Alessio Savoldi e Daniela Salvi, con la collaborazione attiva e creativa di Michele Beltrami (ora con i suoi bellissimi spettacoli, in coppia con Paola Cannizzaro, gira il mondo facendo sorridere grandi e piccini). Don Gabriele è la simpatia fatta persona. Ho il piacere di incontrarlo a Limone nell’incontro con i “vecchi” curati: chissà perché, poi si ferma sempre al “Morso46” di Maurizio Martini a mangiare lo spiedo…Quando ti siedi a tavola con lui, dispensa pillole di saggezza alternate a battute sulla vita dei sacerdoti ed a gustosi aneddoti. Temo che non diventerà mai Monsignore come il bravo don Carlo Tartari, vicario episcopale per la Pastorale ed i Laici, nominato dal Vescovo fra i nuovi Canonici Onorari della Cattedrale… Del resto, come dice don Flavio Saleri citando il papà lumezzanese, lo stipendio rimane uguale… Auguri, grande (e leggermente sovrappeso) parroco di Bedizzole!
Alcuni eventi:
* oggi, domenica, a Gavardo al Salone Pio XI ore 17 “Gospel Time Choir” in concerto, con la partecipazione dei ragazzi della Scuola Secondaria iscritti al Progetto Metascuola, organizza il Comitato Genitori dell’I.C. Bertolotti
* oggi a Vestone al Centro Sociale di Via Pialorsi ore 17.30 Francesco Filippini racconta “Viaggio nel Tempo” alla scoperta di tre personaggi che hanno cambiato il mondo
* a Villanuova nella Sala Consiliare mostra fotografica “Universi paralleli di guerra e di pace” con opere del graphic designer di Istanbul Ugur Gallenkus (per “Dialoghi di pace” rassegna promossa da Comune, Parrocchia e Circolo Acli, mostra aperta fino al 29 marzo negli orari di apertura del Municipio)
* lunedì a Villanuova al Consultorio familiare (via Bostone 2/1) dalle 10.30 alle 11.30 “Biblioteca in Consultorio” (info biblioteca@comune.villanuova-sul-clisi.bs.it 0365 371758)
* lunedì a Villanuova “Sportland: passo dopo passo” partecipa, corri, migliora
organizza F.O. Running Team con Sportland e Diadora ritrovo ore 18 inizio allenamento ore 19 per un’ora di corsa
* lunedì e mercoledì a Gavardo in Biblioteca dalle 15 alle 17.30 “Decorazioni di Pasqua!” (Hub tecnologico per ragazzi 11-17 anni gratis previa iscrizione 0365 377482 biblioteca.civica@comune.gavardo.bs.it )
* mercoledì a Gavardo in Biblioteca ore 16.30 “Biblio Atelier” per bambini dai 5 ai 10 anni “Pasqualino il coniglietto ha nascosto in biblioteca un uovo di Pasqua per i bambini…riesci a trovarlo?” (prenotazioni fino ad esaurimento posti, 0365 377463 biblioteca.civica@comune.gavardo.bs.it )
* mercoledì a Gavardo al Centro Sociale dalle 14.30 alle 16.30 per “Pomeriggi in compagnia” Auguri di Pasqua (info Anna 0365 32522)
* mercoledì a Sopraponte in Oratorio Punto d’Incontro dalle ore 15 alle 16 “Pomeriggi in compagnia” (info Elide 347 8580827)
* giovedì a Soprazzocco in Oratorio dalle 14 alle 18 “Pomeriggi in compagnia” (info Pierino 340 3332823)
* giovedì a Roè Volciano in Biblioteca “Marzo il mese delle donne”
* giovedì a Preseglie in Biblioteca “Pasqua in biblioteca!”
* giovedì a Salò in Biblioteca “Gruppo di lettura adulti & Altri sguardi, altri Mondi: Perù”
* giovedì a Pertica Bassa in Biblioteca “Hub itinerante”
* giovedì a Roè Volciano in Auditorium Via Verdi ore 20.30 “Sindrome premestruale e disforia” con Sabina Moro psicoterapeuta, Elena Camerini nutrizionista, Marta Anelli osteopata (per “Marzo il mese delle donne” info biblioteca@comune.roevolciano.bs.it 0365 63738)
* venerdì, sabato e domenica a Gavardo al Centro Sportivo “24° Torneo Internazionale del Garda e Vallesabbia Città di Gavardo” categoria esordienti e giovanissimi: sono iscritte 16 squadre divise in quattro gironi in rappresentanza di 4 nazioni: Italia, Croazia, Romania e Ungheria con circa 300 ragazzi; sport e solidarietà con le associazioni FratelliXsport e Fallo col cuore, grazie all’Ac Gavardo guidato da Giorgio Tonoli (www.torneointernazionalecittadigavardo.it )
* venerdì a Salò in Biblioteca “Caccia alle uova & Giochi in biblio”
* venerdì a Idro in Biblioteca “Pasqua in biblioteca!”
* venerdì sera a Gavardo Via Crucis in Monticello, con le meravigliose santelle
dipinte da vari artisti come Silvio Venturelli, Oscar Di Prata, Gianfranco Caffi e Domenico Giustacchini
* sabato a Salò in Biblioteca “Nati per la Musica”
* domenica è Pasqua (e pare che il sottoscritto compia gli anni…ahimé!)
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!
maestro John
Nelle foto:
1) Orsolina Avanzi
2) Don Luca Pernici in Santa Maria ad una liturgia penitenziale
3) Terry Goffi (con la maglietta bianca) in gita con alcuni coscritti
4) Don Gabriele Banderini il giorno dell’ingresso a Bedizzole, nella foto dell’amico Antenore Taraborelli (la poltrona era stata di certo rinforzata…)
Grazie di cuore all’amico Antonio Abastanotti ed al laboratorio \Donne per le donne\ organizzato dalla Biblioteca di Gavardo.