20 Marzo 2021, 09.02
Blog - Gira la Ruota

Primavera e due ruote

di Luca Pietrobelli

La primavera è alle porte, lo scandire delle stagioni influenza dalla notte dei tempi la vita dell’uomo e, a scandire la primavera del ciclismo è l’arrivo della Milano-Sanremo


Già, la la Milano-Sanremo, la classica di apertura della stagione vera e propria, 300 km di logoramento da Milano a via Roma a Sanremo.

Esistono 5 grandi corse di un giorno, le cosiddette Classiche Monumento, difficili, imprevedibili, lunghe e soprattutto antiche, ma una è più classica di tutte le altre, la Milano-Sanremo appunto, detta “La Classicissima”, allo stesso modo in tutte le lingue.

Le altre Monumento sono: il Giro delle Fiandre, detto “la Ronde” in fiammingo; la Parigi-Roubaix, detta “l’Inferno del Nord” per le difficili condizioni stradali del percorso che attraversa tratti di pavé di epoca romana; la Liegi-Bastogne-Liegi, detta “la Doyenne”, cioè la decana e il Giro di Lombardia, detta la “Classica delle foglie morte”, visto che viene tradizionalmente corsa in ottobre.

Ci sono corridori da record che hanno vinto più edizioni di ognuna di queste corse, solo tre le hanno vinte tutte e cinque e sono tutti belgi, Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck e Rik Van Looy, mentre è solo uno ancora in attività che ne ha vinte quattro e a cui manca proprio la Sanremo: il “Principe di Vallonia”, Philippe Gilbert.

Molti corridori odiano la Sanremo, è troppo lunga, si fa una fatica immane per arrivare alla fine e tutto si decide in 5 chilometri. Altri invece la desiderano, la bramano più di ogni altra corsa del calendario.

Il rapporto dei bresciani con la Sanremo è particolare: è forse la vittoria più bella di Michele Dancelli, di Castenedolo, detto “Asso di fiori”, che vincendola nel 1970 ha dato il là al logo storico del marchio di biciclette Colnago, uno tra i più famosi al mondo.

Tra i corridori che hanno ben figurato in passato si annovera, anche stavolta, un valsabbino, Alessio Antonini, che nel 1978 si classificò terzo dopo una volata con De Vlaeminck e Giuseppe Saronni.
Un terzo posto che vale una carriera e su cui si sono costruiti molti racconti, in voga ancora oggi, che rendono l’impresa leggendaria e la incastonano tra i ricordi più folcloristici del ciclismo della Valle.

In attività c’è il valsabbino Sonny Colbrelli, detto “il Cobra”, che ha sempre ben figurato, sfiorando il podio più volte e proponendosi sempre da protagonista.
Anche quest’anno, oggi appunto, sarà ai nastri di partenza per tentare l’assalto al trofeo per regalare, a Brescia e in particolare alla Valsabbia, la gioia di poter cogliere nuovamente un trionfo, un morso del cobra!




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