21 Febbraio 2007, 00.00
Valsabbia - C
Eridio

Viva Totò: il lago d'Idro come la fontana di Trevi

«Soddisfatti o rimborsati». Lo ricordate il vecchio slogan della pubblicità? A chiedere il rimborso dovrebbero essere i 350 volontari che per un mese esatto hanno presidiato il municipio di Idro...
di Giuliano Beltrami

«Soddisfatti o rimborsati». Lo ricordate il vecchio slogan della pubblicità? A chiedere il rimborso dovrebbero essere i 350 volontari che per un mese esatto hanno presidiato il municipio di Idro nella speranza che qualcuno, a Roma, a Milano o a Trento, si muovesse per ridare acqua al lago.
Un mese di presidio, giorno dopo giorno, notte dopo notte, senza abbandonare per un solo minuto la trincea.

Ad un certo punto, domenica 11 febbraio, tutti hanno toccato il cielo con un dito. Ma... Destino cinico e baro! Questa merita di essere raccontata.

Verso la fine di gennaio l'assessore lombardo alle risorse idriche decretò la parziale chiusura della galleria degli agricoltori, rea di prendere acqua dal lago ad un livello più basso dello scolmo naturale. Qualche giorno dopo la chiusura è stata totale. Ciò ha permesso al lago di alzarsi in maniera tale da uscire finalmente (non accadeva da circa vent'anni) dal fiume Chiese, che è ritornato a vivere.
Soluzione transitoria, fino a quando la galleria dell'Enel, che dissangua il lago, non sarà rimessa a nuovo, visto che è chiusa per manutenzione. Così pensavano gli amanti del lago, impegnati nella protesta per ridare acqua al Chiese. «Macché soluzione provvisoria!», hanno raccontato i personaggi della politica, «noi vi portiamo la soluzione definitiva».

E giù applausi, e giù champagne. Passata la festa, come si dice sotto altri paralleli, gabbato lo santo. L'11 febbraio davanti al municipio di Idro si è radunata una folla di 600 persone, convocate dal Coordinamento delle Pro Loco, organizzatore del presidio. Tutte erano convenute per ascoltare due onorevoli deputati (i Verdi Camillo Piazza , segretario della Commissione Ambiente della Camera, e Marco Lion , suo collega, presidente della Commissione Agricoltura), i quali avevano annunciato notizie importanti.
Piazza, con enfasi degna della notizia, ad un certo punto del suo discorso ha esclamato: «Questa non posso più tenerla per me: il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio ha firmato il decreto che garantirà il deflusso minimo vitale nel fiume Chiese».

Immaginate la reazione? Urla, applausi, abbracci. Finalmente la vittoria di una battaglia aspra e sentita. Invece no. Invece (ci scuserà l'onorevole per il gioco di parole) si è trattato di una piazzata. Per la verità già il giorno dopo qualcuno (i diffidenti non mancano mai, e vai a dar loro torto) si era interessato a Roma, e aveva scoperto che il decreto non c'era.
«Impossibile», si sono detti i protezionisti, «vorrai mica che un onorevole, anzi due, facciano 500 chilometri per venirci a raccontare una balla!». Venerdì scorso si è avuta la conferma.
A Idro è arrivato l'assessore lombardo Buscemi, per incontrare i Comuni, il Coordinamento, la Comunità Montana e tutti gli interessati alle sorti del lago, e con tono tutto sommato soddisfatto ha annunciato: «Signori, il decreto non c'è». Soddisfatto perché? Perché la gaffe ministeriale non può che far godere la Regione Lombardia che, com'è noto, non appartiene alla parrocchia governativa.

A questo punto sono inevitabili le domande che con un filo di sgomento si fanno coloro che vivono sul lago: «Ma a che gioco stiamo giocando? Possibile che le istituzioni, le quali dovrebbero lavorare insieme per risolvere i problemi della gente, facciano di tutto per farsi sgambetti sulla nostra pelle?». Su tutto, comunque, c'è la figuraccia dei due onorevoli (che qui non ritengono più tanto onorevoli) della maggioranza governativa. «Hai presente l'episodio di Totò che vendeva la fontana di Trevi?», ci chiede uno che al presidio ha passato un sacco di ore.
«Ai tempi della Dc - aggiunge - un deputato sarebbe venuto a dirci: "Ragazzi, grazie al mio impegno il ministro firmerà un decreto. State tranquilli". Oggi non sono più buoni nemmeno a raccontare le balle!». E dagli torto, se sei capace!

Giuliano Beltramo da L'Adige del 20/02/2007


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