21 Dicembre 2022, 10.21
Eco del Perlasca

Consumismo: due tipi di obsolescenza

di Manuela Pelizzari

Al giorno d'oggi non è normale non avere un telefono, una macchina, un televisore e diverse paia di scarpe; non è normale non possedere un capo di marca o firmato, questo perché la società del XXI secolo è consumista, così come l'uomo stesso


Con il termine “consumismo” intendiamo un fenomeno economico, partito successivamente al dopoguerra, che si fonda sulla crescita, a livello globale, dell'acquisto di beni superflui, secondari, non necessari alla sopravvivenza, né legati direttamente all'alimentazione.

Come ha fatto una società del necessario
, che ha vissuto la guerra, che ha lottato per la sopravvivenza - sorgerebbe spontaneo chiedersi - a diventare una società del consumo, del superfluo?
Beh, semplice: è stata manipolata, anche bene devo dire.

Ma iniziamo dal principio
, perché, per capire appieno questa questione, dobbiamo introdurre parole come “obsolescenza programmata” e “obsolescenza psicologica”.
 
Nel 1932, nel pieno della Grande depressione, un agente immobiliare, Bernard London, scrisse un articolo dal titolo: "Finire la depressione attraverso l'obsolescenza programmata", dove affermò che per rimettere in moto l'economia bisognava sostenere la produzione di beni e, per fare questo, lo Stato avrebbe dovuto imporre a tutti i prodotti una vita limitata, per legge, e costringere i cittadini a sostituirli periodicamente.

La proposta inizialmente non ebbe seguito; l'idea però venne attuata dalle aziende, che non ci pensarono due volte prima di progettare e costruire prodotti destinati a rompersi e a non essere riparabili; o ad esserlo, ma solo a cifre esorbitanti.
Come se questo non fosse già abbastanza, capirono che avrebbero potuto accorciare la "vita" degli oggetti solo fino ad un certo punto e che quindi avrebbero dovuto trovare un altro modo per indurre il cittadino a consumare per soddisfare quelle che, in fin dei conti, non sono altro che le esigenze del processo produttivo.

Nacque così l'obsolescenza psicologica
, ovvero il rendere un oggetto "obsoleto" in quanto non più desiderabile perché ce n'è un altro, più desiderabile, che svolge le stesse funzioni.
Dopo la guerra tuttavia era nata una condanna verso lo spreco e bisognava convincere nuovamente la popolazione ad acquistare cose, di per sé, non necessarie.

Ernest Ditcher, uno psicologo ed esperto statunitense di marketing, ci spiega come si è riusciti a farlo:
"Uno dei principali compiti del pubblicitario in questo conflitto tra piacere e colpa non è tanto vendere il prodotto, quanto dare il permesso morale di divertirsi senza sensi di colpa".
Se all'inizio della rivoluzione industriale la pubblicità serviva ad informare dell'esistenza di un articolo, negli anni '50 serve solo a persuadere l'individuo all'acquisto e, quindi, al consumo.

Negli ultimi anni, aziende importanti come Samsung ed Apple,
sono state sanzionate più volte per aver manomesso i propri prodotti e aver costretto gli utenti ad installare aggiornamenti, non supportati da tutti i dispositivi, che non avrebbero migliorato le prestazioni di quest'ultimi, ma li avrebbero solo danneggiati, costringendo gli acquirenti a pagare prezzi esagerati per una riparazione.

Negli ultimi anni, le imprese pagano personaggi influenti per indurci a pensare che l'inutile sia utile ed indispensabile.
Negli ultimi anni i social diffondono critiche sul nostro essere consumisti mentre riempiono le pagine di pubblicità, per indurci al consumo stesso.
Ci giudichiamo a vicenda perché siamo consumisti e stiamo distruggendo il mondo, incoraggiando sempre di più il processo produttivo e ciò che ne consegue.

Forse, però, dovremmo auto-criticarci perché siamo ingenui:
l'umanità è stata manipolata, è manipolata, dal mercato, dalle aziende, da chi ha più potere, causando danni all'ambiente di cui oggi veniamo continuamente incolpati.
Tutto questo per soldi. Tutto questo perché siamo diventati delle marionette in mano a burattinai, con la Terra come nostro teatro.

"La cultura del mercato è totale. Questi uomini e queste donne sono un suo prodotto. E sono necessari al sistema che disprezzano. Gli forniscono energia e definizione. Sono manovrati dal mercato. Vengono scambiati sui mercati mondiali. E’ per questo che esistono, per rinforzare e perpetuare il sistema". Donald Richard.

di Manuela Pelizzari, 3AL




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