04 Settembre 2021, 09.40
Valsabbia
Lettere

Quando sei in ospedale da solo

di Redazione

Cara redazione, vi scrivo e chiedo il vostro aiuto per segnalare una situazione poco tenuta in considerazione. Forse vale la pena di rifletterci un momento


In questi giorni io e la mia famiglia stiamo vivendo un momento difficile.
La nostra cara mamma si sta spegnendo (per questo non scrivo una lettera al direttore, non trovo le parole. Mi limito ad esporre i fatti.)

Da tempo è ricoverata presso l’Ospedale Civile di Brescia.
Ora per accedere al reparto, oltre al Green Pass, occorre tampone ogni 48 ore.
Anche in questa situazione gli accessi sono contingentati: 30 minuti per persona e a giorni alterni.

Ci sono tanti pensieri e domande nella mente.
_ perché il mio tampone vale 48 ore e quello del personale ha valenza diversa?
_ tutti i bei discorsi sulla qualità degli ultimi giorni di vita? (abbiamo il green pass e il tampone...)
_ non commento i costi per le famiglie.
_ la nostra Ats sulla carta dà servizi di cure palliative domiciliari: ciò non è vero! Non ci sono medici.
_ ci sono associazioni che vendono arance, ciclamini, nelle nostre piazze ed ospedale ma il loro aiuto copre solo se si è in città o nell'hinterland fino a Nuvolera.
_ la nostra zona è una sorta di Area 51 per questi servizi.

La cosa che più mi lascia avvilita è il muro di indifferenza che ho incontrato da parte dei farmacisti della zona.
Nel momento dell'emergenza, l'ospedale ha concesso 30 minuti per marito e figli.
Potendo entrare fino al giorno prima a giorni alterni e uno per volta, ci siamo trovati sprovvisti di tampone.
Ne ho chiamate più di una.
Ho spiegato la situazione e pregato di inserirmi per fare un tampone.  
Ho trovato disponibilità solo da una farmacia a Rezzato.
Ma lo spirito di fratellanza compassione, “il covid ci renderà migliori”, dove sono finiti?

Questa è la voce di una delle tante incoerenze, ingiustizie di questo periodo.

Cordiali saluti
Simona



Commenti:
ID82681 - 04/09/2021 12:58:16 - (Piera44) - Piera Podavini Villanuova S/Clisi

Capisco la sua desolazione perché è sucesso lo stesso quando mio marito è stato in Pronto Soccorso a Gavardo dalle 2,30 di notte alle 14,30 del pomeriggo. (Parkinson da 6 anni e disabile al 100%) Non potevo stargli vicino, ero fuori in macchina, entravo per 2 minuti ogni 2 ore circa se trovavo una infermiera gentile. Eravamo tutti e due vaccinati ma non serviva. È terribile non poter assistere i propri cari, spero che per anziani e disabili possano cambiare queste regole. Auguri

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