23 Gennaio 2022, 09.00
Gavardo
Blog - Maestro John

Le «mie» chiese, il nostro Chiese

di John Comini

Quante chiese ho visto nella mia vita! Impossibile citarle tutte. Farò un rapido excursus, collegato alle vicende della mia vita. Infine parlerò del Chiese e della cara Santina Poletti


Sono stato battezzato nello stupendo Duomo di Salò, dedicato a Santa Maria Annunziata nel XV secolo. Papa Francesco ha detto che dobbiamo ricordare la data del nostro Battesimo, perché è un secondo compleanno, il fondamento della vita cristiana. Ma purtroppo non so la mia data esatta, certamente quasi subito dopo la mia nascita in Vicolo Orti.

Probabilmente mi ha battezzato Mons. Milani Prezioso, ora sepolto a Idro. Un tempo si celebrava quasi subito il battesimo. Forse mia mamma non mi ha portato in Duomo, perché le puerpere rimanevano a letto almeno una settimana, per rimettersi in sesto, magari bevendo brodo di gallina.

Nel Duomo si sono sposati i miei genitori il 22 maggio 1940, ed erano le prime nozze celebrate da monsignor Ferretti. A Salò sono stati battezzati i miei fratelli Franco (‘41), Secondo detto Dino (‘42), Margherita detta Rita (‘43) e la mia cara sorellina Mariangela, ora angelo fra gli angeli (1946-1951). Erano stati portati in carrozza con cavallo del signor Anselmi di Salò. Forse il sottoscritto è stato portato da un asino… Poi è stata battezzata mia sorella Valentina, poco prima di andare a Gavardo.

Quando i miei si sono trasferiti nel 1954 in piazza De Medici, giocavo sul sagrato della bella Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo (risalente all’VIII secolo, unica chiesa esistente in un territorio molto vasto, poi ingrandita ed abbellita sempre di più). Lì ho iniziato la mia “carriera” ecclesiastica, da paggetto a chierichetto a tarcisiano.

Guardando il soffitto, mi attiravano due affreschi: in uno, con il Papa e un esercito schierato in battaglia, è dipinto Gian Battista Bruni Conter in divisa da ufficiale, con la spada rivolta verso il basso. In un altro, in un’apoteosi di angeli, è inginocchiata ai banchi la famiglia Sigismondi - Dallavia. E che magnifico portone! Costruito nel 1617 su commissione della comunità gavardese, sono raffigurati tutti i patroni delle varie parrocchie che via via si sono rese autonome nel territorio, oltre agli evangelisti ed alla Vergine, perché la chiesa è dedicata a Santa Maria Assunta.

Quando c’era un matrimonio
si aspettava il lancio dei confetti fuori dalla chiesa, li raccattavamo da terra  e poi ce li pappavamo tutti: quanti anticorpi nella nostra infanzia… Nella parrocchiale è stato battezzato da don Flavio Saleri mio figlio Andrea, luce dei miei stanchi occhi, ed ha celebrato la sua Prima Messa il mio coscritto don Paolo Goffi! Ad multos annos, amico mio!

Accanto alla Parrocchiale c’era la chiesetta dei Disciplini: durante il bombardamento di lunedì 29 gennaio ’45  era rimasta miracolosamente intatta la statua della Madonna. Nella chiesetta vennero pietosamente posti i corpi delle povere vittime.

La chiesa di San Rocco è un intreccio straordinario di religiosità, arte e speranza. Fu costruita durante la terribile epidemia di peste sopraggiunta negli anni 1478-1479: al suo interno vi sono affreschi straordinari. San Rocco è il santo protettore degli appestati: per questo le chiese a lui dedicate si trovano all’ingresso dei paesi.

Come dimenticare le “processiù”? C’era sempre un sacco di gente, praticamente tutto il paese. C’era la banda, c’erano i notabili del paese, c’erano le orfanelle con le suore, c’erano le vedove inconsolate… C’era uno stuolo di preti (adesso è già un miracolo trovarne un paio). C’erano le luci sui davanzali e gli altarini nei vicoli: che spetàcol! Prima si portava la statua della Madonna dalla parrocchiale a San Rocco, mentre le campane facevano “den den den den” in segno di allegrezza e la gente cantava “Mira il tuo popolo o bella Signora, che pien di giubilo oggi ti onora.” Quando vicino alla pesa pubblica si faceva l’inversione a U, il corteo da sacro diventava profano, sé e zó söla pesa, e si potevano lanciare occhiate furtive verso il reparto femminile (che, nascosto dai veli, pare facesse altrettanto).

Invece l’8 settembre, festa della Natività della B.V.M, la statua della Madonna traslocava di nuovo e andava in giù dagli scalini di San Rocco verso la Parrocchiale. Ricordo il Poletti, papà del Giulio e dell’Aurelio, che aveva una voce stupenda. Ti faceva capire con la sua voce che davvero, come diceva Monsignor Ferretti, “cantare è pregare due volte”.

