06 Aprile 2023, 06.59
Eco del Perlasca

Siamo soli in questo Universo?

di Alice Pampuri

La risposta a questa domanda mi è sempre sembrata più che ovvia: no, non lo siamo


L’universo è enorme e noi siamo solo una goccia nell’immenso oceano in cui ci troviamo; sarebbe assurdo pensare che le uniche forme di vita siano presenti solo sulla Terra.

Se si pensa al termine “alieno”
vengono in mente degli esseri verdi, con una testa ovale e due grandi occhi neri, oppure semplicemente l’iconico E.T.
Ma perché li associamo a questo aspetto?

La prima rappresentazione degli extraterrestri umanoidi si trova in “A Princess of Mars”, un romanzo del 1912 di Edgar Rice Burroughs, ovvero l’autore di Tarzan.
Il libro ebbe successo, tanto da contribuire a formare la prima immagine degli alieni: verdi, simili a rettili e con le antenne; gli extraterrestri, però, potrebbero avere qualsiasi aspetto.

Il termine UFO
, acronimo che sta per Undefined Flying Object, si riferisce a oggetti volanti non identificati e non implica che si tratti necessariamente di velivoli extraterrestri, nonostante tutti li associno ad essi.
Gli avvistamenti di UFO in molti casi vengono descritti come fenomeni luminosi, che si muovono nel cielo ad alta velocità; molti di questi avvistamenti si possono però ricondurre a oggetti reali, come aerei, satelliti e palloni meteo.

Il caso più emblematico in cui si parla di UFO è sicuramente “l’incidente di Roswell”: il 2 luglio del 1947 a Roswell, in New Mexico, un oggetto volante si schiantò sul suolo.
Secondo molti, l’oggetto era un disco volante e il governo americano sarebbe riuscito a recuperare i cadaveri di alcuni extraterrestri che si trovavano all’interno del disco volante.
Ma l'aeronautica statunitense, dicendo che si trattava semplicemente di un pallone sonda, smentì svariate volte la teoria, che venne poi dimenticata.

Negli anni ‘70, però, le idee del complotto si riaccesero, e, solo negli anni ‘90, il governo dichiarò che si era trattato dello schianto di un modulo del progetto Mogul, ovvero un progetto top secret pensato per controllare i test nucleari sovietici.
In molti pensano che i resti del disco volante di Roswell siano stati portati all’Area 51 per essere studiati.

Sperduta nel deserto del Nevada l’Area 51 è stata a lungo associata ad avvistamenti di alieni e UFO.
Dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale l’esercito statunitense prese il controllo dell’area vicino a Groom Lake, ovvero dove si trova l’Area 51, per fare principalmente test nucleari e sulle armi.

Con l’inizio della Guerra Fredda la CIA prese il possesso della zona per sviluppare aerei spia da ricognizione, per costruire e testare i prototipi; la Commissione per l’energia atomica statunitense etichettò la superficie come “Area 51”.

L’associazione dell’Area 51 agli alieni
è nata nel 1989, quando Robert Lazar, un uomo che sosteneva di averci lavorato, affermò che all’interno si trovavano e venivano studiate navi aliene, e che il suo lavoro consisteva nel ricrearne la tecnologia per uso militare.
Lazar fu però poi smentito, poiché dichiarava di aver studiato in scuole che in realtà, dai registri scolastici, si venne a scoprire che non aveva mai frequentato.

Ai tempi, gli ingegneri dell’Area 51 stavano effettivamente studiando e sviluppando velivoli avanzati, ma provenienti da altri Paesi, non dallo spazio.
Tuttavia, i tanti aerei avanzati che partivano dall’Area 51 causarono un altissimo numero di segnalazioni di oggetti volanti non identificati in quella zona; in molti pensano che i resti del disco volante di Roswell siano stati portati in questo sito per essere studiati.
Solo nel 2013 il governo statunitense ha riconosciuto l’esistenza dell’Area 51; essa è ancora attiva, ma il suo scopo rimane tutt’ora top secret.

La NASA nel 1977 ha lanciato nello spazio due sonde spaziali del progetto Voyager per esplorare il sistema solare esterno; tra queste due sonde ha collocato il Voyager Golden Record, un disco per grammofono contenente immagini e suoni: esso ha lo scopo di far sapere della presenza della Terra e quindi dell’umanità, a civiltà extraterrestri, e a raccontare loro com’è il nostro pianeta e gli esseri umani.

Ma quindi è possibile che ci siano altre forme di vita in questo universo?
La risposta è sì e ci sono anche delle prove a riguardo: un gruppo di scienziati delle Università di Rochester e Washington ha scoperto che quasi una stella su cinque conta pianeti che sono nella fascia dell’abitabilità, ovvero dove la temperatura potrebbe sostenere la vita, almeno per come la conosciamo noi.

Questo gruppo di ricercatori è arrivato alla conclusione che la probabilità che tra i miliardi e miliardi di sistemi stellari nell’Universo, sia esistita una civiltà tecnologicamente avanzata come la nostra è altissima: è accaduto quasi 10 miliardi di volte dai tempi del Big Bang.
Nella Via Lattea, con i suoi 100 miliardi di stelle, ci deve essere stata almeno una civiltà extraterrestre.

Alice Pampuri, 3^AG
Voyager Golden record





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