15 Aprile 2023, 06.13
Eco del Perlasca

Social

di Mattia Baccolo

Si tratta di un artificio: ma è benefico o malefico?


“Buongiornissimo a tutti”, così iniziano molti tweet sui vari social. Non abbiamo nemmeno il tempo di svegliarci, renderci conto di dove siamo, che tempo c’è che subito veniamo sommersi di megabyte di dati.

Il mondo del giorno d’oggi è duplice: la vita reale, nella quale andiamo al lavoro, a scuola, si pagano tasse, il nostro capo desidera che ci impegniamo di più, e la vita online dove una persona può essere ciò che vuole, quando vuole e soprattutto come vuole. 

Questo mondo tecnologico
, riprendendo ciò che disse Flaubert riguardo i poeti e paragonandolo a questo contesto, è come un dio, è onnipresente e onniveggente, ma non lo si vede, sta ad un metro sopra il cielo e osserva tutti noi con il massimo scrupolo.
E’ uno strumento molto potente e riguardo ad esso le opinioni sono veramente differenti.

Da un lato ci sono persone che pensano che questo mondo sia utile e necessario ad offrire una valvola di sfogo alle persone, a dare rifugio a tutti quelli che nella vita reale si sentono esclusi mentre online possono essere i re del mondo.

Anche fatti più materiali come la creazione di posti di lavoro, basti pensare ai colossi di Microsoft e Apple.
Non solo dal lato tecnico di creazione di questo mondo con algoritmi, anche i cosiddetti “Influencer” che hanno fatto dei social un vero e proprio lavoro, ad esempio Chiara Ferragni.

Non conosco quando o da dove abbia iniziato, so che ora possiede un patrimonio molto elevato e la sua fama le permette di fare collaborazioni con noti marchi di abbigliamento, di essere riconosciuta ovunque e di godersi la vita, i figli, poichè può lavorare ovunque.

Molti elogiano la tecnologia e ciò che ha portato con sé, anch’io sono un consumatore ma credo che debba essere vissuta e utilizzata con criterio.
Come dicevo prima è uno strumento potentissimo e ha reso la vita più frenetica che mai.
Sui social tutto viaggia ad una velocità troppo elevata: posto una storia e qualche ora dopo, 60 o 70 persone sanno già dove sono, cosa sto facendo e con chi.

Anche Whatsapp
, che tutti conosciamo e utilizziamo, velocizza i rapporti con le persone.
Se fino a un ventennio fa, per vedersi bisognava telefonarsi o incontrarsi nel mondo reale, ora con un messaggio posso raggiungere chiunque, ovunque, quando voglio.

A mio parere questo è la causa di molti litigi e talvolta anche di separazioni.
Ad ognuno di noi sarà capitato di scrivere messaggi e magari litigare a causa di un fraintendimento. Il messaggio scritto è freddo, opaco: se io sono ironico, la persona dall’altro lato può non percepirlo e si finisce a discutere.

Più pericolose sono le persone che sfruttano questo strumento per minacciare, intimidire o peggio ricattare qualcuno.
È un ambiente molto pericoloso e bisogna tenere la guardia molto alta.  

Un altro aspetto legato sia ai messaggi che alla velocità lo spiega molto bene il rapper Salmo in un’intervista. Ha riferito di aver visto persone scriversi di continuo messaggi per poi trovarsi dal vivo e non aver nulla di cui parlare commentando: “Ah sì, ne abbiamo parlato ieri su Whatsapp”, “Sì, sì, l’ho visto prima su Instagram”.

Un'altra critica molto dura
che fa è riguardo l’uso dei cellulari ai concerti.
Ormai le persone, secondo il rapper, vanno ai concerti solo per mostrare sui social di esserci state, senza godersi lo show perché troppo presi dal filmare il momento.
Sono d’accordo a pieno su questo aspetto e mi sono trovato nelle sue parole.

Un mio amico l’altra sera mi raccontava
una situazione simile: lui e i suoi amici erano in discoteca tutti in gruppo e, escluso il momento nel quale è arrivato da bere ed erano tutti felici per fare la storia su Instagram, il resto della serata molti lo hanno passato al cellulare.

La cosa più pericolosa della tecnologia però è il modo in cui plasma le menti delle nuove generazioni.
Ho 18 anni e ho un fratello più piccolo di 4 anni in meno e nonostante siano pochi, la velocità di questo mondo invisibile li rende tantissimi.
Molte cose, soprattutto a livello di praticità, di manualità o anche solo di ragionamenti logici, non gli vengono naturali.
Non dico sia colpa sua ovviamente, ma è condizionato da ciò che lo circonda.

Le nuove generazioni e in parte già la mia,
sono abituate ad essere sommerse di input, a trovare tutto con un click.
Facendo così, le persone reputano inutile faticare per arrivare al loro obiettivo e optano per la via più breve e semplice.

In conclusione, credo non ci si possa sempre schierare contro la tecnologia per partito preso, perché, sotto aspetti come il lavoro o come svago, ho chiarito che sono d’accordo.

Un altro aspetto positivo che non ho citato prima e che, nel periodo del covid ha aiutato molto, è la possibilità di sentirsi e vedersi con videochiamate.
A noi giovani ha aiutato a non perdere amicizie o addirittura a crearne alcune e in ambito lavorativo ha aiutato per esempio a trattare i termini di qualche accordo con clienti esteri o comunque fisicamente irraggiungibili.

La tecnologia va dunque usata con parsimonia
, per evitare anche fenomeni di esclusione sociale come l’HIkikomori, patologia riconosciuta in Asia, purtroppo in rapido sviluppo anche in Italia.
Inoltre deve essere sempre netto il confine tra i 2 mondi o rischieremo di vivere in funzione della tecnologia come nel film Ready Player One.

Mattia Baccolo 5A Meccanica




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