11 Marzo 2014, 08.00
Pillole di Psicologia

E' un bene o un male essere intelligenti?

di Sandra Vincenzi

La definizione di cosa sia l'intelligenza ha riempito volumi scritti da psicologi, pedagogisti, medici.


Non sono contraria a questi libri, né al fatto che categorie di professionisti scrivano questi libri, ma non desidero parlare di questo.
Mi interessa molto, invece, parlare dell'intelligenza come qualcosa che si vede, si tocca con mano, che porta “frutti”, non semplicemente conseguenze, attitudini o inclinazioni.

L'uomo intelligente è colui che fa (non che parla solo o si lamenta), e che nel suo fare promuove un successo non tanto personale, quanto come misuratore di un miglioramento di qualità della vita per la collettività intera.
Glenn Doman, di cui abbiamo parlato nei contributi precedenti, era sicuramente un uomo molto intelligente; ma possiamo dire lo stesso di Maria Montessori, e credo che ognuno di noi possa stendere un elenco dei propri “geni” preferiti, spaziando dal campo della scienza, a quello dell'arte, alla politica, ecc. Provate anche voi a stendere questo elenco.......

Quando avrete finito chiedetevi: che male ha fatto Leonardo da Vinci a dipingere la Gioconda? Oppure Einstein a scoprire la teoria della relatività? E così via per tutti quelli che avete individuato. La riposta è : “Assolutamente niente!”.
E allora perché temiamo l'intelligenza, come se fosse una sfortuna, una forzatura che porta all'infelicità, e diventiamo sospettosi se ci dicono che ci sono dei metodi per far diventare più intelligenti i nostri bambini?

Perché siamo farciti di miti sull'intelligenza, di credenze che ci accompagnano e che ci impediscono di guardare, per esempio, ad un futuro  di bambini o giovani molto intelligenti con piacere, senza sospetto; ad un mondo lavorativo dove donne intelligenti reclamano una pari opportunità, negata non solo da condizioni di predominio maschile, ma soprattutto ancora dalla paura dell'intelligenza (che per altro è asessuata).

Quali sono i motivi che ci fanno temere l'intelligenza?
Il primo è che associamo l'intelligenza al potere, e ad un suo uso per sopraffare, manipolare, sottomettere.
Abbiamo paura dell'intelligenza superiore come un'arma da usare l'uno contro l'altro. E qui troviamo il primo mito: il genio del male.

Noi attribuiamo la caratteristica di genio anche a chi fa del male, e la nostra storia di guerre, sopraffazioni ed olocausti ci offre numerosi spunti.
Tuttavia c'è una profonda contraddizione nel definire un genio colui che fa qualcosa di male: perché il genio è ciò che fa, e se ciò che fa è un fallimento, un orrore, non può essere considerato un genio.

Pensate davvero che occorra un'intelligenza superiore per scatenare la follia dell'uomo, creatura che fino a poco tempo fa viveva nelle caverne?” (G. Doman, Come moltiplicare l'intelligenza del vostro bambino, Armando Editore, 1987).
Cosa c'è di intelligente nella guerra o nell'olocausto, o  - per parlare di quello che vediamo sui giornali tutti i giorni -  nelle turbative d'asta, nelle corruzioni, nelle procedure truccate, nel sotterrare tonnellate di rifiuti tossici dannosi per la salute, nel rubare, nel perseguire un vantaggio personale a scapito di tutto e di tutti?

Il genio è ciò che fa, quando questo fare va a vantaggio non solo suo, ma anche di chi gli sta intorno, della collettività.
Siamo più propensi a venerare i muscoli, piuttosto che l'intelligenza.
Le Olimpiadi ne sono una celebrazione, ma cosa c'è di intelligente nel doparsi per vincere? Forse dovremmo riportare intelligenza nello sport, nella celebrazione dei muscoli e delle prestazioni fisiche. E riorientare la paura che proviamo per l'intelligenza, verso la stupidità, l'ignoranza, l'esaltazione; verso una società che celebrando muscoli e bellezza senza intelligenza genera persone infelici.

Un secondo motivo che ci fa temere l'intelligenza
riguarda il mito del genio che, proprio perché genio ha molti problemi, spiccate fragilità e sensibilità che rasentano la follia.
L'essere intelligenti viene visto come qualcosa di fragile, potenzialmente pericoloso.
In realtà la frustrazione, l'aggressività e lo stress accompagnano chiunque di noi: la risposta intelligente sta nell'uso di queste esperienze, come motori per riuscire in qualcosa, piuttosto che come pesi sotto cui soccombere.

L'aggressività, per esempio, scaturisce nella misura in cui siamo colpiti dall'ovvia differenza tra il modo in cui le cose sono, e il modo in cui dovrebbero essere.
L'intelligenza è una via che ci apre a trovare soluzioni che tendano a come le cose dovrebbero essere. Quindi è normale che anche le persone intelligenti siano frustrate, aggressive, ma il loro tendere a qualcosa di meglio, che parte da una curiosità, una motivazione, un desiderio, un sogno, è un incanalare stress e frustrazione per trasformarle.

“Se diamo per scontato che tutti siamo frustrati da questa differenza, possiamo misurarci in due modi – dice G. Doman -. Possiamo misurare quanto ci importa dell'umanità dalla natura e dalla dimensione dei problemi che ci frustrano.
Possiamo misurare le nostre capacità e il nostro valore da quello che facciamo per risolvere quei problemi. Possiamo dunque misurare la dimensione dei geni dalla dimensione dei problemi che li frustrano”.

Riguardo invece al genio e pazzia, il mito secondo il quale c'è una linea sottile che separa il genio dalla pazzia, è solo un mito. 
Questo non significa che il genio ha la garanzia di non diventare mai depresso o psicotico. Ma in genere il genio è più saggio, perché la persona molto intelligente impara dai suoi errori; ricerca l'equilibrio più che la rottura; è paziente; è curioso e ha il desiderio di conoscere, di andare incontro al nuovo, alle persone diverse.
L'intelligenza ci porta a sapere che essere diversi è NORMALE.

E allora, più che temere l'intelligenza
, possiamo dire che è scomoda, perché l'intelligenza ci fa muovere, ci spinge verso il cambiamento, e cambiare ci fa spesso paura, perché siamo più pantofolai di quanto crediamo.
Ma siamo anche gli esseri che del cambiamento hanno fatto la loro specialità, e continueremo la prossima volta parlando del cervello umano.

Dott.ssa Sandra Vincenzi
www.vincenzisandra.com
 


Commenti:
ID42699 - 11/03/2014 10:54:57 - (ROBIN) - forse è un male essere ignoranti!!! :)

cmq. ci sono molti tipi di intelligenza. ed è un bene coltivare più intelligenze, per diventare più saggi!!!!! intelligenza artistica(un cantante), manuale(un artigiano), emotiva(un imprenditore), statistica(uno scienziato), spaziotemporale(uno sportivo), ecc.secondo me, è importante che ognuno comprenda i suoi limiti di intelligenza in quello che fa (sua attività) e con chi lo fa(società-famiglia).la scuola non ti insegna tutt

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