«Non dimentichiamo le fragilità»

 ... Queste famiglie vivono una solitudine quotidiana, fatta di fatiche e di piccoli obiettivi da guadagnare ogni giorno, di speranze spesso disilluse e di attese da un mondo che spesso ritorna solo assenza e negazione.

Unico baluardo è la scuola che in quanto istituzione pubblica deve garantire loro appoggio e supporto e non può negarsi, non può togliersi dall'impegno assunto cosi come un medico non può esimersi dal giuramento di Ippocrate!

E' atto doveroso per noi insegnanti di sostegno e assistenti per l'integrazione farci trovare ogni mattina davanti alle nostre scuole e accogliere questi alunni verso le cui famiglie abbiamo un impegno pubblico.

Temo che nessun uomo "politico" abbia figli con disabilità altrimenti farebbe sentire una voce fuori dal coro; mi rivolgo a chi ha figli "normotipici" o cosi la scienza li chiama, perché vi assicuro che dopo tanti anni di lavoro nella disabilità, risulta davvero annoso stabilire chi sia o non sia "normale", ma pensate per un attimo cosa vuol dire interrompere la quotidianità per questi ragazzi; per loro, la tanto discussa DID, non ha alcun valore perché per la maggior parte di loro non è che un insieme confuso di suoni e colori senza alcun senso.

In questo momento storico di grande complessità non possiamo dimenticare le fragilità, soprattutto quelle che, se trascurate, possono sfociare in difficoltà ulteriori perché l'abbandono di queste famiglie porta a conseguenze devastanti come depressione, aggressività, perdita di equilibrio.

Uno stato democratico non può non assumersi questa responsabilità e contribuire ad una solitudine ancor più devastante.

Natascia Bonelli

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