26 Febbraio 2008, 00.00
Vobarno
Anpi

Le sezioni bresciane alla 13a Conferenza

di Alfredo Cadenelli

Si č svolta a Brescia nella mattinata di domenica scorsa la tredicesima Conferenza Associativa della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, cui ha preso parte anche una delegazione della sezione vobarnese.

Si è svolta a Brescia nella mattinata di domenica 24 febbraio, presso il salone “Bruno Buozzi” della Camera del Lavoro, la tredicesima Conferenza Associativa della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), che nel territorio bresciano conta circa 3.500 iscritti.
Vi ha preso parte anche una delegazione della sezione ANPI di Vobarno, attiva un po’ in tutto il territorio della Valle Sabbia per promuovere i valori della Resistenza e dell’ antifascismo e salvaguardare la memoria della lotta di Liberazione che a caro prezzo si combatté anche fra le nostre montagne.

“Far vivere i valori della Resistenza - Attuare la Costituzione”: queste le parole proiettate alle spalle dei conferenzieri ed enuncianti obiettivi ripresi ed argomentati dai numerosi oratori che si sono succeduti durante il dibattito.
Il Presidente della sezione provinciale Lino Pedroni ha posto l’attenzione in particolare sulle nuove generazioni, riprendendo alcuni concetti espressi anche in occasione dell’incontro tenutosi a Vobarno durante il periodo natalizio.
Da una parte l’importanza di far memoria della Resistenza all’interno degli istituti scolastici, con l’obiettivo educare i giovani alla convivenza civile e democratica, che trova nei valori di “libertà, democrazia, eguaglianza, solidarietà” espressi nella carta costituzionale del 1948 un punto di riferimento e di “sicuro ancoraggio”. Dall’altra la volontà di non abbassare la guardia di fronte ai movimenti neofascisti e neonazisti che spesso si costituiscono e trovano consenso e appoggio proprio all’interno del mondo giovanile.

Certo, dalle istituzioni è difficile ricevere concreti segni di attenzione e chiare assunzioni di responsabilità: lo ha sottolineato nel suo intervento carico di indignazione l’ex-combattente delle Fiamme Verdi Ermes Gatti che, in risposta alla richiesta da lui stesso avanzata al Ministro dell’Istruzione Fioroni di istituire (o meglio, riattivare) l’ora di educazione civica nelle scuole, ha ricevuto da Roma una missiva carica di belle quanto vuote parole, che eludevano, con savoir faire e cerchiobottismo smaccatamente istituzionale, la precisa domanda posta.
Altri interventi hanno sottolineato l’importanza di rendere gli alunni stessi soggetti attivi e non meri spettatori-uditori, protagonisti insieme ai reduci della guerra di Resistenza di iniziative di recupero, promozione e salvaguardia della memoria storica dentro e fuori le realtà scolastiche.
Scorrendo i visi dei partecipanti all’Assemblea si poteva cogliere la primaria importanza dell’obiettivo di avvicinare l’ANPI alle nuove generazioni, visto che la maggior parte delle sezioni è fino ad ora composta prevalentemente da anziani e il numero degli ex-combattenti sta via via diminuendo.

Di estremo interesse sono state proprio le concise ma efficaci parole di un ventiquattrenne di Rovato, che nel suo intervento ha ripreso alcuni degli obiettivi contenuti nel documento stilato in vista della Conferenza Regionale del 15 e 16 marzo a Milano: “rilanciare i valori e gli ideali della Resistenza..e attuare la Costituzione a partire dai valori, dai diritti e dal principio di uguaglianza” senza giocare a rimpiattino con questo o quel “partito amico” ma ponendosi in posizione di difesa di quelle regole del gioco che la carta costituzionale perfettamente riassume ed enuncia.

Certo non è facile, in un Paese dove la disoccupazione e il precariato sono all’ordine del giorno, la partecipazione dei cittadini alla vita politica tocca minimi storici, i partiti perdono consensi e fiducia e si registra una generale disaffezione nei confronti di temi quali la laicità, l’eguaglianza non solo formale, i diritti e doveri civici, la partecipazione alla vita politica… che paiono oramai superati, lasciando spazio ad una gestione del potere sempre più oligarchica e verticistica.

Fra le rughe dei volti dei vecchi combattenti si leggono l’indignazione verso una realtà politica e sociale che dà per scontate le conquiste da loro faticosamente raggiunte con prezzo di sangue, ma anche una straordinaria speranza in un futuro dove il resistere diventi atteggiamento e metodo d’azione anche nel nostro vivere quotidiano.



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