12 Maggio 2022, 15.00
Gavardo
Blog - Maestro John

Per Mirco

di John Comini

Commovente la cerimonia di consegna di una poltrona per il reparto DH Oncologia dell’Ospedale di Gavardo, in ricordo di Mirco Comini.


Quando il 5 dicembre ci ha lasciati Raffaele, da tutti conosciuto come Mirco, le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo (e sono tantissime) sono state avvolte dalla tristezza. Lui, così forte, che ha praticato sport di ogni tipo, è salito sulle montagne del cielo a soli 62 anni. I suoi amici, pur tra le lacrime, hanno subito pensato ad un modo per conservare per sempre la memoria del grande amico, oltre agli indimenticabili ricordi del cuore. Ed hanno deciso di dedicare a Mirco una poltrona per prelievi e terapie per il reparto DH Oncologia dell’Ospedale di Gavardo.

Quando è partita la raccolta dei fondi, in un attimo ha raggiunto e superato la cifra richiesta. Il contributo è stato dato dai soci del gruppo ciclistico dell’Avis Gavardo, dal C.A.I. Gavardo, dai coscritti del ’56 e del ’59, dall’Associazione Tempo Perso, oltre che da numerosi amici e familiari.

Mercoledì pomeriggio, nel reparto Day Hospital Oncologico, si è svolta la cerimonia di consegna della poltrona, convocata dal direttore medico del Presidio di Gavardo, alla presenza della coordinatrice delle infermiere Monica Moretti, della caposala Claudia Spina, del medico del Reparto Michela Bonetti, oltre al personale infermieristico e non. Erano presenti, visibilmente commossi, oltre a Iris, la mamma di Mirco, il Presidente dell’AVIS Arturo Tebaldini, altri rappresentanti avisini, alcuni consiglieri in rappresentanza del CAI.

Il Direttore Generale dell'ASST del Garda, Mario Alparone, ha scritto una lettera di ringraziamento al Comitato spontaneo in ricordo di Mirco: “Esprimo il mio personale ringraziamento e quello di tutta la Direzione Aziendale per il sostegno dimostrato attraverso la donazione effettuata: un gesto di grande generosità e sensibilità nei confronti dei pazienti di questa Azienda. La vicinanza dei cittadini è di aiuto e di stimolo per tutti noi nell’affrontare l’importante carico di lavoro. L’attenzione rivolta ai nostri Ospedali è la migliore ricompensa per l’impegno professionale ed umano profuso da tutti gli operatori, che si uniscono nei ringraziamenti. Con profonda gratitudine porgo i miei più cordiali saluti.”

Importante: la somma raccolta è andata oltre le previsioni, tant’è che c’è stata la possibilità di approntare una targa in ricordo di Mirco, ma anche di Maccarinelli Cesare, di Re Giuseppe e del mitico Tedoldi Gianfranco detto Teddy (soci CAI) oltre che in ricordo di Podavini Silvano. Ma non è finita qui! C’è stata anche l’occasione di fare un cospicuo versamento a favore dell’IEO di Milano, che finanzia la Ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia, fondato dal Prof. Umberto Veronesi. Quell’ulteriore donazione si trasformerà così in borse di studio per la formazione del personale medico. Tutto questo non è bello e commovente?

E adesso mi permetto di riportare le testimonianze che alcuni amici di Mirco gli avevano dedicato.

Angiolino Goffi: “Quando hai condiviso la stessa corda sul ghiacciaio, la stessa discesa pazza nella prova speciale, la nebbia e la paura su un 4000, la fatica della salita in gara, il temporale sul Cervino o l’ascesa del Bianco, si crea tra i due un legame, un’amicizia che anche se apparentemente può sembrare sospesa, resta viscerale, parte di te e di lui. Non importa poi se nell’immenso mistero della vita le strade sembrano dividersi o le scelte possono essere diverse, anche se non ci si vede per dei mesi, quando ci si incontra non servono le parole, lo sguardo e lo stesso respiro si sincronizzano come allora, come sul ghiacciaio, come sugli sci, legati alla stessa corda…”

Massimo Scalvini: “Ora ti immaginiamo lassù a girare con bici, sci, a piedi, perché tu eri così, non stavi mai fermo e sicuramente troverai il mitico Teddy, i due Beppe, papà e zio che ti accompagneranno nelle tue avventure, e se un giorno scorgerai dietro di te qualcun altro…saremo noi sempre pronti a seguirti. Ora ti lasciamo partire, per chi rimane è già parte della nostra famiglia…Massimo, Simona, Anna, Paolo e Bea e Cami che ti chiamava Topo… e tutti gli amici che ti hanno accompagnato in questa vita.”

Germana Moreni: “Avrei tantissime cose da dire, ma ci vorrebbe un libro… Ciao Mirko...Ancora un saluto e poi ti lascio andare...per ringraziare sì gli amici di una vita, ma anche quelli che hai incontrato durante la vita, colleghi di lavoro, compagni di avventura, c'erano tutti a dimostrare e ricambiare un grande affetto. Grazie a tutti e come direbbe Mirko ‘vulis bé costa nient’...”

