Dal 1° gennaio ha raggiunto la meritata pensione Orazio Valdagni, che per 39 anni ha lavorato presso il Comune di Gavardo
Orazio è da tutti conosciuto sia per il suo ruolo in Municipio sia per il suo carattere ironico, appassionato e dai molteplici interessi.
Il 30 dicembre 2020 (anno fatidico) è stato salutato e ringraziato dal Sindaco Comaglio e dal Consiglio Comunale, insieme ad altre due dipendenti che hanno terminato il servizio lavorativo: Marani Carla (15 anni di servizio amministrativo-servizi sociali) e Massolini Ermida (19 anni di servizio-messo comunale: è figlia di Battista e della Maria Rivetta, che erano addetti alla Centrale elettrica del Lanificio, sul fiume Chiese).
A tutt’e tre è stato consegnato l’attestato di riconoscimento, in forma di pergamena. Ad Orazio è stata scritta questa dedica: “
Per avere svolto il proprio lavoro durante i 39 anni di servizio presso il Comune con dedizione, competenza, cortesia, distinguendosi quale punto di riferimento per tutta la cittadinanza.”
Se dovesse raccontare le persone che ha conosciuto e gli accadimenti della propria vita in Comune, penso che Orazio potrebbe scrivere un poema (del resto, chiamandosi Orazio…).
Lavorando nel Municipio di piazza Marconi, ha potuto conoscere molti sindaci: Gabriele Avanzi (al secondo mandato elettorale), Gian Paolo Mora (dall’85 al ‘95), il caro Gaetano Mora (1995-2004), Gian Battista Tonni (2004-2009) Emanuele Vezzola (2009-2017), Sergio Bertoloni (vicesindaco f. f. 2017-2018), Anna Pavone (commissario, 2018-2019) e Davide Comaglio, in carica dal 27 maggio 2019.
Orazio ha incontrato segretari comunali (come non ricordare il mitico avvocato Malservigi?), assessori, consiglieri, vigili, il personale dei vari uffici ed il gran via vai di persone, che entravano ed uscivano dalle stanze, spesso fermandosi a discutere sulle scale o davanti al portone, ai piedi del grande tiglio.
Chissà quante carte ha visionato, chissà quanti consigli ha dato, chissà quante lamentele ha dovuto ascoltare ed appianare! E chissà quanti nuovi regolamenti e leggi e modifiche burocratiche avrà dovuto imparare.
Perché un Comune è il luogo della democrazia, lì vengono dibattuti i problemi del vivere della comunità.
Di certo Orazio avrà conosciuto centinaia e centinaia di persone, ognuna con il proprio carattere, ognuna con i propri problemi, ognuna con il proprio stile nel rapportarsi con gli altri.
Durante i mesi del lockdown, poiché l’attività era limitata e la presenza del pubblico ridotta, Orazio non è stato con le mani in mano. Partendo dal lontano 1906 ed utilizzando una ricerca svolta dall’indimenticato Sandro Dusi, ha riordinato le carte dell’archivio, redigendo un approfondito catalogo del commercio al minuto e degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande.
Sono pagine e pagine ricche di notizie, di date, dove si può ricostruire la storia di negozi, bar e trattorie.
Vi compaiono gli anni di nascita delle attività, i cambi di proprietà, frutto di un lavoro meticoloso, utilissimo per chi vorrà conoscere la storia economica e sociale del paese.
Orazio è nato il 31 luglio 1958 nella casa di via Carlo Sormani 41, tra il Chiese (ah il Chiese!) ed il Naviglio, al confine con la Gavardina.
La casa si trova in una delle vie storiche di Gavardo, in una delle quali ha vissuto il sommo musicista Nestore Baronchelli. Il salto d’acqua fra Naviglio e Chiese fu sfruttato per ricavare forza motrice di vari impianti, da una cartiera al setificio dell’imprenditore milanese Carlo Sormani (da cui il nome della via) fino al Lanificio di Gavardo che ne ricavò alloggi per gli operai.
Orazio ha un simpatico fratello, Giovanni, nato nel ‘61 ed ora ragioniere a Ponte San Marco.
La mamma era la cara Fontana Lidia, terza di 9 figli (di cui 3 deceduti precocemente): Emilio, Aristide (il celebre calzolaio), Giulia (infermiera a Busto Arsizio), Orsola (moglie di Grumi Battista e mamma di Filippo) e “Giovannino”, pure lui ‘scarpulì’.
Lidia ha lavorato al Lanificio per 37 anni, e Orazio ricorda che lavava la biancheria nel Naviglio, a pochi metri da casa.
I nonni Fontana avevano lavorato a Limone come fattori del Bruni Conter.
Il papà di Orazio era il caro Ezio Valdagni: nato nel ’30, era una persona onesta, che amava l’amicizia e la compagnia. Anche lui veniva da una famiglia di 9 fratelli, tra i quali Battista, Maria, Caterina (mamma del caro Sergio Ortolani) e Assunta.
Negli anni ’50 aveva giocato come portiere nell’A.C. Gavardo, ai tempi del mitico Leni, di Tedoldi (papà del caro Teddy), Favagrossa, Rivetta, Ongaro (bravo maestro), Trotti, Avanzi, Baresi...
