Quanto sta accadendo quest’anno dovrà essere annoverato tra gli eventi straordinari oppure rappresenta la nuova normalità degli anni a venire?
L’analisi approfondita dell’evoluzione e dell’impatto della prolungata siccità in Europa mostra che gran parte dell’Europa è esposta a livelli di siccità mai rilevati prima.
Secondo Eu Science Hub organismo della Commissione Europea tali livelli di siccità si associano ad alti deficit di umidità al suolo in combinazione con lo stress della vegetazione.
La situazione di criticità in Europa è stata causata da un deficit di precipitazioni invernali e primaverili, -19% rispetto la media 1991-2020 nelle aree critiche di Ue e Regno unito con punte del -22% nelle aree cronicamente colpite da siccità, come ampie parti Europa mediterranea, a cui si sono aggiunte successive ondate di calore già dalla primavera scorsa.
I corsi dei fiumi in diversi paesi sono stati gravemente colpiti ed anche l’acqua raccolta nei bacini si sta esaurendo.
La mancanza di precipitazioni ha ridotto il contenuto idrico del suolo in modo significativo. Ciò ha reso più difficile per le piante estrarre l'acqua dal suolo, portando uno stress diffuso sulla vegetazione, in particolare nelle pianure italiane, nella Francia meridionale, centrale e occidentale, nella Germania centrale e nell'Ungheria orientale, in Portogallo e nella Spagna settentrionale.
Visto il quadro gravissimo è prevedibile l’adozione di misure straordinarie di gestione dell'acqua e dell'energia nei paesi colpiti.
Lo stress idrico e termico avrà come conseguenza raccolti inferiori come già accaduto per i cereali ed altre colture primaverili. Francia, Romania, Spagna, Portogallo e Italia dovranno far fronte a questa riduzione della resa dei raccolti, ma saranno interessate anche Germania, Polonia, Ungheria, Slovenia e Croazia.
In Italia tutto è stato causato da quasi 100 giorni senza precipitazioni, senza neve e senza pioggia, e temperature superiori alla media.
Una temperatura di quasi due gradi sopra la media tra dicembre e gennaio un’anomalia" e, a peggiorare le cose, l'acqua normalmente trattenuta nei ghiacciai è evaporata.
Il risultato è che i fiumi non hanno ricevuto alcun apporto idrico e, a fine febbraio, il loro stato era molto simile a quello di un fiume ad agosto.
Di fatto una tempesta perfetta ed il quadro che ne deriva è preoccupante, visto che stiamo affrontando la peggiore siccità degli ultimi 70 anni ed il bacino del fiume Po è interessato da una crisi idrica che ha obbligato a dichiarare lo stato di crisi in cinque regioni.
Secondo il Prof. Parrinello docente al Centro di storia di Sciences Po di Parigi
è necessario ripensare gli usi dell’acqua, sottolineando però come, dopo la crisi del 2003, non si sono assunte iniziative di alcun tipo a tutela della risorsa.
“Quello che stiamo vivendo nella valle del Po non è un episodio isolato, è parte di una tendenza irreversibile di modificazione dei sistemi idrici, legata al cambiamento climatico, rispetto alla quale dobbiamo urgentemente adattarci in una maniera strutturale e questo non può che passare da un ripensamento degli usi delle acque”.
Questo è il monito dello storico dell’ambiente.
Da decenni gli scienziati in Italia lanciano l'allarme sull'impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi fluviali, ma manca l'azione politica.
L'Italia è molto esposta ai cambiamenti climatici, in particolare la regione alpina e affrontare questa crisi dovrebbe essere una priorità visto che la siccità, oggi vista come un episodio acuto, di fatto è fatto cronico.
L'Italia insieme all’UE dovrebbe dotarsi di una pianificazione idrica a lungo termine.
