«Non ci posso credere...»

Lettera aperta Per don Giuseppe F., reverendissimo padre in Cristo.
Perdonatemi se ho l'ardire di scrivere, tuttavia mi permetto di farlo perché è mio dovere servirvi, al fine di mettervi in guardia dalle disoneste macchinazioni di coloro che sostengono che la sua persona abbia chiesto del denaro per l'utilizzo del teatro da parte degli alunni della scuola secondaria e primaria di Serle in occasione della festività natalizia.

Teatro, si ricorda, realizzato con le elargizioni volontarie della comunità serlese e dunque a servizio della gente di Serle.
Mi risulta molto strano che lei abbia chiesto, come alcune malelingue vanno diffondendo per le vie della comunità, 25 € l'ora per l'utilizzo o in alternativa il pagamento di 0,50 centesimi di € a persona alla stregua dell'affarista votato ad un mercimonio marcesente, più che alla carità cristiana.

I più malevoli poi si sono persino spinti a paragonarla al suo predecessore dell'ottocento, il venerabile Mabellini.
No. Non posso credere che in un periodo di giubileo in cui il Papa Francesco ha aperto le porte sante, lei chiuda le porte del teatro ai piccoli discenti della scuola, nati a Serle, frequentanti l'oratorio e la chiesa del nostro paese, desiderosi di augurare un buon Natale a tutta la comunità dal palco del teatro.

No. Mi rifiuto di credere ciò che le mie malconce orecchie hanno sentito, perché la nostra Chiesa, da tempo, non obbedisce più alla logica del quod superest pauperibus date.

E poi in un periodo come questo, costellato dalle minacce di alcuni terroristi, che si definiscono musulmani, è impensabile che lei abbia impedito di difendere le nostre tradizioni cattoliche natalizie, negando l'utilizzo del teatro in nome di quel satrapo della finanza.

La invito a far chiarezza su quanto è accaduto, perché non vorrei che avvenisse una frattura tra la nostra amata Chiesa e la comunità tutta, tradita nei valori evangelici della condivisione e del donare agli altri ciò che questi non hanno.

La gente ben comprende i costi che la struttura deve annualmente affrontare, ma non si spiega come, col precedente parroco, il teatro fosse gratuitamente concesso.
E poi se non si usa per questi eventi, come verrebbe utilizzato?

Con la devozione di sempre
Guglielmo Mosca

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