31 Gennaio 2021, 07.06
Gavardo
Ambiente

Nubi sulle Fonderie Mora

di red.

Del tutto inefficace la diffida da parte della Provincia di Brescia, un procedimento avviato quasi un anno fa. A dirlo sono i dati Arpa interpretati da Legambiente, che tuona: «Incredibile che Ats e Asst non dicano nulla»


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Difficile riassumere quanto viene inviato in redazione da Legambiente Brescia Est in merito ai più recenti avvenimenti che riguardano le Fonderie Mora, elencando richieste degli enti preposti, risultati delle analisi eseguite dall’Arpa ed inadempienze dell’azienda.

Preferiamo dunque riportare il documento integrale.

Oggetto: Fonderia Mora Gavardo Spa
avvio del procedimento di diffida di cui all’art. 29-decies, comma 9 del d.lgs. 152/06 e s.m.i..

A marzo 2020, in presenza di un procedimento di diffida avviato dalla Provincia di Brescia a carico della Fonderia Mora di Gavardo, il Circolo di Legambiente Brescia EST così si esprimeva:

- non esistono più dubbi sulla pericolosità dell’impianto in oggetto, sia per i cittadini, sia per chi ci lavora, anche se incredibilmente “inconsapevole” di quanto accade;

- la Direzione aziendale è totalmente inaffidabile e non in grado di garantire la corretta gestione dell’impianto.

Con tali premesse Legambiente chiedeva la sospensione di ogni attività delle Fonderie Mora, fino alla completa soddisfazione di tutti i requisiti richiesti per un corretto funzionamento.
La Provincia ha ritenuto di procedere reiterando una diffida corredandola di nuove prescrizioni e di un nuovo cronoprogramma di interventi ritenuti necessari.

Le successive verifiche effettuate da ARPA il 21/09 e il 25/11/2020 di cui alla relazione della stessa ARPA del 31 dicembre scorso, a 3 anni e mezzo dal rilascio dell'AIA ripropongono temi e osservazioni purtroppo note.

-Innanzitutto le condizioni di vita dei residenti che hanno continuato a subire, documentare e segnalare emissioni anomale per tutti i fattori considerati: odori, polveri e rumori

-Gran parte degli interventi indicati nel provvedimento di diffida del giugno 2020 non sono stati completati entro le scadenze prescritte, in parte completati nel periodo tra le due recenti ispezioni, in parte non effettuati.

Giova sempre ricordare che l'AIA è del luglio 2017
, dopo una proroga della precedente nel 2011, essa stessa rilasciata con un nutrito scadenzario di interventi necessari per il pieno efficientamento dell'impianto, a conferma che esso non possedeva i requisiti per il corretto funzionamento.

Accanto a tali constatazioni ARPA è costretta inoltre a dichiarare:

– in varie postazioni risultano mancanti centinaia di ore relative alla sonda triboelettrica rispetto ai dati registrati dal pressostato differenziale

– tale circostanza “non permette una scrupolosa e regolare supervisione dello stato dei filtri e potrebbe impedire un pronto intervento da parte degli addetti alla manutenzione che potrebbero portare a condizioni di stress e deterioramento degli impianti di filtrazione “

– relativamente ad E 33 , collegata all’ aspirazione di nastri di recupero H1 /H3 , centrale e recupero terre H1/H3, distaffatore H1, distaffatore e centrale getti medi, Centrale terre H1 e H3 “I dati non si sono rivelati attendibili ed inoltre risultano mancanti alcune registrazioni .. e osservando i dati del pressostato differenziale si evidenzia un andamento che può essere indice di una emissione anomala in termini di polverosità”

– relativamente ad E10 (granigliatrice grandi getti) dai “dati acquisiti emerge un andamento emissivo particolare per l’emissione, indice di una emissione anomala in termini di polverosità ... Inoltre vengono analizzati i dati registrati dal sensore triboelettrico e ne risulta che quest’ ultimi non trovano alcun riscontro con la realtà impiantistica. Pertanto tali dati non sono stati considerati attendibili. Risultano inoltre mancanti numerose ore di registrazione.

– Emissione E13 (forni fusori) “Si evince un indice di intasamento maniche filtranti a partire da settembre. I dati registrati dal sensore triboelettrico risultano mancanti in diversi orari. Sono almeno 253 le ore mancanti.

Gli Ispettori non possono che concludere:

A) l’assenza di registrazione dei dati dei sensori triboelettrici

B) dati non coerenti con l’andamento produttivo e non congruenti con l’unità di misura

C) le soglie di allarme e le sonde installate non si sono rivelate misure sufficienti a garantire un controllo dei sistemi di abbattimento delle emissioni in atmosfera.

D) l'inottemperanza rispetto alla prescrizione contenuta nella diffida del 05/06/2020 in quanto vi è la mancanza di registrazione dati triboelettrici

E) l'inottemperanza relativa alla prescrizione contenuta al punto 19 del paragrafo e.1.3 dell’allegato tecnico che prescrive che qualunque interruzione nell’esercizio degli impianti di abbattimento necessaria per la loro manutenzione o per guasti accidentali, deve comportare la fermata limitatamente al ciclo tecnologico collegato e deve esserne data comunicazione entro le 8 ore successive all’ evento all’autorità giudiziaria.

F) il controllo gestionale degli impianti tecnologici installati non è adeguato

Legambiente, nel prendere atto del contenuto della relazione ispettiva, espone quanto segue:

- sono riconfermate diffuse violazioni dell’AIA vigente e delle prescrizioni in più circostanze rinnovate

- la struttura e l’impiantistica, ancorchè migliorate, non consentono il rispetto dell’AIA e delle prescrizioni

- il personale addetto agli impianti non è in condizione di garantire il controllo della gestione impiantistica e dei sistemi di abbattimento delle emissioni

- si constata ancora una volta che l’Azienda non è affidabile, in quanto ogni volta l'assenza di dati variamente giustificata o del tutto ingiustificata, di fatto elude anche l'efficacia della funzione ispettiva che gli Uffici preposti non sono in grado di esercitare.
Espressamente sollecitata a prendere provvedimenti, in data 11/01/2921 la Provincia comunica l'avvio dell'ennesimo procedimento ai sensi dell'art .29 - decies, comma 9 del d.lgs. 152/06

In proposito:

– Legambiente condivide la richiesta di assunzione di nuovi provvedimenti e ne sollecita l'attivazione.

– Si ritiene che la semplice diffida abbia dimostrato di essere del tutto inefficace.
Esistono tutte le premesse per l'applicazione di quanto previsto dal punto c) del richiamato articolo, ossia “la revoca dell'autorizzazione e la chiusura dell'installazione, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo o di danno per l'ambiente”

– Legambiente presenterà queste istanze al tavolo tecnico auspicato da ARPA, peraltro da noi sollecitato ancora al tempo dell'ingresso della nuova proprietà in Fonderia.
Legambiente denuncia l'assenza totale in questa vicenda dell'ATS e della ASST, in un contesto di gravissima rilevanza sanitaria e ambientale che dura da molti anni, nello specifico contesto ed in quello provinciale, che ha meritato alla nostra Provincia il primato europeo per decessi in relazione alla qualità dell'aria.

Raffaele Forgione Presidente
Circolo Legambiente Brescia est




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