Tutte le estati frequentavo la mitica colonia di Livemmo: tutti i giorni c’era la Messa, celebrata dall’indimenticato don Angelo Calegari, e quante preghiere con la signorina Orsolina Avanzi: ma tutto questo non pesava. E sempre a Livemmo camminavamo verso la chiesa di Odeno, e quando salivamo verso la pineta vedevamo quel meraviglioso gioiello che è la Chiesetta di San Rocco, che custodisce stupendi affreschi recentemente restaurati su iniziativa dell’Associazione Culturale Riflessi di Luce del mitico Daniele Meschini.

Vicino c’è il Santuario di Sant’Andrea o dei Morti di Barbaine, dove si respira un’aria di intensa spiritualità. A ridosso della chiesa c’è l’abitazione di un sacerdote che vive da “eremita”, ma che è a disposizione di chi vuol riflettere sulla propria vita e sulla propria anima. Accanto alla chiesa è stato eretto, nella semplice coreografia di marmoree steli spezzate, il monumento ai caduti partigiani delle brigate “Perlasca” e “Matteotti”. Per non dimenticare. Mai.

Quante volte ho fatto il chierichetto di don Erminio Bertuzzi nella stupenda chiesa di Sant’Antonio Abate a Limone, con il cielo stellato, il confessionale, il pulpito, la cantoria e l’organo! A noi ragazzi terribili (lo chiamavamo don Sterminio, mah!)  piaceva la proposta di vita in stile libero che costantemente ci faceva. Ma nelle “mani buche” di don Erminio sgorgava una inesauribile generosità. Fu curato a Gavardo dal 1959 al 1969.  Correva sulle strade polverose con la tua 1100 nera piena zeppa di passeggeri, infrangendo ogni regola stradale…ma l’importante era stare insieme, senza tante prediche, l’importante era volersi bene.

Nella chiesa di Limone, a settembre, da molti anni i “vecchi” curati di Gavardo, ora divenuti parroci, celebrano la Messa, con la partecipazione di tanti amici che si incontrano per vivere un momento di preghiera, per cantare insieme, per condividere poi una cena al bell’Agriturismo Morso46 con le persone che hanno segnato la vita spirituale di tanta gente.

Il sottoscritto (tutto casa, chiesa e oratorio) spesso veniva chiamato dal caro don Mansueto Bonera a leggere le varie letture nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, uno scrigno di arte e devozione, accanto all’ex Monastero dove ho frequentato l’asilo delle suore Orsoline. Insieme a me serviva la Messa l’amico Giulio Poletti.

Don Mansueto mi chiamava anche a leggere nella cappella dell’Ospedale, con le suore premurose di cui conservo un affettuoso ricordo.

Col tempo ho spesso partecipato alla Messa nella Casa di Riposo Cenacolo Elisa Baldo, celebrata con intensità da sacerdoti in pensione, e talvolta anche nella Casa di Riposo La Memoria.

Nella bella chiesetta di San Fermo, a San Felice del Benaco, di fronte alla meravigliosa Isola del Garda, ho sposato la mia attuale moglie (santa donna, ma io sono un martire!). Era domenica 24 luglio 1977, se ci fossimo sposati di sabato i miei avrebbero dovuto chiudere il negozio, e allora sai che pena per il cassetto santo e benedetto…Così ci siamo rivolti alla Diocesi Veneta. Quanti ricordi: dove la trovavo una moglie più dolce e più buona e più…e più…?

Spesso con Emi e altre “pie donne” ci rechiamo ad accendere una candela ed a pregare nel Santuario della Madonna di Paitone, costruito nel 1534 sul luogo dove, secondo la tradizione, la Vergine era miracolosamente apparsa ad un ragazzo sordomuto. La chiesa è incantevole, sia nella cornice naturale, sia nelle fantastiche opere d’arte (c’è anche una pala del Moretto). Ora ci sono tre Suore della Congregazione delle “Sorelle dell’Immacolata”: è struggente sentirle pregare e cantare, anche con la chitarra.

Vicino alla strada che porta alla bella chiesetta di San Carlo (dove don Cesare Polvara aveva festeggiato il 40° di sacerdozio insieme ad amici e coscritti del ’51), si sale nella meravigliosa frazione di Marzatica, tra verdi boschi, uliveti e vigneti da fiaba, dove nella chiesetta di San Giuseppe viene celebrata ogni ultimo lunedì del mese una Santa Messa.

Da un articolo del mio bravo ex alunno Patrick Doniselli scopro che la chiesetta è del 1742 , voluta dall’allora Patron di Marzatica, il conte Foresti, con la moglie Domicilla Rivetta, in segno di religiosità e di ricordo degli anni in cui la frazione era quasi tutta un convento. Costretta all’abbandono ed al degrado, venne ristrutturata per opera di don Francesco Zilioli nel 1980 e ribenedetta nel 1983, in memoria di mons. Luigi Ferretti: il borgo del Quadrèl donò la campana.