Soprattutto vanno ripensati i modelli produttivi industriali che sfruttano la risorsa utilizzando sistemi di irrigazione medievali. Naturalmente ripensare tali modelli produttivi implica un coinvolgimento ampio sui modelli economici e sui legislatori che debbono prendere e normare decisioni che tutelino gli interessi dei più soprattutto in un’ottica di preservazione della risorsa. Ci troviamo di fronte alla tragedia del bene comune acqua che il Premio Nobel Elinor Ostrom (Governare i beni comuni) ha studiato a fondo. Come ben illustrato dalla Ostrom, l’unica via è quella della cooperazione tra gruppi di interesse che devono condividere la comune risorsa per reciproco interesse ma tutelando gli interessi delle future generazioni.
Quello che però “
è sempre mancato e che in parte manca ancora adesso – sottolinea Parrinello –
è l’idea che nella valle padana si possa far fronte in maniera strutturale alla penuria d’acqua.
Si è sempre operato con l’idea di una risorsa abbondante, si trattava semplicemente di trovare le forme e i modi per poterla distribuire, ma pensando che fosse disponibile ed abbondante, il che corrisponde al vero visto che negli ultimi 6.000-10.000 anni, nella valle del Po l’acqua è stata effettivamente abbondante.
Il problema è che adesso una delle conseguenze maggiori del cambiamento climatico è che la quantità di acqua disponibile nel bacino del Po non è più la stessa di un secolo fa e questo è quanto di più inaspettato ci sia.
È l’elemento su cui ancora non ci si confronta in maniera adeguata”, perchè significherebbe “ripensare completamente il modello economico e non mi sembra di vedere ancora segnali che vadano in questa direzione”.
Lo stesso dramma è vissuto anche da altri paesi Europei visto che misure simili per limitare l'uso dell'acqua sono state adottate
in Francia ed in tutta la penisola iberica.
In Spagna, i volumi d'acqua stoccati nei bacini sono attualmente inferiori del 31% rispetto alla media decennale.
In Portogallo, l'energia idroelettrica immagazzinata nei bacini idrici è la metà della media dei sette anni precedenti.
Tale crisi porta con sé anche straordinarie
condizioni favorevoli agli incendi che finiscono per devastare quel che resta delle coltivazioni.
Concorrenza per le risorse idriche: colpita anche la produzione di energia
La produzione di energia da impianti idroelettrici fino all'inizio di luglio è stata inferiore alla media 2015-2021 per molti paesi europei, in particolare in Italia (-5039 GWh rispetto alla media), Francia (-3930 GWh) e Portogallo (- 2244 GWh).
La stessa diminuzione vale per altri paesi come
Norvegia, Spagna, Romania, Montenegro e Bulgaria.
Questa mancanza di acqua sta anche riducendo o sospendendo la produzione di energia idroelettrica e termoelettrica in tutti i paesi.
Le previsioni sfavorevoli per i prossimi mesi potrebbe compromettere l'approvvigionamento idrico e probabilmente manterrà alta la concorrenza sulla risorsa.
La gestione integrata delle risorse idriche sarà fondamentale per garantire una quantità sostenibile di acqua di buona qualità per tutti gli utenti dell'acqua e per l'ambiente.
Mentre le strategie di mitigazione della siccità sono della massima importanza ora, lo è anche affrontare la causa principale del problema: il cambiamento climatico e l’interruzione del ciclo dell'acqua del pianeta.
Sono necessari ulteriori sforzi anche per l'adattamento preventivo ai mutamenti dei modelli meteorologici mediante l'approvvigionamento energetico a prova di clima e l'applicazione di soluzioni sostenibili in agricoltura.
Sarebbe importante concentrare i nostri sforzi sulla ricerca con forti investimenti che tutelino le risorse naturali. Ciò significherebbe una revisione completa del modello economico-produttivo che veda quale vera priorità la tutela dell’ambiente.
Ma se non ora, quando?
Si ringrazia Water Grabbing Osservatory