Nel vero relativismo 1.1 ho detto che: chi oggi combatte il relativismo sbaglia se crede di avere a che fare con quel relativismo che non sa andare oltre la canzoncina...
delle cose. Anche chi rispondesse al relativismo come sopra, non potrebbe evitare il relativismo generale più profondo che deriva dall'avere fede che le cose vengono dal nulla e vi ritornano. Da quanto detto da Severino, sembrerebbe la nostra vita destinata all'eterna contraddizione del relativismo, anche perché non potremmo comunque uscirne, anche volendo. Soprattutto perché è proprio il volere a non funzionare, a non poter raggiungere lo scopo che si prefigge. E ricordo, a maggior supporto di questa conclusione, che è vero che per Severino la contraddizione tende a risolversi via via, ma che resta comunque infinita. Ora, per me il senso della parola infinito è chiaro. Significa che il relativismo derivante dalla fede nel diventar altro non è destinata a scomparire, a tramontare, perché infinita, appunto. Perché se invece si intendesse ugualmente che tramonterà, allora bisogna che mi si spieghi il nuovo senso della
parola infinito.
richiede un ritorno a Parmenide, ma non per seguir la strada della contraddizione dell'essere, che, come dice lo Heidegger, è posto come il tesoro a cui gli uomini guardano e per cui si dispongono a difenderne le insidie del nulla, perchè l'essere non ha bisogno di essere né guardato né difeso da alcun Dio o da alcun Uomo. Comunque bene il riassunto che sarebbe potuto risultare banale, ma non lo è. La contraddizione tende a risolversi nell'infinito, ma se noi siamo già l'infinito, la contraddizione in questo è già da sempre risolta.
la contraddizione è sempre più convergente nell'antitesi e nella tesi rispetto alla sua sintesi, l'infinito, lo spirito, ma questa tensione è potenza che rimette la tesi (la strada della notte) all'antitesi (la strada del giorno) per una sintesi che quieta la tensione o l'inquietudine prodotta da questa contraddizione.
la tesi è che il mondo è in divenire, dove le cose si muovono perché mutano il loro essere, decadono, accadono, sono effimere, storicizzate e escono e rientrano dal nulla, il loro essere è fin tanto che è, ma può (possibilità) non essere. L'antitesi parla di un essere che non può non essere, pena la contraddizione, pena l'oblio del fondamento di ogni pensiero, che risulterebbe folle, la metafisica è per questo che ha fondato l'ente eterno, per superare la contraddizione di un divenire che deve confermare un prima diverso di un adesso e di un adesso diverso dal poi, ma si è portata, la metafisica nel luogo più lontano e forte della contraddizione e così si è distrutta, è stata dominata da ciò che ha partorito, la fisica appunto. La sintesi è il risolvimento, il completamento, il riempimento, la soddisfazione, dell'apparire dell'essente, quell'infinito che dice alla tesi e
all'antitesi come il finito che si completano all'infinito.
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Il vero relativismo 1.3 Nelle prime due puntate abbiamo puntato il dito sui due aspetti del relativismo, quello del senso comune...
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ID43678 - 17/04/2014 11:10:21 - (Leretico) - Le forme del relativismo
Ci sono molte forme di relativismo. Quello di cui la Chiesa si preoccupa è forse il meno pericoloso perché è facilmente obiettabile. Gli si può contrapporre, come bene stai spiegando in questi ultimi articoli, un'argomentazione logica semplice. A chi dice infatti che non esiste alcuna verità oppure che ne esistono tante, tutte valide, si può rispondere chiedendo se intende affermare una verità. Se la risposta di questo qualcuno fosse positiva allora cadrebbe la tesi che esistono numerose verità o nessuna, se la risposta fosse negativa allora ci sarebbe la conferma che esiste una sola verità. Il passaggio logico che qui si è operato è una classica confutazione basata sul principio di non contraddizione. L'ulteriore passaggio che tu proponi, anzi Severino propone, è una denuncia: guardate, intende Sevrino, che il vero relativismo è più in profondità. E' il credere nel diventar altro