05 Novembre 2012, 08.30
Libri

Che cosa si cela «Alla destra della Gioconda»

di Giuseppe Belleri

Il libro di Sandro Albini narra del passaggio di Leonardo Da Vinci sulle sponde del lago d'Iseo e di quell'ipotesi che vorrebbe proprio il Sebino a far da sfondo al suo capolavoro pittorico che vede in primo piano Monna Lisa

 
Dopo aver letto il libro di Sandro Albini - “Alla destra della Gioconda†della editrice GAM - ho compreso cosa mi spinge a ritornare spesso a salutare gli amici Franca e Angelo - conosciuti nel 1994 dopo la comune perdita prematura dei primogeniti - che abitano sopra Sulzano a pochi metri dalla bella chiesetta di San Fermo, immersi in bucolici oliveti, in compagnia di alcune caprette e con un panorama ancor più bello di quello ritratto da Leonardo da Vinci.
 
E come scrive il sindaco di Sale Marasino, Claudio Bonissoni, nell’introduzione al libro, “la sola ipotesi che il nostro territorio, le nostre contrade, il paesaggio che tutti i giorni osserviamo, possano essere stati teatro di alcune opere del grande Leonardo da Vinci, o quantomeno lo abbiano ispirato nel dipingere la Gioconda, certamente il quadro più famoso al mondo, è più che sufficiente per guardare con maggior interesse ciò che ci circonda, iniziando dalla chiesa di San Fermo - che mi piace pensare come uno dei luoghi prediletti da Leonardo per spaziare attorno e sopra i luoghi del Sebino - posta su di un panoramico poggio lungo il tracciato della via Valeriana".
 
Fino al XVII secolo è ricordata con l’antica dedicazione ai Santi Cassiano e Ippolito; il cambio avvenuto nel corso dell’800, forse dipese da un voto emesso durante un’epidemia che aveva colpito il bestiame. Fu la principale chiesa di Martignago e per poco tempo, durante il ‘500, parrocchia di Sulzano fino al trasferimento del titolo alla più comoda chiesa di S. Giorgio.
 
L’origine è molto antica, difatti viene ricordata nel 1180 come dipendente della chiesa di San Zenone di Sale Marasino; di quest’epoca si sono conservate le murature di un interessante edificio medievale che era ubicato a sud della chiesa, probabilmente un ospizio di accoglienza e protezione dei viandanti che percorrevano la via Valeriana.
 
L’aspetto attuale risale a una ristrutturazione del XV secolo durante la quale venne data all’edificio l’architettura tipica delle chiese quattrocentesche di ambito rurale: un’aula unica scandita da un arco traverso che sorregge direttamente le travature del tetto a capanna. Nel presbiterio rettangolare, suddiviso in due campate da un arco trionfale, vi è un altare seicentesco e, conservata nella nicchia della soasa, una statua lignea di San Fermo in abiti militari, della stessa epoca.
 
L’esterno è molto semplice, con un grande vecchio portale con cornici in pietra di Sarnico verde scura nella facciata e due finestrelle ai lati; c’è ancora una panchina di pietra di Sarnico su cui era usanza portare a camminare i bambini con problemi motori. In occasione della festa annuale, che cade il 9 agosto, vengono benedetti tutti gli animali (nel passato giungevano anche da tutta la valle).
 
E torniamo al libro: nella prefazione Sandro Albini racconta di come in un quiz televisivo venne a conoscenza che il paesaggio che lui vedeva dalla sua casa di Sale Marasino poteva essere lo stesso ammirato e disegnato da Leonardo.
 
Iniziò ad indagare sulle corrispondenze: il paesaggio è riconoscibile se lo si capovolge o lo si guarda allo specchio (Leonardo negli scritti riservati soleva scrivere da destra a sinistra, cosa più comoda per un mancino) come lo si vede ancora oggi scendendo per l’antico sentiero (detto “sentiero della rovinaâ€) che da Maspiano porta alle balze sottostanti; lo scienziato soggiornò nel bresciano alla fine del 1499; chi potrebbe essere la dama raffigurata nel dipinto?
 
Albini oltre a presentare rilievi grafici e documenti fotografici racconta, con licenza poetica, il passaggio di Leonardo sul Sebino. In attesa di essere accolto dalla Serenissima, dopo avere servito Ludovico il Moro, signore di Milano, Leonardo viene ospitato a Maspiano di Sale Marasino in un palazzo di proprietà dei signori Martinengo da Barco amici dei veneziani.
 
Qui - scrive Albini - “lo si può immaginare, nel corso del soggiorno, non inattivo ma interessato a regolazioni idrauliche per meglio utilizzare l’acqua, potenziando l’operatività di mulini e magli, oppure intento a progettare migliorie ai telai utilizzati in loco per la lavorazione della lana e la tessitura di coperte: si spiegherebbe così, con un’innovazione tecnologica introdotta o suggerita da Leonardo, lo sviluppo economico di Sale Marasino agli inizi del ‘500 e l’edificazione, nei decenni immediatamente successivi, di un numero di dimore nobili, quali non si riscontrano in nessun altro paese del lago".
 
Si può supporre che nel suo soggiorno Leonardo abbia conosciuto una dama (Medea?) ospitata per ragioni di salute (essendo il clima propizio alla cura delle patologie respiratorie) o di altra natura, un poco diversa dalle donne conosciute a corte; che l’abbia frequentata e della quale si sia innamorato; che ne  eseguisse il ritratto che porterà gelosamente sempre con sé e che solo alla sua morte cederà a Francesco I re di Franciaâ€.
 
Ora il signor Sandro sta lavorando a un secondo libro sulla Gioconda e non ci ha voluto dare nessuna anticipazione: potrebbe significare che ha trovato altri elementi degni di essere presi in considerazione e che prima di divulgarli vorrà controllare ogni corrispondenza.

 



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