14 Giugno 2011, 09.34
Idro
Mtb

La 24h di Kathy

di Kathy Pitton

Ci eravamo quasi abituati e ci mancava proprio la gara con la mtb vista dagli occhi di Kathy Pitton. Rieccola a farci rivivere quelle emozioni. Grazie davvero Kathy.

Era stata la mia prima 24h in solitaria nel 2007 ed allora non avevo la più pallida idea di che cosa fosse e cosa significasse pedalare e stare in sella per cosi tante ore, di notte al buio, sotto una pioggia scrosciante, con i pensieri che sembravano avere vita propria e mettevano a nudo paure ed angosce.
Non avrei mai immaginato che questa specialità potesse affascinarmi cosi tanto nonostante non abbia mai ottenuto risultati eclatanti ma ogni anno, guardando il calendario di 24h Passion, ne scelgo alcune e faccio di tutto per poterci essere; non sempre il mio lavoro permette fine settimana interi liberi, devo per tempo organizzare turni e cambi con i colleghi, più o meno contenti di farmi questo favore.
 
Sono arrivata ad Idro all’una di notte di Sabato, in arrivo da Carpendolo e la sua notturna cittadina, ho parcheggiato il bestione nel parcheggio del centro sportivo che fa da logistica e segreteria all’evento e mi sono messa a dormire con le gocce di pioggia  a far da ninna nanna e cullare il mio dormiveglia.
Sarò tra i primi, alle otto del mattino, a ritirare numero e chip, a bere un caffé in compagnia di Leali e del Signor Gaioni della Tagracer che, ieri sera, ha cronometrato la mia “performance” notturna.
 
Ci scherziamo sopra, saluto il Dottor Formenti e me ne torno al camper, metto il numero a Valchiria e me ne vado in centro, sul lungolago, per vedere se e cosa è cambiato nel parterre arrivo/partenza… pare tutto uguale salvo forse 100 metri dopo la partenza, una deviazione in meno.
Un altro caffé ed è ora di tornare alla base, preparare le borracce, mangiare qualche cosa e pensare alla lunga giornata che ho davanti.
Al parcheggio trovo Luisella con i suoi compagni di squadra, parliamo un po’ del più e del meno per poi tornare ognuno ai propri preparativi ed ai pensieri che ne conseguono.
 
Verso le 11 mi avvio verso la zona partenza; questa volta sono proprio in solitaria, nessuno della squadra e nessuno che mi accompagna per l’assistenza in loco; ho preparato tutto al meglio, borracce piene e barrette, frutta secca e quella fresca per le soste, qualche panino e, naturalmente, il ristoro fisso dove vi è acqua e riso freddo a volontà.
Sul lungolago incontro Lorenza Menapace, ci abbracciamo e parliamo un po’; ha dentro di sé parecchia tristezza e vuole vincere la maglia tricolore da portare alla nonna anziana come regalo.
Capisco la sua motivazione, devi averne una grande dentro ogni volta per affrontare queste dure prove da sola, contro tutto e tutti, critiche comprese.
 
Anche per me ogni endurance che provo a fare e finire diventa una sfida, contro me stessa e nessun altro, la gente può dire e pensare ciò che vuole, io so che posso e voglio provarci, il resto conta poco.
Alcuni anni fa conobbi una persona tutt’ora speciale ed unica nel mio cuore che mi disse: “Quando l’allievo è pronto il maestro appare”.
Allora fui io il maestro insegnandogli la determinazione, il camminare a testa alta ed a guardare le persone negli occhi senza paura e con sicurezza, il non mollare e l’affrontare i propri demoni con coraggio….
Ora le cose sono cambiate, sono io l’allievo, sono io a dover trarre insegnamento da ciò che provo e da ciò che sento.
 
Il mio maestro ora è quell’insieme di attimi vissuti o voluti vivere e sfuggiti tra le dita come sabbia, quelle emozioni e quel dolore che rende ognuno di noi unico ed inimitabile, quell’insieme di cose che mi ha fatto decidere di smettere di pedalare per poi non riuscire nell’intento, sentendomi perduta come senz’aria.
Ho augurato a Lorenza di vincere quella maglia, cosa che ha fatto alla grande.
Come grandi sono state tutte le ragazze, Ausilia, Anna, Ilaria, Luisella e tutte le altre di cui ho scordato il nome ma che, con determinazione, hanno pedalato nella notte, sotto l’acqua, senza smettere mai.
 
Passaggio dopo passaggio sotto quell’arco sul lungolago con la gente a guardare ed applaudire, gli incoraggiamenti di chi ti conosce e chiama per nome hanno fatto si che le ore passassero e che quella salita, prima dura ed a piedi, diventasse amica ed in sella, piano piano, fino all’inizio del sentiero che portava alla cascata, giù in discesa fino in paese per poi ricominciare.
Verso le 19 una voce tonante sopra le altre mi chiama per nome ed ecco Super Mario che, presente come ogni anno in veste di meccanico, mi invita a cena…carne alla griglia!
 
