29 Ottobre 2021, 07.32
Idro Bagolino Anfo Lavenone Valsabbia
Ambiente

Nuovo progetto di svaso

di val.

Acque nuovamente agitate, sul lago d’Idro, a causa della partecipazione della Comunità montana, insieme a Regione Lombardia e Aipo, alla formulazione di un nuovo progetto per la regolazione delle acque


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Cassata la vecchia progettazione, perché in occasione di una simulazione con modello è risultata non corrispondente alle indicazioni ultime ministeriali, per qualche tempo la realizzazione di nuove opere per la regolazione delle acque del lago d’Idro è rimasta al palo.

Non sarebbero venuti meno, però, i rischi per quella “piena millenaria” che con la situazione attuale, dicono i tecnici, avrebbe effetti idrogeologici disastrosi sul territorio e per le persone.
Un rischio che però viene ritenuta da molti attorno all’Eridio nient’altro che una scusa per poter sfruttare meglio le acque del lago a scopi produttivi ed agricoli.

In questo contesto, la presa di posizione dei rispettivi sindaci è dei giorni scorsi, le Amministrazioni comunali di Bagolino e di Idro vedrebbero come fumo negli occhi la partecipazione della Comunità montana al tavolo che si occuperà di “aggiustare” il vecchio progetto per la realizzazione di nuove opere di svaso.

«Il lago d'Idro non può essere trasformato in una diga per scopi privatistici.
Siamo nuovamente da capo, con la Regione che, costretta ad ammettere le criticità del progetto definitivo, non si arrende e ce lo ripropone per aggiustarlo, quando abbiamo detto in tutte le lingue che non possono pensare che il territorio condivida una nuova traversa e una nuova galleria progettate con gravi criticità e che non mettono in sicurezza niente» ha affermato il sindaco Aldo Armani, così come riportato da Bresciaoggi.

E ancora: «Se a Regione è così certa della necessità di queste opere perché non le fa d'imperio, senza pretendere la condivisione dei territori?».

Dice la sua il presidente della Comunità montana Giovanmaria Flocchini, che non vuole entrare nel merito della questione, ma parla di metodo: «Si può agire in due modi, in questo caso come in altri casi: si può andare allo scontro frontale, col rischio concreto che le opere vengano fatte lo stesso senza che ci si possa mettere becco; oppure sedersi attorno a un tavolo e tentare soluzioni mediate e condivise. La mia storia è questa, sempre nella ricerca della mediazione, che ritengo essere in ogni caso una opportunità da cogliere».

«Non è che bisogna riuscirci per forza a trovare la quadra, potrebbe anche non accadere, ma togliersi dai tavoli di confronto significa sempre lasciare campo libero ad altri, cosa che a mio parere la politica non può permettersi, mai».

 



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