Contro ogni guerra e contro quella pace
di Corrado Pelizzari

Controreplica alla lettera sulla guerra della Russia in Ucraina "Quali ideologie", da noi pubblicata il 27 febbraio scorso a firma di Marisa Viviani



La constatazione dei fatti, la Russia che sta invadendo l'Ucraina, non può essere fatta, a mio avviso, senza considerare ciò che è accaduto in quei luoghi almeno negli ultimi 8 anni e omettendo il fatto che l'Ucraina stessa non è propriamente la terra di democrazia e libertà che ci vogliono far credere che sia.

Una dimostrazione di ciò è data dalla risposta del governo ucraino e delle sue politiche all'idea di Europa dei popoli, rappresentata in parte dai referendum nelle aree più ad est, risposta armata, fatta di violenze e uccisioni, bombardamenti e dolori, identici a quelli che vediamo oggi, senza però che nessuno si stracciasse le vesti per quelle persone gridando ad nuovo Hitler o Stalin.

Detto ciò, la mia posizione nei confronti della Russia da un lato e delle ipocrisie occidentali dall'altra le ho evidenziate nella prima frase del mio scritto: "Premetto dicendo che la Russia e pure la Nato a trazione americana, oggi, non siano un modello di libertà a cui auspicare..." e sì che mi sembrava semplice e chiara la mia posizione, così per fugare qualsiasi simpatia di sorta.

Con ciò non appoggio né voglio giustificare questa guerra, anzi la considero come ho sempre considerato tutte le guerre, un abominio.

Che la guerra sia così è una ovvietà, che la risposta dell'occidente e dell'Italia, stato di emergenza militare, invio di armi (per la felicità dei grandi industriali anche italiani), l'esclusione da competizioni sportive dei russi e perfino degli atleti disabili, lo è altrettanto.

Che questo sia supportato dall'informazione mainstream (inutile puntualizzare che non è rappresentata da me o lei), fatta di menzogne e omissioni, la cui punta dell'iceberg l'abbiamo vista in questi giorni con i reporter col caschetto e il giubbotto antiproiettile mentre la gente sullo sfondo passeggia con le borse della spesa o le immagini di un videogioco trasmesse sul tg 2, non ci può lasciare indifferenti e la critica a queste menzogne e questo servilismo deve essere continua e feroce.

Quello che col mio scritto volevo evidenziare è come il parallelo da Lei proposto fosse a mio avviso fuori luogo e quello schierarsi tout court da un lato, evitando un'analisi più approfondita riguardante la zona grigia, talmente variegata che unisce senza soluzione di continuità il bianco al nero, lo fosse forse affrettato.

Se vuole pensare che Putin sia il nuovo Hitler, lo faccia ci mancherebbe altro, che le posso dire.

Certo lo ritengo ipocrita un po' come seguire le direttive e l'informazione di una Nato che con le mani grondanti del sangue delle tante guerre "giuste" ci indica come questa sia fatta da persone brutte, sporche e cattive.

Contro ogni guerra e contro quella pace.

Cordialità.

Corrado Pelizzari

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Per puntualizzare:
"I reporter con caschetto e giubbotto antiproiettile" non sono dei fessi come le sue parole lasciano ad intendere.
Caschetto e giubbotto sono obbligatori per ragioni assicurative.
Le pare che dei professionisti dell'informazione non terrebbero conto di cosa sta alle loro spalle quando sono in diretta o registrano un video?
E nemmeno la gente che passeggia alle loro spalle con la borsa della spesa, in città che evidentemente non sono in quel momento sotto un bombardamento, sta a significare che la guerra in Ucraina sia "una menzogna".
Ubaldo Vallini



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