E Arturo Tebaldini, un mese dopo l’addio all’amico:
“Un mese e non è ancora facile parlarne.
Parlare del tuo avisino, del tuo ciclista, del tuo amico.
Tre cose apparentemente distinte, in realtà così intrecciate da renderle una cosa sola. Andiamo indietro e cominciamo dalla bicicletta. Quella da fuoristrada: il Rampichino. Così si chiamavano le prime MTB italiane di quei pionieri che le hanno introdotte, realizzate e utilizzate. Tu Mirco sei stato il nostro pioniere, per primo hai intuito il grande potenziale di quel mezzo meccanico che consentiva anche ai meno dotati di superare pendenze quasi impossibili e di immergersi nella natura dei monti in piena libertà. Tu Mirco mi hai fatto nascere la passione per le due ruote. Tu Mirco hai portato me e altri amici in posti e su strade che nemmeno lontanamente io e molti altri mai avremmo immaginato di percorrere.

E quando venticinque anni fa ho pensato di costituire un Gruppo Ciclistico dell’AVIS di Gavardo c’eri sempre tu, in prima fila come fondatore e suggeritore. Le nostre escursioni, da quel momento si sono colorate con i colori AVIS delle nostre divise: il bianco, il blu e il rosso. E a seguire la cosa per me più bella: da una pratica straordinaria, ma pur sempre un bel passatempo, hai deciso di donare il tuo sangue e diventare donatore. Molti altri dei nostri ciclisti hanno fatto il tuo percorso: dalla sella di una bicicletta al lettino con il braccio steso per riempire una sacca d’amore. Siamo arrivati dunque al Mirco avisino. Ora tocca al Mirco amico. Non un amico qualsiasi ma quell’amico compreso in quella cerchia che in dialetto bresciano viene chiamata “i mé amici”. Frequentazione, complicità, intimità, necessità di stare insieme. E stare bene assieme.

Negli ultimi tempi tu hai cercato, e lo stesso noi, di passare più tempo possibile insieme. Al ristorante, in pizzeria, a casa mia o dal Massi, intensificando quello che sempre abbiamo fatto. Una domenica sera tu Mirco hai dovuto rinunciare per stanchezza alla cena a casa mia. Avevi suggerito tu il menu che puntualmente Massi e io avevamo approntato. Il giorno seguente ti ho portato a casa la tua parte e mi hai detto “Só prope encasàt. Ghé tignie pròpe”. Non era per il cibo, ci stavi dicendo che ci volevi così bene che non essere stato con noi ti addolorava fino all’arrabbiatura. Ti vogliamo tutti bene Mirco, tantissimo.  L’AVIS, i ciclisti, gli amici. Per non parlare della tua famiglia. Devi riconoscere Mirco come i tuoi figli siano stati all’altezza della situazione: veramente bravi Rachele e Ettore, ben sostenuti da Luca e Laura. Che dire della mamma Iris, che per amore e per starti più vicino non mi stupirei abbia scritto il suo nome, come sotto le seggiole in Tesio, anche dove adesso riposi.

E infine Anto.  Abbiamo ancora bisogno di te. All’AVIS come donatrice e volontaria ai ristori, le tue amiche e coscritte a cui sei particolarmente legata, i tuoi amici tra i quali anche il gruppo dei ciclisti. Abbracciando te abbracceremo anche Mirco. Ti prego Anto non negarcelo.
Finisco. Mirco avrai riconosciuto l’immagine in filigrana in sottofondo. È il tuo libro che hai regalato al GCE AVIS e che gelosamente custodisco. A suo tempo mi dicesti: “Tienilo tu in sede, può servire quando mettiamo giù le uscite del gruppo”. È il libro delle prime uscite da pionieri. Ti prometto che almeno una uscita all’anno, il Giro Mirco, lo prenderemo da quel libro. Stai vicino a noi e non farci mai sbagliare strada.

Grazie infinite amico Mirco. Di persona non ci siamo mai detti di volerci bene. Ma serve quando è evidente?

PS.- Ho scritto Mirco con la “c” perché nella mia rubrica del cellulare, da trent’anni a questa parte, l’ho scritto così, senza K.”

Arturo mi racconta che Mirco aveva due amori di nome Ferrari: la bella e dolce moglie Antonella e la rossa di Maranello. Penso che Mirco, da qualche parte del cielo azzurro, sia contento di vedere sfrecciare la sua auto preferita e di veder vincere la sua Inter… Mando un abbraccio ai suoi familiari. Ciao Mirco!

John (quello che tiene alla Juve…)

Nelle foto:
1) Mirco con la moglie Antonella
2) La consegna della poltrona
3) La mamma di Mirco con Massimo Scalvini
4) La targa


Grazie di cuore agli amici Arturo Tebaldini, Massimo Scalvini e Antenore Taraborelli


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