25 Giugno 2010, 16.56
Gavardo
Lettere

Identità cristiana è identità d'amore

Dal Giornale di Brescia un'ulteriore riflessione in merito al botta e risposta fra gli scout gavardesi e il loro sindaco. Pubblichiamo volentieri

 
Il Giornale di Brescia ha ospitato in data 18 giugno 2010 (l'avevamo fatto anche noi di vallesabbianews.it) una lettera del sindaco di Gavardo indirizzata ai ragazzi scouts suoi concittadini.
Egli scrive come sindaco del paese gardesano ma in effetti tratta argomenti che interessano, oltre gli scouts del paese, tutti noi che condividiamo la fede cattolica.
Attuare il Vangelo nel ruolo politico di pubblico amministratore è sicuramente arduo. Non sempre la politica dà delle certezze, al contrario della fede che è tale perché rafforza le convinzioni di ognuno.
 
La ricerca di sostegni religiosi e pastorali nell'azione amministrativa di primo cittadino, così come è stata espressa nella sua lettera, crea dubbi sull'identità cristiana che egli vuole privilegiare.
Il cristianesimo non si contrappone a nessuna cultura orientale od occidentale, si contrappone solo al peccato, si contrappone al rifiuto di riconoscere dignità ad ogni singola creatura, si contrappone al rifiuto dell'accoglienza dell'altro che è nostro fratello in quanto figlio di Dio.
Stabilire quale sia l'integrazione possibile può caratterizzare l'attività del politico amministratore, ma quando è riferita alla fede cattolica ha un solo richiamo che muove dalla certezza che l'identità cristiana è solo universale.
 
Non esiste per il cristiano una identità regionale o locale.
Quanti oggi credono di dare valore alla loro azione politica tirando la fede a destra o a sinistra, danno solo dimostrazione di faziosità che è l'esatto contrario del pensiero cattolico, come la Pastorale cattolica ci ha sempre insegnato.
Le scelte politiche di un pubblico amministratore possono non essere ispirate al Vangelo e risultare comunque gradite ai suoi elettori, ma quando si vuole dare valenza cristiana all'azione amministrativa non si può ignorare l'identità cristiana che è identità d'amore. In nome della fede cattolica, non possiamo stilare graduatorie di supremazia, facciamo solo esattamente il contrario di quanto è il cardine della nostra fede.
 
L'Islam, come frettolosamente e retoricamente chiamato in causa dal sindaco di Gavardo, è sicuramente realtà complessa ma va anche sottolineato, in modo chiaro, che i musulmani, al pari degli ebrei, credono nell'unico vero Dio creatore, il Dio di Abramo.
Abbiamo con i nostri fratelli ebrei e musulmani tante realtà in comune.
So bene che abbiamo anche alcune questioni che ci dividono e che hanno generato in passato contrapposizioni e guerre e che se non trattate con rigore possono ancora rappresentare pericolo, ma continuare sulla via della contrapposizione non realizza il messaggio cristiano.
 
Nel contempo non dobbiamo dare del cristiano l'idea di un utile servitore, pronto a rinunciare alla sua identità.
Vero è che l'ibridismo, come ricorda il sindaco, non appartiene al Cristianesimo ma questo vale per tutte le religioni che essenzialmente difendono la loro identità.
L'identità cristiana non è uno slogan da gazebo elettorale, da strombazzare ogni qual volta si vuole, con la contrapposizione, tirar fuori facile consenso. L'identità cristiana è inequivocabilmente identità d'amore.
Per questo non dobbiamo lasciarci prendere dall'ansia delle sperimentazioni, come ci ricorda ancora il sindaco, perché per il cristiano la carità è consolidata da millenni.
 
La carità è consolidata perché da sempre si contrappone al respingimento del diverso, perché da sempre sa creare accoglienza, perché da sempre dà risposte differenti da quelle che danno i politici interessati.
Vero è che occorre regolare l'afflusso degli immigrati, come di nuovo ci ricorda il sindaco, ma questo è compito del politico che non può certo respingere in nome del Cristianesimo.
Se poi vogliamo, come richiamato dal primo cittadino di Gavardo, selezionare i nuovi arrivati secondo la loro «compatibilità sul piano religioso, culturale e storico, con la nostra civiltà», mettiamo in atto principi che sono lontani anni luce dal Cristianesimo.
 
Una sola domanda finale al sindaco che «toglie le panchine dalla piazza del paese, sperando di togliere anche gli immigrati che si sedevano sopra»: Gesù Cristo ama tutti gli uomini o solo quelli di fede cattolica?
E se Cristo ama tutti, come facciamo noi cristiani a non amarli?
 
Un caro saluto di pace.
Francesco Musolino
Brescia
 


Commenti:
ID2448 - 26/06/2010 09:00:00 - (delirio) - Lettera a Diogneto

Mi permetto di segnalarVi questo piccolo spunto tratto dalla Lettera a Diogneto, un breve scritto in greco, che un ignoto cristiano della prima met del II secolo scrive rivolgendosi ad un amico per spiegare e difendere la nuova fede cristiana: I Cristiani vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni terra straniera è patria loro, e ogni patria terra straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non uccidono i neonati. (No secco all'aborto senza se e senza ma) Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.(distacco dai beni materiali) Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. (obiezione di coscienza - no alla guerra e alle missioni di pace -le ultime 2 guerre mondiali sono state combattutte tra cristiani!!!) ved. internet

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