Cammino per quella strada familiare ai miei occhi, tanto da conoscere le buche a memoria. Ho la testa fra le nuvole, le cuffie alle orecchie e le mani congelate dalla neve che sta cadendo dolce.
I pensieri sono concentrati su ciò che è stato fatto oggi in classe, infatti,
abbiamo parlato dell’amore tra Enea e Didone.
Probabilmente
non me lo sarei ricordato, lo ammetto, se non fosse stato per una frase pronunciata dalla professoressa: “
La regina Didone lo amava così tanto, tanto da trafiggersi il petto con una spada per lui”.
Ricordo di aver aggrottato le sopracciglia: come si può amare talmente tanto una persona da fare un tale dolore a sé stessi? Perché, a volte, amiamo ciò che ci fa male?
L’amore tra questi due personaggi scoppiò in modo repentino, imprevisto, quasi in modo involontario.
Enea, infatti, stava intraprendendo un viaggio con un compito, creare una nuova civiltà. La rotta, però, venne cambiata e l’equipaggio approdò sulle coste africane.
Qui vennero accolti da Didone, regina fenicia che da poco aveva perso il marito, a cui era stata fedele e devota fino alla morte.
Quelle promesse tanto care, tuttavia, furono infrante, sovrastate da quella cosa cara a tutti gli umani, incontrollabile ed incapibile: l’amore.
Quell’amore che avrebbe dovuto distrarre Enea, fargli dimenticare il suo incarico, fu invece quello che fece partire nuovamente l’eroe ancora più deciso di prima.
Come detto precedentemente,
i due arrivarono ad amarsi follemente, tanto che nella mente dell’uomo continuava a ronzare l’idea di bruciare tutta la gloria del suo destino pur di rimanere con quella donna.
Dal canto suo, quella donna, sempre stata al fianco del marito, mai caduta in tentazioni, lascia completamente nel passato quelle promesse fatte e dà tutto il corpo e l’anima a quel sentimento sbocciato dalla passione.
Tutto sembra un nuovo inizio, sia per lei che per lui, ma si sa, niente e nessuno può resistere o cercare di modificare il percorso del Fato.
Infatti, interverrà Giove per ricordare all’eroe il suo obiettivo.
Che può fare un semidio contro Giove, Dio dell’ordine e della giustizia? Enea è costretto a ripartire. È dato il via alla catastrofe.
Quell’amore passionale, che sembra quasi destino,
diventa un amore crudele, tragico, leggermente insensibile.
Insensibile verso i confronti di Didone, che si era fidata di quell’uomo che sperava fosse l’anima gemella tanto attesa.
Lo aveva accolto, protetto nella sua reggia e lui la ricambiava in questo modo? Abbandonandola?
Disperazione, pazzia e rabbia iniziano ad entrare nel cuore dell’anima della regina.
La mente diventa insana e l’idea di una vita senza quell’animo che si era specchiato nel suo diventa insopportabile.
La partenza è agli sgoccioli, Enea è rassegnato così come tutto il suo equipaggio, pronto a salpare.
I nervi di Didone si stanno lacerando, minuto per minuto.
Il fatidico giorno è arrivato, le navi troiane salpano verso ciò che diventerà poi la gloriosa Roma e la regina può solamente guardare da lontano quell’imbarcazione allontanarsi.
L’ira verso quella delusione è così grande da far rompere quei nervi che avevano cercato di resistere fino alla fine. Grida, grida disgrazie con tutta la voce che possiede in corpo contro quegli orribili visitatori.
Forse qualcuno ebbe un po’ di compassione per quell’anima in pena, infatti,
le sventure che augurò contro il vento si avvereranno, forse per dargli un po’ di giustizia, forse perché erano già scritte nella storia.
Dopo quell’attimo di lucidità tutto va in rovina, la donna corre verso la spiaggia e senza esitazione si trafigge il petto: la spada affonda in tutto il cuore, ponendo fine a quell’amore, che non può essere più chiamato tale.
Avete mai pensato se quegli occhi che tanto fanno brillare i vostri d’un tratto scomparissero dalla vostra vita? Cosa accadrebbe se non li rivedeste più? Sarebbero forse queste le domande che porrebbe quella regina, prima di tutto comune donna, se potesse spiegare il suo gesto?
Il modo in cui mi guarda, mi pensa, mi ama non esisterebbe più.
Le conversazioni, gli sguardi, la vita cambierebbe per sempre. Il cuore si congelerebbe in un istante, che diventerebbe eterno. Sarebbero forse queste le risposte che quella donna darebbe alle precedenti domande?
Perché amiamo ciò che ci potrebbe far male, distruggere?
Quella persona diventa la nostra ragione di vita, il motivo per cui vediamo il mondo con occhi diversi, per cui ci svegliamo la mattina, per cui arriviamo alla sera. Se hai vicino quegli occhi che brillano come stelle non si sente paura, timore verso ciò che è la vita: ci saranno loro al tuo fianco.
Se poi ci venisse detto che no, non ci saranno più a darti la ragione per cui vivere? Vorresti sprofondare, urlare, chiedere in ogni modo ‘’perché’’, vorresti morire. Forse sono questi i pensieri che si sono insediati nella mente di Didone, chi mai lo potrà sapere?
Quello di cui abbiamo la certezza è sicuramente la domanda iniziale. Sì, si può morire d’amore.
di Linda Faustini, 1A Grafica