Accetto l’appuntamento per le 21.30 e continuo a pedalare; alcune gocce di pioggia nel pomeriggio sono cadute, poi era tornato il sole ed è stato un continuo mettere e togliere la mantellina anti-acqua.
In uno dei tanti passaggi sul traguardo ecco spuntare Giorgio Pasotti con le stampelle! E dire che lo scorso anno aveva gareggiato in coppia con Silvia ma quest’anno un ginocchio ballerino operato da poco lo immobilizza.
Peccato.
Un bacio e due parole, un abbraccio con lo speaker Elio che ci fa le battutacce e via che riparto per un altro giro.
 
Alle 21.30 sono puntuale all’appuntamento per cena e tra una goccia di pioggia e l’altra, due sorsi di birra scura artigianale ricevo un piatto con costine, pane abbrustolito e coppa ai ferri!
A però, mica male…peccato che la pioggia inizi a cadere di brutto con violenza ed il pensiero di scendere lungo quel sentiero verso la cascata di notte, sotto una pioggia battente e con  luce artificiale mi impaurisce non poco.
Me ne torno al camper, mi scaldo un po’ con un vecchio maglione ed una tazza di the e la stanchezza, ignorata fino ad ora, si presenta a richiedere il conto: nove ore in sella non sono poche.
Decido di riposare fin quando non smette di piovere e cado nel mondo dei sogni fino alle 4 del mattino.
 
Endurance significa non fermarsi mai, non mollare fino alla fine ma il mio corpo ha chiesto una tregua ed io l’ho concessa.
Farò ancora un giro al mattino presto, battendo i denti dal freddo e decido di finire qua la mia 24h del lago d’Idro 2011; alle 12 devo essere in servizio allo scalo di Iseo, devo partire e tornare verso casa.
Un salto al tendone del ristoro, due brioche ed un caffé e via verso la valle ed il mio lago.
La doccia calda di casa lava via la polvere ed il sudore ma la stanchezza resta a farmi compagnia nel lungo pomeriggio al lavoro sotto una pioggia battente.
 
Quello che mi resta di questa avventura è una ridda di emozioni, di amici incontrati nuovamente da cui hai avuto un sorriso ed a cui hai risposto nello stesso modo.
I flash nella memoria di un papero attaccato al casco di un ragazzo che, ogni qual volta mi passava vicino mi diceva “dai dai..”; oppure il maialino sul casco di un altro ancora che, con la pioggia, si era inzuppato tanto da appiattirsi sul casco stesso ed ancora il piccolo gufo del “Grande” Capo gufo di Trento, presente in squadra più agguerrito che mai.
Facce e persone a cui ripenso con piacere e che so di incontrare ancora su qualche sentiero, non sappiamo quando ma sappiamo che sarà cosi tra qualche tempo.
 
Ad una ragazza che leggendo il mio blog lascia un piacevole messaggio chiedendomi cosa provo nella ricerca dell’agonismo a tutti i costi rispondo che sinceramente non lo so!
Ogni qual volta ho provato a smettere mi sono sentita come senz’aria e pur sapendo che le gare diventano sempre più faticose e le mie performance sono quel che sono in loro trovo probabilmente quanto mi manca nella vita di tutti i giorni, seppur essa sia ricca di impegni, lavoro, famiglia, amici e sogni, come tutti del resto.
Forse, solo forse, vorrei che alcuni di quei sogni non restassero tali o che alcuni desideri si avverino come per magia pur sapendo che cosi non sarà.
 
Ma se si sono avverati alcuni di quei sogni, come il fare Val Rendeva oppure la Roc d’Azur o ancora la Rando Rouge in Francia no vedo perché non possano avverarsi alcuni dei desideri che girano per la mia testa matta.
Ma tutto questo, per quanto folle agli occhi di tanti, in fondo non è altro che quello che io chiamo vita, molto semplicemente la mia Vita.
 
Alla prossima
Kathy Pitton
 


Commenti:
ID10518 - 14/06/2011 11:21:51 - (giovane) - ..

un plauso a questo donna..

ID10533 - 14/06/2011 13:12:52 - (bado68) - bravissima

tutti cosi' dovrebbero essere i veri ciclisti,non come quell'ammasso di gente che arriva anche a drogarsi per fare meglio!!!!!

ID10538 - 14/06/2011 15:27:59 - (silvano64) - Speciale

Ti conosco solo per averti visto, da spettatore, in alcune gare di MTB, con tutto il gruppo, ed in ogni occasione provo emozioni che le corse e la bicicletta in generale, riescono ancora a darmi; Leggendo le tue parole, aggiungo nuovi sentimenti, che rubo tra le righe. Ciao.

ID10547 - 14/06/2011 19:28:29 - (orso) - ciao kathy

era un p che non ti si vedeva sui duri campi di battaglia ma il tuo articolo rispecchia tutta la la fatica che ci spinge a fare tutte le volte che prendiamo parte a queste manifestazioni ma alla fine siamo soddisfatti dei nostri risultati ciao alla prssima sudata

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