15 Giugno 2015, 14.04
Economia

«La lista della spesa»

di EnneEmme

"La lista della spesa" è il titolo di un libro-verità di Carlo Cottarelli, ex commissario straordinario per la spending review, "scaricato" recentemente da Renzi. EnneEmme l'ha letto per noi e ci dice se e perchè val la pena di acquistarlo


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La verità sulla spesa pubblica, come e dove tagliare.
Carlo Cottarelli, l’ex commissario straordinario per la spending review, ha scelto di raccogliere opinioni, confronti, grafici, consigli nel suo nuovo libro “La lista della spesa”.

Riportato in Italia da Enrico Letta dopo 25 anni a Washington al Fondo monetario internazionale per fare breccia sul tema più discusso e problematico della penisola, la spesa pubblica, Cottarelli è stato recentemente “scaricato” dal governo Renzi e ha deciso di raccontare agli italiani lo scopo e i frutti del suo lavoro.
Il libro è una preziosa testimonianza che, tralasciando i tecnicismi di palazzo, analizza il bilancio statale e gli sprechi, avanza proposte e dilemmi, facendoci scoprire meccanismi decisionali e freni imposti dalla politica di cui spesso abbiamo solo una vaga percezione.

Una lettura utile perché smaschera una serie di “falsi miti”
e offre un’analisi veritiera dei conti pubblici, quei dati scientifici continuamente falsati dai politici nei talk show per portare acqua al proprio mulino.

La prima grande verità è che la spesa dal 2010 è stata ridotta in modo significativo e che tagliare inevitabilmente troverà sempre lo scontento di personale pubblico, imprese o famiglie, perché ogni azione di efficientamento va a colpire almeno una di queste voci.

La seconda
, è che queste operazioni devono comportare un risparmio in termini di personale (“ministeri e regioni eccedono di commessi poco impegnati, specialmente in seguito alla digitalizzazione”), acquisti e trasferimenti.
Lo scopo secondo Cottarelli, è di colpire in modo mirato, cercando di non colpire le amministrazioni virtuose e concentrandosi sulle sprecone.

Più facile a dirsi che a farsi
, poiché in questi casi entra in gioco la vecchia storia della tela di Penelope: la politica taglia da una parte per spendere dall’altra.
“Forse perché non si è mai definito che cosa il pubblico debba fare rispetto al privato”.
Una riflessione che entra in gioco quando si analizzano le oltre 10000 partecipate locali “un capitolo poco trasparente e resistente ai vari tentativi di riformarlo”.

Il problema è che questi enti fanno un po’ di tutto, e spesso offrono servizi che il privato potrebbe rendere più efficienti.
Una riduzione drastica sarebbe utile per eliminare società in perdita e scatole vuote (solo il consiglio d’amministrazione) e li renderebbe facilmente monitorabili periodicamente.
“Non è una novità che la maggior parte di queste partecipate siano nate per creare poltrone o che comunque non siano essenziali.”

Cottarelli fa luce anche sui costi standard, tema ricorrente nel dibattito politico.
I risultati dei suoi studi dicono che con tale sistema le regioni del nord ci guadagnerebbero, in particolare Veneto e Piemonte che hanno una spesa inferiore del 7% ai costi standard, ciò vuol dire che offrono servizi di qualità con costi inferiori alla media.
Il passaggio ai fabbisogni standard comporterebbe una forte redistribuzione delle risorse verso chi spende meglio e ciò si ripercuoterebbe su regioni come Basilicata, Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio che ci perderebbero.

Una domanda sorge spontanea a riguardo: la politica è in grado di prendere decisioni così drastiche puntando all’efficientamento, tenendo in conto che farebbero perdere voti?

Svariati i capitoli di spesa affrontati: dalla difesa, in cui si consiglia un calo degli effettivi per puntare sull’ammodernamento degli armamenti e la maggior frequenza delle esercitazioni, alla razionalizzazione delle forze di polizia e un loro possibile accorpamento migliorando il coordinamento (ciascuno dei cinque corpi attualemente dipende da un ministero diverso) evitando polemiche pretestuose.

Alcuni dati curiosi costellano il libro
: il rientro dall’Afghanistan delle nostre truppe costerà 4 miliardi, il consumo annuo per l’illuminazione pubblica italiana è di 100 kWh, più del doppio di Germania e Gran Bretagna.

Cottarelli risponde anche a domande frequenti
come il trasferimento alle imprese che valgono 32 miliardi, “qualsiasi economista le eliminerebbe in nome della concorrenza ma il tema è complicato”, però servono per far fronte a ferrovie, anas, poste, rai, aziende di fornitura militare, agricoltura, crediti d’imposta, contributi per investimenti pubblici passati, agevolazioni fiscali…

Un capitolo è dedicato anche alle virtù e alle debolezze del servizio sanitario nazionale (interessanti anche i paragoni con altri stati), e poi la questione “spesa previdenziale” che ricopre il 43% della spesa pubblica primaria.
Non mancano nemmeno gli stipendi dei dirigenti e i costi “non significativi ma evitabili” delle auto blu, e l’Aci “simbolo degli sprechi” secondo Cottarelli.

Insomma c’è n’è per tutti i gusti.




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