17 Gennaio 2007, 00.00
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Acqua

Per gli agricoltori è già emergenza siccità

Pochissima pioggia, temperature sopra la media stagionale, niente neve in alta quota e livelli dei laghi che scendono sotto la media storica. L’agricoltura bresciana, ormai costretta quasi ogni anno a fare i conti con l’emergenza siccità.

Pochissima pioggia, temperature sopra la media stagionale, niente neve in alta quota e livelli dei laghi che scendono sotto la media storica. Un cocktail che potrebbe risultare micidiale per l’agricoltura bresciana, ormai costretta quasi ogni anno a fare i conti con l’emergenza siccità. Dalla Bassa alla Valcamonica, dal Garda alla Valsabbia l’autunno-inverno 2006/07 è infatti il più siccitoso del terzo millenio.

A lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria, Coldiretti e Unione agricoltori. «Anche se nelle prossime settimane arriveranno le attese precipitazioni - taglia corto Ettore Prandini, presidente Coldiretti - non saranno sufficienti a colmare la carenza idrica delle nostre campagne». «A memoria non ricordo un inverno così caldo e arido - lamenta il direttore dell’Upa Giovanni Trerotola -. Se le temperature attenderanno ancora ad abbassarsi sarà un disastro per le viti e i frutteti che inizieranno a fiorire».

Ma che fare per non ritrovarsi anche quest’anno di fronte ad una emergenza annunciata? Si assisterà nuovamente alla pletora di tavoli tecnici che iniziano non appena scarseggiano le risorse idriche necessarie a coprire le prime turnazioni irrigue di giugno? Ricordiamo infatti che con modalità differenti, il tema «siccità» è stato il leitmotiv dell’estate 2003, 2005 e 2006.

Prandini va dritto al cuore del problema: «L’acqua agli agricoltori serve 2 mesi l’anno, mentre è utilizzata quotidianamente dai produttori di energia elettrica». Insomma, andrebbe risparmiata con più parsimonia nei mesi invernali e primaverili: «Sarebbe opportuno che le organizzazioni sindacali, gli assessorati regionali e provinciali all’Ambiente e all’Agricoltura concertassero per tempo un programma di utilizzo e di risparmio della risorsa idrica». In secondo luogo andrebbero ridotti gli sprechi, «ad esempio potenziando le canaline irrigue in cemento nella Bassa e dimezzando così la dispersione idrica».

La Coldiretti sembra invece abbandonare il progetto di utilizzo delle cave di ghiaia dismesse, da impiegare come bacini di riserva e di emergenza: il problema fondamentale sarebbe quello dell’attingimento, con costi esosi di elettricità o gasolio per il pompaggio dell’acqua nei canali irrigui. È anche vero che il clima e gli eventi meteorologici stanno mutando: «I giorni di pioggia in un anno sono sempre meno - ricorda Prandini - mentre i temporali hanno un’intensità sempre maggiore: l’acqua non riesce a penetrare in falda e scorre via, anche a causa della maggiore cementificazione del nostro territorio, reso più impermeabile».

A peggiorare l’emergenza idrica, nel periodo estivo, contribuisce anche l’aumentato utilizzo di acqua per usi civili così come in agricoltura, con circa 8mila pozzi dislocati sull’intera provincia, che a pieno regime attingono oltre 5milioni di metri cubi al giorno. Anche Trerotola dell’Upa punta l’indice contro l’eccessivo utilizzo industriale dell’acqua «che serve prioritariamente al fabbisogno umano e secondariamente a quello agricolo che assicura l'alimentazione. L’energia dovrebbe essere un problema risolto con altre fonti. Servirebbero scelte importanti che il nostro Paese non ha mai fatto, e così agricoltori, operatori del turismo e produttori di energia si ritrovano tutti gli anni a farsi la guerra».

Ecco allora le dieci dighe Enel di Vallecamonica che trattengono milioni di metri cubi di acqua per produrre energia elettrica nei periodi di maggior «convenienza energetica», ecco «l’annosa questione del lago d’Idro - prosegue Trerotola - con i livelli massimi che non vengono innalzati per paura della paleofrana, con il Registro italiano dighe che non si pronuncia, con la galleria degli agricoltori che va e non va. Basterebbe invasare più acqua nel lago e ce ne sarebbe a sufficenza anche per i 25 mila ettari di terreni che devono essere irrigati nel periodo estivo».

Alla fine anche i vertici delle categorie agricole si rimettono al cielo ed alla provvidenza. «Speriamo che arrivi il freddo e le precipitazioni il prima possibile - chiude Trerotola - che nevichi in alta quota, in modo da assicurare un regolare scioglimento dei ghiacci nel periodo estivo». Le previsioni meteo promettono un fine gennaio e un febbraio più generosi di precipitazioni. Ma è indubbio che l’annata agraria, quest’anno parte già con un grave handicap.

Pietro Gorlani
Da Bresciaoggi



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