E’ sufficiente istituire un assessorato al turismo, elencare edifici storici ed eventi estivi per essere un comune turistico? Secondo l’Istat non basta e vediamo perché. Ecco come sono messi i Comuni valsabbini
Molti amministratori locali vedono nel turismo un possibile ambito di rilievo per lo sviluppo prossimo futuro dell’economia locale e per la ripresa dopo l’emergenza sanitaria.
Tuttavia, spesso e volentieri, i riferimenti al turismo sono poco puntuali e rischiano di diventare slogan che non hanno reali ricadute sul territorio.
Per fare chiarezza su questo aspetto, e avere un criterio per l’assegnazione di possibili fondi per il settore, muovendo dalla Legge 17 luglio 2020, n. 77, l’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha classificato i comuni italiani in base alla loro densità turistica, al fine di evidenziarne il nesso turistico territoriale.
Sulla base delle informazioni disponibili i comuni sono stati classificati secondo due aspetti ben chiariti da una
nota metodologica messa a disposizione da Istat .
Il primo è la “categoria turistica prevalente”, cioè la vocazione turistica potenziale del Comune individuata prevalentemente sulla base di criteri geografici (vicinanza a mari, laghi, montagne, ecc.) e antropici.
La definizione della categoria turistica prevalente è stata ulteriormente affinata introducendo condizioni minime relative alle presenze turistiche.
L’altro aspetto è la “densità turistica”, espressa da un set consistente di indicatori statistici comunali definiti per misurare:
- la presenza di dotazioni infrastrutturali (N. posti letto totali per 1.000 abitanti; N. posti letto degli esercizi extra-alberghieri per 1.000 abitanti; N. posti letto totali per km2; ecc.),
- la presenza di flussi turistici (Presenze totali per abitante; presenze totali dei clienti stranieri per abitante; coefficiente di variazione delle presenze totali mensili; presenze totali per km2; visitatori dei musei e istituzioni similari per abitante, ecc.)
- l’incidenza a livello locale di attività produttive e livelli occupazionali in settori di attività economica riferiti in modo specifico al settore turistico e/o culturale (valore aggiunto delle unità locali turistiche per abitante; addetti delle unità locali culturali connesse al turismo/addetti totali delle unità locali del Comune).
Individuando nel database di Istat i comuni dell’area valsabbina, con riferimento all’anno 2019, si osservano i seguenti aspetti.
Secondo Istat, i comuni considerati con densità turistica “molto alta”, che quindi si trovano nella fascia più elevata, sono
Idro (che vanta il primato in valle Sabbia delle strutture alberghiere ed extra-alberghiere) e
Anfo.
Entrambi trainano l’economia turistica dell’area dell’Eridio e si caratterizzano per un’offerta differenziata.
A questi, nella fascia ad alta densità turistica, si aggiunge
Bagolino, la cui notorietà è legata al carnevale ma anche alla presenza di strutture che consentono di praticare turismo estivo (si pensi anche allo sbocco a lago) e invernale.
Bagolino è considerato “comune con due o più vocazioni” categoria nella quale a livello nazionale rientrano i comuni di eccellenza turistica che fanno dell’articolazione dell’offerta il loro punto di forza e si collocano quasi tutti nelle due categorie più elevate dell’indice sintetico di densità turistica.
Nelle posizioni elevate si trova anche
Pertica Bassa premiata, probabilmente, per il crescente peso che hanno le attività economiche locali connesse al turismo e al settore culturale.
Inoltre c’è da ricordare la presenza nel piccolo centro valsabbino dell'ex scuola elementare di Forno d'Ono, ristrutturata e riaperta per incontri ed eventi culturali, la realizzazione di itinerari per mountain-bike e escursioni a piedi e il gemellaggio con Saint Andrè De Challencon, piccolo comune francese situato nella regione dell'Auvergne-Rohne Alpes.
Nella fascia a media densità turistica con variazioni nei singoli indicatori, Istat colloca
Vallio Terme (segnalato come meta del turismo termale),
Treviso Bresciano (noto per escursioni, micro-ospitalità, Chiesa di S. Martino, Forte di Valledrane),
Paitone (sito di richiamo per il sentiero del Carso bresciano, il Fontanone come più importante risorgiva pedemontana della provincia di Brescia e il santuario della Madonna contenente una famosissima tela del Moretto),
Odolo (si pensi al progetto Museo del ferro) e poi
Roè Volciano.
Vengono quindi citati Casto (il riferimento d’obbligo è al parco delle fucine),
Pertica Alta (con la particolarità delle sue frazioni e degli elementi naturalistici) e
Serle (con l’altopiano e il monastero di S. Bartolomeo) ai quali si aggiungono
Vestone, Villanuova sul Clisi che sono classificati come centri a “moderata” densità turistica.
Seguono quindi altri comuni che si stanno aprendo all’ambito turistico e che stanno assistendo alla nascita di piccole strutture ricettive (es. B&B) oppure che offrono eventi e percorsi per escursionisti (
Bione, Agnosine, Capovalle, ecc.).
Nel complesso sedici comuni valsabbini sono considerati turistici ma non appartenenti a una categorie specifica.
Secondo Istat sono comuni residuali in termini di presenze turistiche (ovvero di pernottamenti sul suolo comunale).
Si tratta per lo più di Comuni che si collocano geograficamente lontani dalle zone prettamente turistiche e marginali rispetto all’indice sintetico di densità turistica.
Quattro comuni valsabbini sono definiti “lacuali” in quanto situati sulla costa di un lago o aventi almeno il 50% della superficie a una distanza euclidea dal bordo del lago inferiore a 3 km.
All’inizio ci siamo chiesti se basti istituire l’assessorato al turismo, elencare gli edifici storici e fare qualche incontro sul tema per definirsi “comune turistico”.
La complessa classificazione di Istat porta a dire che non sono sufficienti le auto-attribuzioni o le attribuzioni superficiali del titolo di “comune turistico”. Anche essere vicino a un lago o avere un bel paesaggio sono in molti casi condizioni necessarie ma non sufficienti per affacciarsi al mercato turistico.
Servono competenze, investimenti, servizi, capacità organizzative e comunicative che si traducono in infrastrutture, strutture ricettive e (numeri alla mano) in pernottamenti turistici. In alcune regioni (es. Piemonte) per ottenere il riconoscimento di Comune turistico è necessario adempiere a una serie di parametri.
Ad esempio è obbligatoria la presenza sul capitolo del bilancio comunale di una quota annuale di spesa corrente destinata al turismo, la presenza di un ufficio di informazioni turistiche sul territorio comunale, almeno 150 posti letto in strutture ricettive unitamente ad almeno 5000 presenze turistiche l’anno, almeno 100 posti letto in strutture ricettive ed un indice di specializzazione turistica uguale o superiore a 5, presenza di seconde case pari ad almeno il 50% del totale delle abitazioni presenti sul territorio comunale.
I comuni devono quindi fare la propria parte, ma a questo si deve aggiungere che le opportunità crescono esponenzialmente quando è un intero territorio (e non un solo comune) a promuoversi sul mercato turistico creando opportunità che vadano a beneficio di tutti.
Valerio Corradi, Ubaldo Vallini