25 Settembre 2008, 00.00
Valsabbia - C
Istituzioni e sprechi

Dignità per la montagna

«Gentile direttore...». Il consigliere provinciale Gian Antonio Girelli dice la sua sulla questione della sparizione delle Comunità montane, paventata in occasione del convegno di lunedì.
Pubblichiamo volentieri.

«Gentile direttore...». Il consigliere provinciale Gian Antonio Girelli dice la sua sulla questione della sparizione delle Comunità montane, paventata in occasione del convegno di lunedì.
Pubblichiamo volentieri.

Gentile Direttore,
lunedì 22 settembre ho partecipato al convegno organizzato in quel di Idro dalla Comunità Montana di Valle Sabbia sul futuro delle Comunità stesse. Desolante il riscontrare l'assenza di molti relatori invitati, particolarmente dei Ministri che evidentemente hanno preferito discutere e prepararsi a decidere al riguardo senza il bisogno di momenti di incontro e confronto con le realtà locali. Da ringraziare il Sottosegretario On. Molgora per la partecipazione, quale metodo di lavoro che gli va riconosciuto, anche se difficilmente posso condividere l'indicazione che in modo fin troppo chiaro ha voluto dare: le Comunità Montane sono un'esperienza da considerarsi conclusa. Non è questo lo spazio dove spiegare o difendere il ruolo di tali enti, ma desidero esprimere alcuni convincimenti al riguardo.

La storia delle Comunità Montane è in gran misura virtuosa e importante per lo sviluppo dei territori. Senza di loro la montagna italiana sarebbe sicuramente più povera di servizi, con meno dignità, vista come parco da tutelare più ad uso dei turisti di passaggio che come territorio dei cittadini che lì sono nati e intendono vivere. Certo non sono mancati esempi negativi, Comunità che non avevano alcun requisito per esistere, così come sono nate Province completamente ingiustificate, oserei dire anche alcune Regioni non completamente comprensibili. Basta avere il coraggio di chiudere questi cattivi esempi con coraggio e determinazione, non abolire di fatto l'esistenza degli enti. Questa stagione di gran confronto sul tema del federalismo deve essere caratterizzato dall'investimento sulle aggregazioni dal basso. I Comuni montani sanno che solo "insieme" nelle Comunità, hanno potuto affrontare importanti temi quali la tutela dei cittadini, l'innovazione della pubblica amministrazione, la gestione dei servizi, proponendo un modello solidale capace di far sentire anche l'abitante della più piccola frazione un po' meno cittadino di serie “Bâ€.
Perché non investire proprio lì, creando un modello federalista che nasce dal basso verso l’alto e non viceversa una sorta di gentile concessione dall'alto verso il basso fatta di promesse di contributi ai singoli comuni? Il taglio della spesa e degli sprechi viene addotto quale giustificazione.

Orbene invito chi è chiamato a decidere a camminare per strada chiedere ai cittadini cosa pensano riguardo i costi della politica e i relativi sprechi che non avrà difficoltà a raccogliere un nutrito elenco su cui lavorare, elenco nel quale dubito, con buona pace di Gian Antonio Stella e il suo libro "La Casta", possano trovare spazio le Comunità Montane.
Va con forza chiesto al Parlamento che la riforma della politica per la montagna deve passare attraverso una rinforzata autonomia della montagna stessa dove gli enti sovraccomunali, quali sono le Comunità Montane, sia pur, come prevede la norma, calibrate in modo specifico per ogni realtà regionale, devono svolgere un ruolo decisivo.
Questo significa avvicinare le scelte ai cittadini, metterli in condizione di rapportarsi in modo diretto con le istituzioni e controllarne le azioni e gli eventuali sprechi, Questo deve però altresì essere accompagnato da una vera riforma fiscale che ponga la montagna nelle condizioni finanziare simili a realtà a noi vicine quali la provincia autonoma di Trento,

Perché questo non avviene? Il dubbio è che il governo di alcune grandi risorse della montagna, fra tutte il bene acqua, si voglia sempre più allontanarlo dal territorio per consegnarlo a Società finanziarie sempre più complesse, sempre più lontane ed impersonali.
II pietoso sviluppo della vicenda A2A ne è un esempio facilmente comprensibile; in tutta la discussione in atto dov'è la difesa dei diritti del cittadino il reale controllo del costo della bolletta per le famiglie, la programmazione degli investimenti non solo dettata dal ritorno economico, ma dai bisogni delle persone? Togliere dai tavoli ministeriali tutte le decisioni su queste questioni per restituirne una parte ai livelli locali è una necessità per la montagna, ma una tutela anche per chi vive in città! Un'ultima annotazione. Questa vicenda, come altre del resto, evidenzia la necessità di una riforma nella scelta della nostra classe parlamentare.

Si ha la netta sensazione che chi siede nelle sedi legislative, oltre che raramente rappresentare il meglio della società civile, sia sempre più staccato dai territori e dai problemi e non avverta il bisogno di trovare conforto, forza e autorevolezza nel riconoscimento della base.
Bisogna al più presto tornare a metodi che mettano in condizione l'eletto di sentirsi rappresentante dei cittadini e l'elettore veramente protagonista nella scelta e nel controllo dei propri rappresentanti: le preferenze. Solo una classe politica capace di raccogliere e indirizzare le esigenze e le necessità reali dei problemi dei territori potrà essere in grado di azioni efficaci nel reale interesse del nostro Paese, anche della nostra montagna.

Gian Antonio Girelli - Consigliere provinciale


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