Nessuno studio alternativo a Gavardo e Montichiari

«Ci hanno sentito, non so se ci hanno ascoltato». È l’espressine usata da uno dei sindaci valsabbini presenti all’incontro a Roma fra i sindaci dell’asta del Chiese e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

E la dimostrazione che i sindaci non sono stati ascoltati è l’esito dell’incontro della Cabina di regia sul depuratore per i comuni Gardesani, coordinata dal Ministero, avvenuta ieri in videoconferenza (era prevista a Verona, ma la questione Coronavirus ha fatto optare per la via telematica).

Dall’incontro è stato escluso qualsiasi nuovo studio o ipotesi rispetto a quella che prevede i due impianti a Gavardo e Montichiari, come quella di portare tutti i reflui a Peschiera. E si proseguirà a tambur battente: entro fine marzo si terrà la nuova riunione tecnica per il via libera definitivo, così da avviare l’iter con la conferenza dei servizi preliminare. Unica concessione: un tavolo tecnico per approfondire le ricadute ambientali sul fiume Chiese.

All’incontro virtuale erano presenti: il professor Francesco Napolitano e il direttore generale del Ministero dell’ambiente Maddalena Mattei Gentili, dirigenti delle regioni Veneto e Lombardia, il presidente e il direttore dell’Ato di Brescia Aldo Boifava e Marco Zemello, il direttore tecnico di Acque Bresciane Mauro Olivieri, i vertici dell’Ato di Verona e dell’Azienda Gardesana Servizi e il presidente di Ats Garda Ambiente Giovanni Peretti.

«Abbiamo preso atto delle indicazioni dei funzionari ministeriali e dato la nostra più ampia disponibilità per garantire la qualità ambientale del Chiese» si è limitato a dire al termine Boifava. Il vertice ha di fatto fissato alcuni paletti.

Punto primo: Acque Bresciane e Ags hanno confermato che le condotte sublacuali «sono arrivate al limite della loro vita utile» e «la loro condizione attuale non permette ulteriori tentennamenti sulla realizzazione del nuovo sistema di collettamento», spiega una nota dell’Ato di Verona. La videoispezione in corso in questi giorni ha rilevato nuove concrezioni con fitobatteri in grado di perforare la struttura, nonostante la pulitura di un anno fa. Insomma, «basta ritardi».

Punto due: Verona (Ato, Ags e Tas) ha ribadito «in modo fermo » che a Peschiera, per quando riguarda la sponda bresciana, «confluiranno solo i reflui di Sirmione e Desenzano». Addio quindi all’ipotesi del maxidepuratore per l’intero lago.

Punto tre: come richiesto a Costa dai sindaci del Chiese, verrà istituito un tavolo ad hoc sulle ricadute ambientali del depuratore. Il tavolo sarà convocato dal ministero e il suo lavoro durerà due-tre settimane. L’obiettivo è «approfondire gli aspetti ambientali e gli impatti del progetto sul fiume Chiese» spiega una nota dell’Ato di Brescia. Lombardia e Veneto metteranno a disposizione tutti i dati e i campioni raccolti dalle rispettive Arpa. Al tavolo anche Aipo, il Consorzio di bonifica del medio Chiese e un tecnico individuato dai sindaci dell’asta del Chiese.

In cabina di regia sono convinti che il responso non potrà essere negativo (d’estate, quando a Montichiari il fiume è in secca, gli scarichi del depuratore saranno usati in agricoltura).

Resta però da capire cosa accadrà se l’approfondimento dicesse che il Chiese non è un recettore adeguato: basterà qualche «compensazione ambientale»? Bisognerà integrare il progetto? O a quel punto si dovranno valutare alternative? Si vedrà.

Ieri, ribadiscono dall’Ato, i rappresentanti del ministero hanno confermato «la necessità di procedere in tempi rapidi alla realizzazione del nuovo sistema di collettamento e depurazione». A fine marzo si trarranno le conclusioni.

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