Nella splendida chiesa di San Giorgio a Bagolino si sono sposati mio nipote Rosario Ardesi e la bella Alice Foglio. Giornata indimenticabile, fuori c’era il diluvio, ma il simpatico don Paolo ha detto nell’omelia: “Fuori piove, ma il sole lo portate voi.” Ed ora è arrivato Nicodemo: in suo onore e per l’arrivo di un altro bambino, Francesco, le campane sono state suonate a festa.

Nella bella chiesa di San Lorenzo,
a Sopraponte, durante la Festa dell’Immacolata è stata battezzata Angelica, la bambina di mia nipote Barbara Barovelli e di Giulio Del Bono. Ha celebrato mons. Italo, che sorrideva sotto la mascherina.

Spesso ho partecipato alla Messa nel Santuario della Beata Vergine del Mangér, a Vallio Terme, un luogo di fede immerso nel verde, che ti dona davvero la serenità dello spirito. E nella parrocchiale di Vallio ho rappresentato “Dov’è Nikolajewka?” (tratto dal bel libro di Mauro Abastanotti) con Deni Giustacchini e Luca Lombardi.

Ho potuto conoscere molte belle chiese nei miei vari trasferimenti scolastici a Gardone Riviera, Mocasina e Prevalle San Zenone.
Son salito verso lo stupendo Monumento Naturale dell’Altopiano di Cariadeghe, sopra Serle, dove c’è il meraviglioso ex monastero di San Bartolomeo. Gli scavi hanno messo in luce importanti reperti medievali, che la mia amica Sara Ragnoli mi aveva descritto con acume e competenza.

Ricordo lo spettacolo “Una piccola storia”
, grazie all’amica Manuela Bonacina, con il Teatro Gavardo, il Coro La Faita, alcune attrici dell’Illustre Teatro di Vestone in occasione delle Feste Decennali della Madonna della Rocca 2012.

Penso che siamo fortunati ad avere così tante chiese, anche quelle piccole, anche quelle sperdute. Non saranno magnifiche cattedrali, ma sono luogo di preghiera, luogo dove si proclama ogni giorno il mistero dell’eucarestia. Ognuna è frutto di una fede immensa, ognuna è il tramite tra l’umanità e l’infinità del cielo. Gli uomini di un tempo vivevano i drammi della malattia, della morte, del dolore, della passione, proprio come noi. Ma credevano nel sacro, nel mistero, erano coscienti di essere fragili e peccatori.

Don Diego Facchetti disse: “una volta c’erano chiese ricche e case povere, adesso chiese povere e case ricche”.
In tempi difficili, dove tutto era precario, si voleva costruire una chiesa bella e ricca perché era la casa del Signore. Il Vangelo ci insegna che ogni uomo è sacro: anche il più piccolo, anche il più povero, anche il più fragile, ha l’infinito nel cuore.

Nei “Promessi sposi” del Manzoni, il commovente addio di Lucia che saluta tristemente, a bordo di una barca, il paese tanto amato, termina così: «Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.»

E continuo a sperare e a pregare perché i politici ed il nuovo Prefetto ripensino all’assurdo progetto del mega depuratore del Garda sul Chiese, che oltre a danneggiare un fiume (ora in secca in molti tratti) creerà problemi per anni a tutta la viabilità del Garda, senza risolvere nulla ed a spese della comunità.

La bravissima Clementina Coppini ha scritto sul Giornale di Brescia, nell’articolo ‘Ha qualcosa di sacro quel fiume che nasce dal Fumo”: «Il Chiese è Leggenda e da millenni insegna agli uomini che gli danno retta dove andare e dove fermarsi. Lo fa ancora, bisogna solo ascoltare.”

Infine vorrei ricordare la signora Santina Poletti vedova Goffi, salita in Paradiso a 90 anni  appena compiuti: era nata il 16 gennaio del ’32, ci ha lasciati il 20 gennaio.
Era una persona davvero buona e gentile, andava spesso a trovare l’amica Paola Tebaldini (da tutti chiamata Leti), mamma della mia amica Daniela Massolini. L’estate si recavano insieme al mare. I funerali sono stati celebrati da padre Ezio Bettini, dinanzi ad una chiesa colma di gente, che ha dimostrato quanto bene volesse alla cara Santina.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!
maestro John

Nelle foto:
1) Mons. Ferretti con il piccolo clero di Gavardo
2) La Messa degli ex curati nella Chiesa di Limone
3) Il fiume Chiese ed il canale Naviglio a Gavardo (foto tratta dal bel libro a cura di Marcello Zane “Fra valle e pianura” Storie di acque e di terre lungo il fiume Chiese fra Gavardo e Calcinato, Grafo edizioni)
4) Santina Poletti con l’amica Leti (grazie a Daniela per la foto)



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