Questo tardo pomeriggio nella Sala dei Provveditori del palazzo municipale di Salň la presentazione del libro di Pino Mongiello sul rapporto coltivato dal Vate fra cibo ed eros . A seguire delle dolci degustazioni
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Questâanno, oltre che 150° anniversario della nascita di dâAnnunzio, è anche il 90° anno dal conferimento della cittadinanza onoraria di Salò al Poeta (gennaio 1923). Per lâoccasione, Pino Mongiello ha voluto indagare su un aspetto non secondario della vita e della poetica di questo grande autore cercando di cogliere gli elementi fondanti di un rapporto, da dâAnnunzio coltivato, tra cibo ed eros. Ne è nato, cosĂŹ, un libro, âDâAnnunzio - il Priore in peccato di golaâ (128 pp. tra testo e foto), che âG9â ed âArti edizioniâ di Brescia hanno deciso di collocare tra le proprie pubblicazioni.
Ora, Il Comune di Salò e il Vittoriale degli Italiani lo presentano al pubblico gardesano nella serata di venerdĂŹ 29 novembre, alle 17.30, presso la Sala dei Provveditori, nel Palazzo comunale di Salò. Nel contesto di questa celebrazione rientra la predisposizione di due dolci, inventati e realizzati da Luca Pasini per la pasticceria âIl Gamberoâ: âIl Piacereâ, soave mousse di crema e cioccolato, e i âBiscotti del Prioreâ. Nella stessa pasticceria sarĂ allestita una curiosa mostra fotografica sugli ambienti del Vittoriale che hanno avuto i rapporti piĂš stretti col cibo: le cucine della Prioria e la sala da pranzo, o Sala della Cheli (le immagini e le didascalie sono sempre di Pino Mongiello).
CosĂŹ Pino Mongiello sintetizza alcuni contenuti del libro.
ÂŤCosa ci fa uno Scimmione nella sala da pranzo di dâAnnunzio, al Vittoriale? E il Fauno che insegue una ninfa? E Paolo e Francesca, innamorati e dannati, che Dante colloca allâInferno, nella sua Commedia? E la tartaruga, enorme, una volta circolante paciosa per i giardini del Vate? Sono simboli e, come tali, richiamano la curiositĂ dei visitatori di oggi, spesso disattenti e smemorati dei miti classici, formati come sono su altre basi e altri fondamenti culturali. E gli ospiti di dâAnnunzio, da lui invitati negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, che cosa avranno pensato di una simile messinscena? Che strana stanza quella della Cheli, la tartaruga, cioè, che lâoriginale contessa Luisa Casati regalò, viva, al suo amante, e che vide poi svuotata e ridotta allâosso, proprio cosĂŹ, e monumentalizzata, dopo che lâanimale morĂŹ per unâindigestione di tuberose! La sala della Cheli fu costruita tra il 1926 e il 1929, su progetto dellâarchitetto Giancarlo Maroni, ma fu tappezzata e riempita di oggetti, i piĂš disparati, dal Poeta che, a seconda dei casi, e in diverse occasioni, si autonominava âPrioreâ: ora âin odore di santitĂ â, ora âin peccato di golaâ. Ma in quella sala rutilante di colori si sedeva sempre piĂš raramente, fino a disertarla negli ultimi anni di vita, lasciando i commensali in compagnia di uno, o di una sua sostituta, mentre lui si ritirava a mangiare nella Zambracca, appartato e solo, vicino ai libri, seduto al tavolo da lavoro. Non si trattava di misantropia ma di âmale di vivereâ, certamente causato dal progressivo e rapido procedere di un deperimento fisico che non sopportava di essere sottoposto, e giudicato, agli sguardi dei compagni di mensa. Però quella sala dâAnnunzio lâaveva voluta a tutti i costi, e aveva preteso di essere lui ad ornarla e riempirla di oggetti. Nella sala della Cheli câè lâinventario degli oggetti descritti nei suoi romanzi, câè il gioco degli opposti, câè il pensiero filosofico materialista e câè lâaffermazione del princĂŹpio di conoscenza che avviene, lui dice, attraverso i sensi. Chi entra in quella sala, ed è appena un poco accorto delle cose dannunziane, vi trova la circolaritĂ della sua esistenza, dalla fanciullezza alla soglia della morte. Anche la cosiddetta spiritualitĂ francescana vi è rappresentata: sul tavolo, sopra la bellissima tovaglia disegnata e tessuta da Mariano Fortuny, ci sono i sottopiatti dâargento che riportano, a sbalzo, dei motti ispirati ai fioretti di san Francesco, ma che sono in effetti assolutamente dannunziani. Come può coesistere senza conflitto, se ci si pensa, lâesortazione alla povertĂ con la preziositĂ del metallo? Non ci sono equivoci. Ă il âPrioreâ che lo confessa, in una lettera al suo architetto: ÂŤNon penso a un Refettorio conventuale. In questi ultimi tempi si è accentuato il mio disdegno per le forme tradizionali del misticismo. Il mio misticismo è mio, singolarissimo. Scrivo un libro per disingannare gli sciocchi che mi credono francescano⌠Sono francescano del Quarto OrdineÂť. Collegata alla sala da pranzo è la cucina, completata alla fine degli anni Venti, dotata dei piĂš moderni (per allora) marchingegni, gestita da uno stuolo di cuoche, a capo delle quali stava Albina Becevello, anzi âSuor Albinaâ, sempre pronta a soddisfare le imprevedibili esigenze gastronomiche del padrone. Al Vittoriale sono conservati i messaggi del âPrioreâ alla cuoca. Eccone uno: âCara Albina, piĂš tardi avrò una donna bianca sopra un lino azzurro. Le donne bianche, dopo gli esercizi difficili, hanno fame. âŚâ. In un altro messaggio, invece, mette per iscritto un menĂš che dovrebbe supportare una dieta ferrea: âPasto cotidiano del Padre Priore dal dĂŹ primo dâagosto alle calende greche. â Fedelini, per la fedeltĂ , o riso asciutto, per lâumiltĂ . â Tre uova nel tegamino o nella gelatina, o nellâimbroglio. â Formaggio e frutta. â Dolce: la domenica e il giovedĂŹ. 1° agosto 1926â. In uno degli ultimi Natali, vissuti pressochĂŠ in solitudine al Vittoriale, dâAnnunzio si abbandonerĂ alla nostalgia e scriverĂ malinconicamente su un biglietto: ÂŤĂ finita la vigilia. Forse a questâora tutta la gente è in gozzoviglia⌠Io sono digiuno da quarantotto ore. Vado a cercare un parrozzetto. Lo apro, lo mangio. Assaporo in esso â sotto la specie dellâamarezza â il Natale dâinfanziaÂť. Il cerchio si chiude: la terra dâorigine, lâAbruzzo, come fu vissuta al principio, negli anni giovanili, cosĂŹ viene cercata alla fine, in attesa di morire!Âť
D'Annunzio, cibo ed eros SarĂ presentato venerdĂŹ sera nella Sala Bruni Conter del Museo Archeologico di Gavardo il libro che Pino Mongiello ha dedicato al rapporto del Vate con il cibo
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L'associazione culturale salodiana âIl Salòttinoâ inaugura la nuova stagione di mostre questo sabato, 13 aprile, alle 18 con un vernissage
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Da venerdĂŹ 5 aprile sarĂ possibile iscriversi alla 11esima edizione della gara
ID38401 - 29/11/2013 13:29:03 - (Giacomino) - Non so dirlo in versi
ma il nostro vate non si lasciava mancare nulla, da vero intenditore.