30 Agosto 2015, 08.00
Sabbio Chiese
Storia locale

«Memorie e storia locale: i diari di Pietro Zani»

di Giancarlo Marchesi

Riportiamo l’introduzione a uno dei diari Zani scritta dal professor Maurizio Piseri, intervenuto al convegno del 20 giugno scorso a Sabbio Chiese, dedicato a questi importanti documenti di storia locale


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Sabato 20 giugno la sala consiliare del municipio di Sabbio Chiese ha ospitato il convegno dal titolo «Memorie e storia locale: i diari di Pietro Zani». Coordinati da Alfredo Bonomi, sono interverranno illustri docenti universitari di storia della scuola e cultori di storia locale. In quella occasione hanno preso la parola Xenio Toscani, già ordinario di Storia moderna all’Università degli Studi di Pavia; Simona Negruzzo, docente di Storia moderna all’Università Cattolica di Brescia e Maurizio Piseri, che insegna Storia della pedagogia all’Università della Valle d’Aosta, che ha parlato della didattica e novellistica in Pietro Zani.

Prendendo spunto da quest’ultima relazione, anticipiamo ai lettori di Vallesabbianews l’introduzione del professor Maurizio Piseri a uno dei diari Zani, che hanno conosciuto recentemente una intensa stagione di valorizzazione per merito di Alberto Vaglia, custode dei preziosi tomi. Grazie al fattivo appoggio finanziario dei Comuni di Sabbio Chiese, Vestone e Pertica Alta, gli scritti di Pietro Zanni sono stati prima riprodotti in copia anastatica e ora si è avviata la loro trascrizione integrale.

Giancarlo Marchesi

Presentazione del libro 574 di Pietro Zani

(Maurizio Piseri)

    Nello scritto del maestro Pietro Zani possiamo cogliere tre livelli di interesse storiografico interrelati tra loro:
1.    Una testimonianza di storia locale.
2.    Una espressione di interesse letterario indirizzata verso un genere didascalico e morale, caratteristico dell’epoca, incarnato dalla novellistica e, in particolare, dalla novellistica destinata alle scuole.
3.    Una manifestazione di cultura (nel senso più ampio e accessibile del termine) magistrale.

    Il primo livello e intrinsecamente legato al secondo. Lo scritto è un testo di natura narrativa – una raccolta di novelle – il cui materiale è tratto da vicende valsabbine o gardesane (non senza alcuni sconfinamenti a Brescia e ad Asola) spesso, ma non necessariamente, legate alle vicende personali o familiari dello Zani. Non voglio sconfinare in ambiti scientifici che non mi appartengono, come sarebbe, nello specifico, un’analisi dello stile letterario dello scritto del maestro valsabbino; tuttavia mi pare opportuno sottolineare la gradevole leggibilità dei testi, sorretta da non pochi, e riusciti, moti di arguzia. Sorvolato questo aspetto – non secondario e, a mio giudizio, degno dell’attenzione di storici della letteratura – mi focalizzo su un tema più incline agli oggetti storico-educativi propri dei miei oggetti di ricerca: ossia all’adesione dello Zani al genere della novellistica morale; una moda letteraria cara all’editoria destinata alle scuole elementari (anche in grado di garantire buoni guadagni ai loro autori) che ebbe nella Lombardia della prima metà dell’Ottocento uno dei riferimenti a livello europeo. Non ritengo opportuno, in questa sede, trattare dell’importanza di pubblicazioni, entrambe del 1837, come il Giannetto di Luigi Alessandro Parravicini, direttore delle scuole elementari maggiori di Como, o Il buon fanciullo. Racconti di un maestro elementare di Cesare Cantù, opere che condurranno, con l’unità italiana, al Libro cuore del De Amicis che, pur nel suo successo, segnerà la fine del genere. Preferisco invece soffermarmi su quello che mi sembra il riferimento più immediato dello Zani: le Novelle morali del ticinese Francesco Soave (1782-1786).

