03 Febbraio 2020, 06.59
Eco del Perlasca

Diamo voce al silenzio

di red.

Non diminuiscono, anche vicino a noi, gli episodi di violenza che coinvolgono il genere femminile. Un drammatico problema che viene affrontato anche a scuola


Gli studenti dell’I.I.S. Di Valle Sabbia «G. Perlasca» hanno presentato una serata all’insegna di letture, musiche, danza e manifesti volto a sensibilizzare l’importante tema della violenza di genere.
I testi sono stati scritti dagli studenti del Liceo, mentre i manifesti sono stati creati dagli studenti della sezione grafica dell’I.T.I.S di Vobarno.

L’iniziativa si proponeva di offrire una riflessione sulla “questione femminile” in occasione della giornata nazionale della violenza sulle donne del 25 novembre: un giornata importante dedicata a un tema che, purtroppo, è sempre d'attualità: quanto più infatti la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento.

La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, iracondo.
La violenza contro le donne da qualche tempo è infatti sempre più al centro del dibattito pubblico e il perché è presto detto: persino in un'epoca che si professa civilizzata come la nostra il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche è poco. Si tratta di un bagaglio pesante, che solo ora viene aperto e reso pubblico risvegliando la sensibilità di molti che erano all’oscuro o che semplicemente non volevano né vedere e né sentire.

La situazione, in sostanza, è questa: alcuni uomini minacciano, umiliano, picchiano, le donne subiscono in silenzio negando gli episodi incriminati e non facendo nulla per opporvisi, i giudici assolvono.

Il nostro è un problema culturale, molto più esteso rispetto ai singoli episodi che passano al telegiornale.
Molte donne arrivano a convincersi che i maltrattamenti siano semplicemente parte della vita di coppia, anteponendo i turbamenti per la violenza nel mondo alla violenza che c’è in loro, nella speranza che un giorno la condanna possa assolversi senza giudici e che l’uomo di cui sono innamorate si penta e la smetta di rendere la loro vita una sofferenza, perché chiunque si merita di vivere una vita senza la paura di essere insultata, maltrattata, senza sentirsi in colpa per non aver fatto nulla.

È anche questa una guerra sistematica contro un genere, quello femminile, che dobbiamo combattere con lo stesso impegno e determinazione degli altri conflitti, ma con strategie diverse: bisogna avere il coraggio di parlare, di farsi aiutare e denunciare: la vita è troppo preziosa per trascorrerla accanto a qualcuno che non apprezza, che lede la dignità umana e schiaccia la personalità altrui.

Il Club Soroptimist ha poi posizionato sotto il loggiato della magnifica patria un’installazione composta da un drappo arancione sovrastato da tantissime scarpette rosse, candele e, al centro del quale, una gabbia con un uomo e una donna a voler significare la possibile prigionia nella quale una relazione potrebbe trasformarsi.





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