In arrivo Case e Ospedali di comunità

La medicina del territorio ha mostrato tutta la sua carenza durante la pandemia e ora la Regione, su sollecitazione del Governo e grazie ai fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sta mettendo mano alla riforma della sanità lombarda.

Cardine della nuova riforma saranno le Case di comunità e gli Ospedali di comunità, strutture che, per dirla in poche parole, sono intermedie tra la rete dei medici di base e gli ospedali.

Le Case di Comunità devono diventare struttura fisica dove operano team multidisciplinari formati da Medici di Medicina Generale, medici specialisti, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e assistenti sociali, per diventare un punto di riferimento per la popolazione su alcuni aspetti: infrastruttura informatica, punto prelievi, strumentazione polispecialistica e garanzia di presa in carico. Lo standard fissato è di una ogni 20mila abitanti. Una ogni quindicimila nelle aree di montagna.

È prevista poi la creazione di un Ospedale di comunità ogni 50mila abitanti. Si tratta di piccole strutture per essere capillari sul territorio.
Gli Ospedali di comunità sono inseriti nella rete territoriale e sono destinati a ricovero breve per pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica.
Sono strutture definite «intermedie», a metà fra l’ospedale e il territorio, con un massimo di 40 posti letto. Saranno gestiti prevalentemente da infermieri di comunità: a regime, nel 2027, in ciascuno dovranno lavorare a tempo pieno nove infermieri e sei operatori sociosanitari.

In provincia di Brescia sono previste 25 Case di comunità e 12 Ospedali di comunità, per coprire capillarmente l’intero territorio. Per questo progetto il governo ha messo sul tavolo 40 milioni di euro solo per la nostra provincia, 400 milioni per tutta la Regione.

Per l’Asst del Garda sono stati individuati tre Ospedali di comunità a Leno, Lonato e Vestone e 7 Case di comunità: Desenzano, Montichiari, Gargnano, Gavardo, Vestone, Leno e Salò.

La scelta delle sedi di queste strutture non è ancora completamente definita: le Asst le hanno individuate, devono fare i sopralluoghi entro ottobre, ma la Regione darà l'ok a fine novembre. Sono strutture già sanitarie. Laddove invece le Asst non ne hanno di disponibili per le nuove funzioni, servirà costruirle ex novo o prenderle in comodato dai Comuni, e la Regione delibererà in tal senso a dicembre.

A Vestone sicuramente sarà utilizzata la struttura di Nozza, ma visto che vi saranno sia la Casa sia l’Ospedale di comunità non è detto che servano altri spazi. A Gavardo, per la Casa della comunità, potrebbe essere dedicato una parte degli ambienti dell’ospedale, ma è ancora tutto da decide. Potrebbero anche essere individuate altre strutture. Fonti regionali prevedono che mancheranno all’appello due sedi per il Garda.

Nelle Case e Ospedali di comunità saranno collocate tutte le funzioni più prossime al cittadino, come prevenzione della salute, cure primarie con il necessario per gestire i pazienti cronici; ambulatori specialistici per criticità poco complesse e un'area di servizi integrati col Comune, che si colloca tra l’aspetto sanitario e quello sociale.

L’aspetto critico di questo progetto è però quello che riguarda il personale: per far funzionare queste strutture serviranno medici e infermieri di cui c’è una carenza cronica.