08 Luglio 2021, 11.20
Eurostorie

Verso la finale: tra vendette, ultimi outsiders e vecchie conferme

di Luca Rota

Chiusi i gironi e gli ottavi, ci si avvia verso la finale. Poche le sorprese riservate dai quarti di finale. Senza alcune big e con la presenza di qualche cenerentola, ha inizio il cammino che non ammette intoppi, lì dove sbagliare può essere fatale


Nel primo quarto non ce la fa la Svizzera, nonostante ripeta la bella prestazione già offerta contro la Francia. Dopo due tempi regolamentari e due supplementari intensi, senza esclusione di colpi, ai rigori stavolta prevale l’imprecisione. Sarà la rinnovata Spagna ad andare avanti, squadra interessante e giovane, dal sicuro avvenire.

Nell’altro quarto è sfida d’élite tra Italia e Belgio, con i nostri tornati ai fasti degli anni migliori, che dominano in lungo e in largo il primo tempo, segnano due reti e subiscono un rigore inesistente. Nel secondo tempo respingiamo senza troppo timore gli assalti belgi, con un Chiellini da applausi che annulla Lukaku, andando meritatamente in semifinale contro gli iberici.

Nell’altra parte del tabellone, il quarto tra outsiders vede avanzare la Danimarca, vittoriosa per due reti a una contro una Repubblica Ceca mai doma, con Schick che mette a referto il quino gol nel torneo (raggiungendo Ronaldo come re dei bomber), che serve però a poco per raggiungere in semifinale gli inglesi.

Nell’ultimo quarto di finale, gli uomini di Southgate demoliscono l’ennesima sorpresa di questo torneo con un perentorio quattro a zero. Risorge Kane, autore di una doppietta, mentre tutto il collettivo sembra girare alla perfezione. L’Ucraina sembra poca cosa di fronte alla furia inglese, ma resta comunque ottimo il risultato ottenuto dagli uomini di Shevchencko.

Si passa così alle semifinali, che ironia della sorte vedono due sfide a latitudini differenti.

Nella semifinale latina la spuntiamo noi,
soffrendo e stringendo i denti, dopo essere passati in vantaggio con Chiesa e raggiunti da Morata. La Spagna alza il ritmo, attacca ed è pericolosa in più occasioni. Noi facciamo l’Italia, quella classica, difesa e ripartenze, sfiorando in più occasioni il gol.

Ai rigori, riceviamo parte di ciò che tante volte in passato il destino sportivo ci ha tolto, sbagliando subito, ma rimediando all’istante. Si prosegue fino a quello decisivo sbagliato da Morata; poi la chiude Jorginho. Andiamo in finale, nove anni dopo quella persa a Kiev proprio contro la Roja, tre anni e mezzo dopo la disfatta contro la Svezia.

Nella semifinale nordica, è la Danimarca a fare paura all’Inghilterra, passando in vantaggio con un bel calcio piazzato di Damsgaard. Gli inglesi, partitti subito forte, non si scompongono e pareggiano poco dopo, per poi passare nel primo supplementare con il quarto gol di Kane nelle ultime tre partite. Onore ai danesi ed alla loro tenacia che nulla ha potuto però, contro la concretezza del gioco inglese, fluido e tecnicamente superiore.

La finale casalinga vedrà i sudditi di Elisabetta opposti alla bella Italia di Mancini, in un incontro che poco avrà da offrire alla noia; né la Spagna né la Danimarca però hanno assolutamente demeritato.

Si spera che eventuali condizionamenti arbitrali e la spinta del pubblico, non giochino “troppo” a favore della squadra di casa.
Sarà una sfida tra due filosofie calcistiche, due modi opposti di vedere questo gioco: football d’Oltremanica opposto al calcio italiano, molto meno “italiano” di sempre, ma comunque “made in Italy” come i suoi interpreti.

Sarà calcio vero, tra due nazionali vogliose di riscatto e di gloria. Sarà sfida tra chi in passato più volte ha vinto, o è arrivata in finale, e chi da sempre rincorre allori che avrebbe voluto ricevere d’ufficio, ma che in una sola occasione ha ricevuto (e con non poche polemiche).

Sarà Inghilterra-Italia, a Wembley, e già ci fa pensare a due 0-1 storici: quello firmato Zola nel 1997 e quello di Fabio Capello nel lontano 1973, nostra prima affermazione in terra d’Albione; per intenderci quello ampiamente citato in Fantozzi.

Che vinca il migliore, insieme allo spettacolo, ma anche no; perché le finali si possono vincere anche giocando male, come fecero la Francia contro di noi nel Duemila, la Grecia nel 20004 o il Portogallo cinque anni fa.

L’importante è vincerle, perché nessuno si ricorderà mai dei secondi classificati, anche se hanno giocato un grande torneo.
Perciò vinciamola.



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