Il signor Ezio lavorava presso il mobilificio Manenti, ed era un eccellente falegname: ho ammirato le porte, il tavolo e la credenza da lui magistralmente costruiti.
Orazio da bambino ha frequentato il Nido di Via Sormani, in cui giocavano i figli dei dipendenti del Lanificio, e ricorda la cara suor Ermanna.
Successivamente è andato alla scuola materna delle Suore Orsoline, con le mitiche suor Guglielmina e Madre Rosa.
Nella classe 1^ elementare aveva il maestro Vezzoni, dalla 2^ il maestro Savoldi Gualtiero di Sopraponte (Orazio ricorda che conservava i suoi quaderni poiché era bravo nella scrittura), poi ha avuto il maestro Cantoni di Prevalle (insegnante storico, è stato maestro del papà di Orazio e del mio caro cognato Giovanni Avanzi).
Durante l’estate Orazio ha frequentato la leggendaria colonia di Livemmo, dove aveva come ‘signorina’ la mia attuale moglie: qui le battute mi vengono ma non posso scriverle!
Ha frequentato i primi due anni delle Scuole medie all’oratorio e l’ultimo anno in via Dossolo: ricorda i professori Sarti (matematica), Paci (arte), Tadini (italiano) e Crescini (musica). Frequentava l’oratorio, dove ha giocato con me a “balunsì”.
Mentre il papà era interista (nessuno è perfetto…) Orazio ha sempre tifato per “Rombo di tuono”, il grande Gigi Riva. Quindi tifava Cagliari, senza mai dimenticare le rondinelle del Brescia.
Ha sempre avuto molti amici, come Mauro Zane, Carlo Bresciani detto Charlie e tanti altri.
È diventato ragioniere presso l’Istituto Battisti di Salò. Aveva un bel rapporto con il prof. Sergio Zanca: la domenica si recava con lui a vedere il Brescia e poi lo accompagnava a ‘Bresciaoggi’, il quotidiano per cui lo Zanca scriveva.
Nel periodo estivo Orazio lavorava presso le Fonderie Mora. Quindi ha svolto il servizio militare per 12 mesi nell’artiglieria a cavallo, facendo il Centro Addestramento Reclute ad Albenga per essere trasferito poi a Cremona nella caserma ‘Col di Lana’.
È stato congedato il 12 marzo 1981, ed è stato chiamato dal Comune per il censimento. Il 21 aprile 1981 è stato assunto dopo aver superato un concorso insieme ad Angelo Grumi.
Orazio ha lavorato nell’ufficio ragioneria per 9 anni, successivamente nel giugno del 1990 (sindaco Gian Paolo Mora) è andato all’Ufficio Tributi e Commercio.
E qui ricorda un aneddoto “storico”, accaduto durante l’alluvione del 7 giugno 1990.
La sera precedente Orazio, con il sindaco, don Francesco, gli ex sindaci Baronchelli e Franchi, il dottor Achille Mora ed altre persone si erano recati presso il ristorante “
La Rosa Selvatica” di Sopraponte per festeggiare la pensione del dottor Valentino Monchieri. Avendo fatto le ore piccole, e poiché le piogge intense ed ininterrotte avevano allagato le strade, i commensali hanno preferito pernottare lì (pare che il caro don Francesco abbia dormito nella 128 bianca, dono della popolazione).
Orazio ed il sindaco Gian Paolo sono partiti, e si sono trovati proprio dinanzi al disastro della piena del Vrenda e del Chiese, che aveva fatto crollare lo storico ponte di collegamento. La gente, nel vederli arrivare così presto, ha esclamato: “
Madóna che brai, ghè zà ché chèi del Cümù!”
Il resto è storia.
Adesso che è in pensione, Orazio ha tutto il tempo per coltivare le sue passioni. La prima è la caccia (è stato segretario della Federcaccia dall’89 al 2004, quand’era presidente Gian Paolo Mora). Nel suo cortile scodinzolano due bei cani: il “suo” Athos, un setter irlandese e Jack, un setter inglese di proprietà del fratello.
Da sempre Orazio è un grande appassionato di opera lirica, possiede una ricca collezione di dischi ed ama il canto. Gli sarebbe tanto piaciuto cantare con i bravi coristi de “La Faita”, ma varie circostanze gli hanno negato quel desiderio.
Continuerà a dare una mano al fratello nella coltivazione dell’orto.
Certamente continuerà le gare di trisacco: l’ho visto in alcune foto, accanto ad una bella biondina…
A proposito, devo glissare sugli amori. Perché corre voce che Orazio abbia avuto (e ne ha tuttora) molte fiamme, ma è sempre scampato alle nozze.
Secondo il motto di un celebre scrittore, che Orazio cita spesso: “
Ci sono due cose che ho sempre amato alla follia: le donne e il celibato.” Beato te, Orazio, beato te!
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John
Nelle foto:
1) Orazio e la collega Nadya
2) All’asilo delle Orsoline (il piccolo Orazio è il secondo da sinistra)
3) Il sindaco Comaglio alla premiazione di Orazio, Marani Carla e Massolini Ermida
4) Orazio con impiegati e vigili sulle scale del Municipio nel dicembre 2000