    Le Novelle del Soave, ispirate alla poesia civile del poeta svizzero Salomon Gessner, inaugurano, con la novellistica morale, la manualistica di lettura destinata appositamente alla scuola elementare, fino ad allora costituita da libri di matrice religiosa come l’Officio della Beata Vergine. Ancora nell’Ottocento l’opera del Soave sarà diffusissima in Italia come all’estero, tanto che in Gran Bretagna ne circolano edizioni con la traduzione in inglese interlineata destinata agli autodidatti di lingua italiana. Del resto, il tributo del Parravicini, del Cantù e dello stesso De Amicis al Soave è innegabile. Come forte è pure il tributo dello Zani. Come nel Soave, le novelle dello Zani rappresentano azioni in cui vizi e virtù, peccati e buone azioni sono protagonisti incarnati da attori appartenenti alle terre e alla storia dello Zani. Ed è proprio questa dimensione personale e locale che distingue lo scritto dello Zani dallo scritto del Soave, noto come quest’ultimo spazi su orizzonti geografici e temporali ben più vasti, senza tralasciare di offrire al lettore ambientazioni esotiche e fantastiche. Inoltre l’opera del Soave era esplicitamente indirizzata alla scuola, mentre è più difficile individuare i destinatari dello Zani. Le sue novelle sono scritte negli ultimi anni della sua vita e non ci sono elementi per pensare che fosse previsto un loro esito editoriale. È altrettanto indubbio che non ci imbattiamo in scritti di natura intima, ma rivolti a futuri lettori, seppur in forma manoscritta. Eppure, più di un elemento interno allo scritto, ci permette di sapere che lo Zani fissa, in questo quaderno, storie che era solito raccontare ad amici e avventori di luoghi pubblici da lui frequentati. Nulla di sorprendente, pertanto, se, tra i destinatari delle sue narrazioni, ci fossero anche i suoi allievi visto l’esplicito intento morale espresso dalle novelle, ognuna aperta dall’esposizione di un vizio o di un peccato e chiusa da una breve digressione edificante.
  
 Del resto gli intenti edificanti dello Zani presentano una forte simmetria con gli intenti etici del Soave: i vizi da evitare e le virtù da seguire sono proprietà di un cittadino sollecito verso i propri doveri familiari, civili e religiosi, rispettoso dell’autorità, solerte nel lavoro e parsimonioso nell’uso del proprio patrimonio. Valori promossi dalla scuola lombardo-asburgica, tanto da essere esplicitati nei testi normativi che la ordinavano e che definivano i doveri e i buoni comportamenti dei suoi attori, a partire dai maestri.

    Queste considerazioni ci portano al terzo livello di interesse dello scritto dello Zani. Un interesse che, sia chiaro, condivide con tutto il corpo degli scritti del maestro valsabbino giunto fino a noi: esso è una testimonianza delle idealità e dei valori culturali e civili di un maestro del primo Ottocento. Sotto questo aspetto il valore storiografico e archivistico degli scritti dello Zani è di un rilievo che va bel al di là della dimensione locale. Ci imbattiamo in una testimonianza preziosa di un ambito di studi ormai molto seguito è affermato in un contesto storiografico all’avanguardia come la Francia: le cosiddette culture scolastiche. Pertanto, non la scuola come è voluta dal potere, ma la scuola come è vissuta e intesa dai suoi attori: maestri e alunni in primo luogo. Una testimonianza preziosa perché di assoluta rarità. Impensabile da reperire in regioni italiane esterne al Lombardo Veneto, dove esisteva un cospicuo corpo di maestri elementari pubblici con una forte identità professionale e deontologica assente in tutto il resto d’Italia e di gran parte d’Europa. A quanto mi risulta l’unico apparato documentario paragonabile a quello dello Zani è quello lasciato dal casalasco Giovanni Romani. Tuttavia il Romani fu un intellettuale (ancora oggi molto studiato come autore del primo dizionario dei sinonimi e contrari della lingua italiana e, assieme a quella del Soave, della prima grammatica ragionata della lingua italiana) che ebbe nell’insegnamento elementare (fu maestro nelle regie imperiali scuole di Casalmaggiore dal 1775) un’esperienza di passaggio di una carriera da funzionario spesa all’interno dell’amministrazione scolastica lombardo austriaca e napoleonica, chiusa con il vice-rettorato del collegio Ghislieri di Pavia. Quindi uomo di scuola il Romani, ma a fatica inquadrabile nei ranghi della classe magistrale, cui lo Zani appartiene a tutto tondo e ne incarna, esprimendolo nei suoi scritti, valori, idealità, aspirazioni e modi di pensare.

    Ritengo che quest’ultimo aspetto sia il cardine per capire l’importanza, anche e soprattutto in termini di valore archivistico e antiquario, degli scritti dello Zani che, per quanto risulta dalla mia esperienza archivistica, possono essere considerati un unicum in Italia.



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