Verso una green generation?

Per affrontare le emergenti sfide in campo ambientale, è indispensabile che una nuova forma mentis si diffonda, prima di tutto, tra le giovani generazioni alle quali sarà chiesto di portare a compimento le iniziative di trasformazione ecologica oggi, purtroppo, solo in parte avviate.
Tuttavia, i giovani di oggi sono poco socializzati ad esperienze e a pratiche come il risparmio, la sobrietà, il contatto con la terra e la contemplazione della bellezze naturali che sono alla base delle autentiche pratiche di cura dell’ambiente.

Una ricerca di Coldiretti di qualche anno fa, condotta su soggetti in età scolare, confermava che 5 ragazzi su 10 non avevano mai messo piede in un orto e 4 su 10 avevano una conoscenza limitata della frutta di stagione.
Del resto le giovani generazioni si trovano a vivere in contesti territoriali ormai completamente antropizzati che hanno perso di vista il valore normativo della natura e dei suoi cicli.

Pretendere che in maniera automatica i giovani siano sensibili alla qualità ambientale è forse esagerato, nessuna altra generazione come quella odierna ha trascorso tanto tempo della propria vita quotidiana in spazi artificiali, virtuali, chiusi e anestetizzati che non favoriscono un contatto diretto con la natura.

La sensibilità ecologica delle giovani generazioni non può dunque essere data per scontata e non è qualcosa di automatico; essa va costruita con un paziente lavoro di educazione e di sperimentazione che sostenga i giovani nella conquista di modelli mentali e comportamentali necessari alla progettazione di nuovi equilibri tra le società umane e l’ambiente.

In termini più specifici la maturazione di un’idea di sostenibilità tra i giovani richiede di partire dall’esperienza del “contact, contact!” proposta da Henry D. Thoreau (1817-1862), ovvero da un rapporto diretto con l’ambiente nel quale la persona venga coinvolta nella sua globalità (sfera cognitiva, affettiva, sensoriale, ecc.).

Tale eventualità è resa possibile dalla attivazione di nuovi legami con quanto di “ambiente” è presente negli spazi costruiti ma anche con il contesto rurale e naturale.

Anche nel territorio valsabbino, negli ultimi anni, si sono moltiplicate le opportunità di sperimentare questo riavvicinamento alla natura (es. attività del commercio a Km zero, aziende agricole biologiche, fattorie didattiche, itinerari naturalistici).
Si tratta di esperienze che richiedono di essere valorizzate in ambito educativo perché possono rappresentare un punto di partenza per costruire nei giovani una relazione empatica con il mondo naturale e per riscoprire, in maniera diretta, quella relazione indissolubile che lega l’uomo all’ambiente.