11 Dicembre 2018, 13.13
Vobarno Gavardo
Lettere

Autonomia? Fino a che punto?

di Ernesto Cadenelli

Sul tema dei Cda delle Onlus, messo in evidenza dal "caso" della "La Memoria" di Gavardo, dice la sua anche Ernesto Cadenelli


Ho letto la lettera del rappresentante di Arlea, in merito alla presunta lesa autonomia del CdA della Fondazione La Memoria, sciolto dal Commissario Prefettizio cui è seguita nuova nomina.

Non intendo assolutamente entrare nel merito delle cause che hanno portato a tale situazione, anche perché non conosco gli antefatti.
Ritengo però che la problematica sollevata meriti di essere approfondita, anche perché credo sia una eredità conseguente alla legge regionale di formigoniana memoria, che portò di fatto molte Ipab a scegliere di trasformarsi in Fondazioni.

Rammento solo che una delle ragioni di tale scelta era determinata dalla preoccupazione dei CdA e delle amministrazioni comunali di tutelare il patrimonio, frutto di donazioni e lasciti. 
Infatti queste istituzioni, molte datate a fine ottocento, svolgevano questa caritatevole missione di assistenza agli anziani in virtù della generosità di benefattori, quasi sempre privati.

Questo cambio di “ragione sociale”
, lasciò pressoché invariati gli statuti relativamente ai criteri di nomina dei componenti i CdA, che nella maggioranza dei casi è prerogativa del Sindaco, il quale tiene conto  anche degli equilibri in seno ai Consigli Comunali, oltre che delle competenze di ciascuno.
Poi c'è la norma della legge che afferma la competenza delle AST nel ruolo di vigilanza e di controllo sull'operato dei CdA. In mezzo ci sta l'autonomia gestionale degli stessi.

Questo intrigo di norme e statuti fa si che potrebbe verificarsi il caso che un Sindaco nomina un Cda, il quale opera delle scelte di gestione che possono danneggiare la fondazione e la comunità, senza avere possibilità di revoca.
La conseguenza sarebbe che il sindaco diventerebbe responsabile davanti ai suoi cittadini, in quanto ha fatto la nomina. Evidentemente un bel crattacapo!

A Vobarno abbiamo avuto un problema di questo tipo un anno fa.
In quel caso le pressioni della minoranza sulla Giunta Comunale, hanno portato alle dimissioni ( non revoca) del Presidente e poi del CdA.
Ma se non ci fossero state le dimissioni, cosa sarebbe successo?
Si sarebbe continuato come se nulla fosse, visto il discusso diritto di revoca?

Ovviamente considero importantissima l'autonomia delle Fondazioni. Per questo credo che il problema meriti di essere affrontato, definendo una norma che sia chiara: chi nomina chi, e chi revoca chi.
Ritengo però fondamentale il coinvolgimento delle Amministrazioni locali nella “governance” di queste realtà, proprio perché strutture integrate col territorio e particolarmente riconosciute e apprezzate dai cittadini.

A mio avviso sarebbe utile una supervisione duale, ATS e Comune.
Analogo ragionamento dovrebbe valere anche per la Sanità: possibile che i Comuni non abbiano più titolo nelle scelte riguardanti la sanità territoriale?
Forse un ritorno al passato anche in questo campo sarebbe di auspicio.

Ernesto Cadenelli




Commenti:
ID78803 - 11/12/2018 19:06:11 - (vanpelt) - Bravo Ernesto ...

L'ATS avrebbe fatto meglio ad usare il suo potere di controllo sulla Fondazione PRIMA di certe derive statutarie, invece di inalberarsi DOPO essere stata scavalcata dal Commissario-Sindaco, intervenuto con una revoca probabilmente per impedire a un CdA sfiduciato dall'azionista di riferimento, vale a dire dalla comunita', di assumere ulteriori impegni, ritenuti rischiosi per il futuro della Fondazione.

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