23 Marzo 2007, 00.00
Odolo
Acciaio

Michele Oliva (Olifer) entra in Iro

La Iro di Odolo non va a al gruppo Vienna ma resta a una cordata composta dal presidente Carlo Leali, da Michele Oliva (Olifer) e da Nicola Pasini (Bredina). Il 51% dell’azienda passa a Carlo Leali, figlio del fondatore Derio Leali.

La Iro di Odolo non va a al gruppo Vienna ma resta a una cordata composta dal presidente Carlo Leali, da Michele Oliva (Olifer) e da Nicola Pasini (Bredina). Il 51% dell’azienda passa a Carlo Leali, figlio del fondatore Derio Leali, alla guida dell’azienda insieme alla consorte Patrizia e al figlio Marcello (bocconiana la prima mentre il secondo è ingegnere del Politecnico come il padre).

Il «cavaliere bianco» nella fattispecie è Michele Oliva, fondatore e titolare della Olifer (acciaio e centrali idroelettriche) nonchè autorevole e ascoltato consigliere della Banca Valsabbina, la popolare guidata da Piero Caggioli, istituto di credito che appoggia l’operazione.

L’accordo con l’imprenditore odolese è stato firmato alcuni giorni or sono ed elaborato in dettaglio con il contributo dei rispettivi consulenti. L’operazione non può dirsi ancora formalmente conclusa - mancano pochi tasselli e ancora alcuni giorni alla scadenza del diritto di prelazione di cui gode Carlo Leali - ma può considerarsi sostanzialmente compiuta.

In base a tale preliminare Carlo Leali, attualmente detentore del 26%, salirà al 51% del capitale, mentre Michele Oliva si riserverà il 35% e il 14% andrà ai soci minori tra cui Nicola Pasini, titolare della Bredina.

Quest’ultimo, fin dall’inizio della vicenda, è stato solidale con Carlo Leali nell’azione di contrasto alla «scalata» di Antonio Vienna, il leader europeo della forgia da tempo alla ricerca di una acciaieria. Tra i tasselli ancora mancanti, ma a questo punto sicuri, vanno annoverati i risvolti finanziari (la Iro è valutata intorno ai 90 milioni di euro) e quelli bancari, ma anche qui gli appoggi locali non mancheranno.

Si tratta infatti di conservare al patrimonio industriale di Odolo una importante azienda valsabbina, obiettivo sul quale Leali ha trovato numerosi consensi oltre la cerchia dei soci. Tra questi, in un primo tempo, anche la famiglia Brunori (Ferriera Valsabbia) che sarebbe intervenuta, a condizione di acquisire la maggioranza, tramite la propria controllata toscana Ecoacciai, un’ipotesi che allo stato degli atti sembra ormai tramontata.

Con la firma definitiva che dovrebbe essere apposta a fine settimana, o al massimo all’inizio della prossima, si chiude una vicenda che ha visto profilarsi tre scenari relativamente al futuro della Iro.

Il primo era il passaggio al gruppo Vienna, soluzione che avrebbe visto una ristrutturazione della società con la probabile chiusura del laminatoio per tondo per cemento armato e conseguente uscita dal mercato di 500mila tonnellate annue, ipotesi comprensibilmente non del tutto sgradita alla comunità bresciana del tondino dal momento che a fine anno entrerà in funzione il nuovo laminatoio per tondo della Stefana di Ospitaletto con una capacità produttiva di 500mila ton. annue. Con la Iro, il gruppo Vienna avrebbe acquisito una struttura industriale con un sito di prim’ordine collocandosi nel "cuore" della siderurgia bresciana.

Il secondo era l’ingresso della Ferriera Valsabbia con una concentrazione che avrebbe consentito ai Brunori di passare dalle attuali 7-800mila ton. a 1,2-1,3 milioni di tonnellate, posizionandosi tra i produttori forti oltre che tradizionalmente molto redditivi.

Il terzo scenario, che vede Oliva e Nicola Pasini alleati di Carlo Leali, secondo i dipendenti e i consulenti della Iro è il migliore possibile, perchè insieme alla proprietà familiare, oltre alla continuità produttiva e occupazionale, consente la conservazione dell’azienda al patrimonio industriale e sociale della Valle Sabbia. La Iro, totalmente certificata, ha chiuso il 2006 con un fatturato di 190 milioni, mentre il budget 2007 è attestato a 250 milioni di euro: un obiettivo di ragionevole raggiungimento visto che l’annata si è aperta per l’intero settore siderurgico sotto buoni auspici dopo un 2006 straordinario per il settore.

Alessandro Cheula
Da Giornale di Brescia


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