Auguri ai maturandi

 
Perché possiate continuare il vostro percorso di vita sempre alla ricerca della felicità, ponendovi nuovi traguardi da raggiungere e godendovi la strada. Non smettete di sognare e di credere nel fatto che saranno le vostre scelte e la vostra determinazione a definire ciò che sarete. Sta a voi trovare la chiave della vera pienezza
prof.ssa Celeste Pezzali

di A. M. (5BI)
Che la ricerca della felicità sia, in un modo o nell’altro, il carburante della vita di quasi ognuno di noi è tutto sommato un dato di fatto: l’uomo ricerca la serenità, il benessere, perché è per natura propenso a farlo, perché è oggettivo che si stia meglio quando felici.
Ma cosa si intende per felicità? La vera felicità è, secondo Leopardi, avere un obiettivo da raggiungere nella vita, e la felicità è frutto proprio dell’inseguimento di tale fine, e non del raggiungimento di esso.

Effettivamente, se ci pensiamo bene, quante volte per esempio il viaggio è più entusiasmante della destinazione? Quante volte i giorni prima di un grosso evento risultano più eccitanti dell’evento stesso?
Ripensandoci, anche quando eravamo bambini non è forse vero che i giorni prima che passasse Babbo Natale erano mille volte più “magici” del momento in cui venivano effettivamente scartati i regali?

Ragionandoci è chiaro, quasi naturale, il perché di questa tendenza: l’uomo è, quando in attesa o in corsa per il raggiungimento di un evento o di un obiettivo, quasi assuefatto da ciò; il cervello ha modo di spaziare, di sognare, di lavorare ed il cuore di battere, di sperare.

Tuttavia queste aspettative, questi sogni, tipici soprattutto dei giovani, vanno in buona parte dei casi via via scemando con il passare del tempo; si tende a dare sempre meno importanza a questi impulsi, ritenendoli quasi infantili. Sono, d’altronde, gli adulti o i bambini a ritenere obiettivi troppo grandi come stupidi, andando quasi a far sentire in colpa, a schernire chi invece rimane in grado di immaginare e di sognare?

Eppure la vera stupidità ed immaturità sta proprio nel comportamento opposto, sta nel ritenere possibile la ricerca della felicità in sensazioni momentanee, che poco portano al momento e nulla portano alla vita di un individuo; forse invece è più quel che tolgono, come il giorno seguente ad una nottata di ebbrezza: l’allegria passeggera, così effimera, si trasforma spesso in un memorandum di quanto la quotidianità di una vita vuota e senza obiettivi sia inutile e triste.

Ed è proprio questo che bisognerebbe comprendere, che non è andando da una spensieratezza all’altra che si è felici, non è così che si vive: così si può solo sopravvivere, essere schiavi del burattinaio che è il destino.

Anche per quanto riguarda i giovani v’è una netta scissione tra chi ha idea di cosa vuol fare una volta cresciuto, tra chi perlomeno rimane in grado di sognare, e chi invece si limita come i “grandi”, ritenuti più sapienti, maturi e capaci di vivere, a ritagliarsi dei momenti di allegria nello scorrere di inutili giornate.

Se già, come detto prima, questo approccio alla vita porta tendenzialmente ad un’esistenza superficiale e “nuda”, nelle fasce più giovani della popolazione diventa ancor più un problema: una generazione (rappresentante il futuro) senza obiettivi, incapace di porsi dei fini a lungo termine, porterà all’esistenza di una società di gente vuota, di marionette annichilite, forse allegre, ma mai felici.

Il “vero” senso della propria vita è nella maggior parte dei casi impossibile da individuare. Proprio per questo, per evitare di vegetare in un’inutile esistenza, ognuno, come suggerisce Leopardi, un senso dovrebbe inventarselo, ponendosi traguardi e lottando per raggiungerli. E una volta raggiunti? Inventarsene di nuovi!

D’altronde come può un uomo morire senza aver mai amato, mai sognato, mai combattuto, mai avuto uno scopo? Come si può morire senza essere mai stati felici?

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