05 Agosto 2013, 07.50
Terza pagina

Tecnica 4.1

di Dru

Nel mondo attuale, la tecnica guidata dalla scienza ormai avviata alla costruzione e distruzione totale delle cose

a scienza è l'invenzione della realtà sempre più coerente con la sua essenza, e alla potenza dell'invenzione conviene la trasformazione radicale della "realtà" scoperta.

Questa scienza trasforma nella produzione e nella distruzione la realtà scoperta, la storia, il suo dominio pretende e il futuro e il passato.

Ma questa presa di posizione pretende che le cose siano manipolabili e in assoluta disponibilità all'intervento produttivo distruttivo dell'uomo.

La metafisica greca ha dato il senso di questa disponibilità assoluta delle cose, portando alla luce una volta per tutte il senso della cosa.

"Cosa"  significa ciò che è unito all'essere e al non essere,  per quel senso.

"La cosa è", è unita all'essere, ma in questa unione si tiene essenzialmente aperta all'unione col  non-essere: cioè la cosa è come ciò che potrebbe o sarebbe potuto non essere, o che non era, o che non sarà.

"La cosa non è" (quando non è) - è unita al non essere ma rimanendo essenzialmente aperta  all'unione con l'essere (nel senso che non è, ma sarebbe potuto essere, o era, o sarà o sarebbe).

In quanto legata così unita all'essere e al non-essere, la cosa è chiamata ente.

È solo perché essenzialmente la cosa viene pensata così disponibile all'essere e al niente, che ci si può mettere alla ricerca della forza che unisce la cosa all'essere piuttosto che al niente, ossia la fa uscire e ritornare nel niente o nell'essere.

Per il mondo antico questa forza è Dio , per quello moderno è l'uomo, e, infine, è la potenza della scienza e della tecnica umane.

Questo pensiero è rielaborato ma intatto nella sua essenza in "essenza del nichilismo" di Emanuele Severino.
 


Commenti:
ID34602 - 05/08/2013 11:27:45 - (Leretico) - Il divenire e il nulla

Se la logica ci porta ad affermare che l'essere non è il non essere, come mai nell'esperienza continuiamo a verificare che si nasce e si muore, si crea e si distrugge? Insomma perché il divenire è in contraddizione con la legge della logica espressa dal principio di non contraddizione? Se il nichilismo è l'ambito in cui si è sviluppata la cultura occidentale, allora tutto quello in cui crediamo si basa su esso. Ma nel momento in cui affermiamo il principio di non contraddizione, qualcosa si rompe e non possiamo più ripararlo. L'angoscia nasce dall'impossibile riparazione. Ebbene, di fronte al mistero del divenire, alla grandezza del passaggio dal niente all'essere non possiamo che meravigliarci. Del passaggio dall'essere al nulla non possiamo che disperarci. Tutto rimane troppo umano per avere fondamento. Ma allora, cosa vogliamo metter ein discussione? Il principio firmissimum o il divenire?

ID34616 - 05/08/2013 13:05:58 - (Dru) - Quello che ho scritto

non è l'apparire della verità ma la persuasione che nella verità vi sia la possibilità di scelta tra l'essere e il non essere, questo è il fondamento dell'essere visto e praticato nella storia dalla metafisica e quanto ho scritto sopra non è la verità ma la non-verità, si tratta di mostrarlo.Ho scritto, in un mio scritto qui, a Sonia."La verità è come stanno le cose.Ma come stanno le cose ? beh, o le cose stanno incontrovertibilmente, e questo è il tentativo non riuscito della tradizione filosofica di intendere la verità, o le stesse non stanno ma divengono, e questo è lo stato moderno dell'arte, o come la filosofia intende definitivamente e determinatamente il senso di ogni cosa."

ID34620 - 05/08/2013 13:19:29 - (Dru) - Tu dici...

...come mai nell'esperienza continuiamo a verificare che si nasce e si muore, si crea e si distrugge ? ma di questa veridicità cosa appare? appare l'annientamento? no! vediamo con i nostri occhi quel fenomeno ( vedi che non siamo più nella logica) che mostra l'annientarsi delle cose o il loro generarsi dal nulla ? no! i maggiori sostenitori del divenire altro debbono convenire loro stessi che del risultato di una cosa il suo incominciamento è l'altro da sé, devono tener fermo e il cominciamento e il risultato, pena l'esserci della cosa e non il diventar altro di sé.Nel divenire l'altro il diveniente si diversifica e identifica sé all'altro da sé operando l'impossibile, la legna è la non-legna, la legna è la cenere e quella legna che diventa cenere o quella cenere da parte della legna è propriamente la legna è cenere, l'impossibile appunto, questa è la zona tellurica del pensiero radicale del divenire

ID34621 - 05/08/2013 13:19:57 - (Dru) -

altro che oggi domina il "mondo" e la sua persuasione.

ID34626 - 05/08/2013 13:53:49 - (Dru) - Questo è il principio...

...di ogni violenza, poiché la violenza è il volere che una cosa divenga altro da sé, è il volere l'impossibile appunto. Fra il principio di non contraddizione o di identità e l'essere parmenideo vi è differenza essenziale del senso veritativo dell'essere. In Parmenide si dice dell'"essere che è" e l'impossibilità che l'essere non sia, Aristotele dice che è impossibile che una stessa cosa sia e non sia per il medesimo rispetto (o sub eodem) mostrando che non è impossibile che l'essere dell'ente non sia in eterno ma che può benissimo non essere quando non è, questa l'apertura più verace al nichilismo, questa la forza che ci ha condotti per il sentiero della notte nella persuasione, dopo il tentativo fallito da chi ha cercato, Aristotele e Platone, addirittura con il principio dei principi, di tener ferma in sé la cosa, che l'essere è il non-essere.

ID34627 - 05/08/2013 13:56:29 - (Dru) -

Per Platone e Aristotele vi sono alcuni enti privilegiati che sono immutabili, ma per giustificare l’evidenza del divenire delle cose, attraverso le forme si temporizza l’essere nella sostanza, forme che apparentemente permettono il divenire , un divenire che contraddice appunto e il principio di non contraddizione parmenideo e lo stesso principio di non contraddizione che non si avvede di ingannarsi, perché , benché l'identità della sostanza non si discute, viene invece a trovarsi fuori dello stesso principio la forma, che subisce inconsciamente il fio della nientità identificando così gli estremamente opposti.

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