19 Gennaio 2023, 19.06
Fra fiducia e cronaca

Un fatto memorabile

di Luciano Pace

Che cosa merita di essere tramandato ai posteri della nostra vita scolastica odierna? La risposta fra le righe di questo racconto


Il mio insegnante di Latino del Liceo mi insegnò che gli antichi Romani avevano l’abitudine di distinguere le “res gestae” cioè i fatti della storia, dalla “Historia rerum gestarum”, cioè il racconto dei fatti considerati degni di essere tramandati; fatti che in un qualche modo sono memorabili, in quanto manifestano ciò che noi umani siamo capaci di fare, soprattutto in positivo.

Ebbene, se un ipotetico storico romano antico vivesse nel nostro mondo e considerasse su quali res gestae fare storia, credo si troverebbe in difficoltà, nel senso che potrebbe avere l’impressione che a noi contemporanei interessi per lo più il chiacchiericcio politico e la cronaca nera.
Infatti, di quali azioni memorabili potrebbe mai raccontare un simile storico in un mondo fatto di omicidi, femminicidi, violenze, guerre, furti...

È a questo ipotetico storico che dedico il seguente racconto di vita quotidiana scolastica.
L’altro ieri notte, nella scuola in cui insegno, sono stati rubati alcuni computer. Ovviamente il fatto ha subito incuriosito i giornali: si tratta di una delle nostre consuete res gestae lugubri, su cui facciamo inevitabilmente cronaca.
Tuttavia, ciò che i giornali non possono sapere è che cosa è successo a me in questa scuola proprio stamattina, all’indomani del furto.

Ecco come sono andate le cose.
Siccome una classe in cui insegno doveva finire di mostrarmi un lavoro grafico collegato alla mia disciplina, ho chiesto agli studenti di un’altra classe, in cui avrei dovuto esser presente, di organizzarsi autonomamente, in attesa del mio arrivo. La classe era di studenti maggiorenni di cui sentivo di potermi fidare.

Ora, chi legge potrebbe pensare: “Hai lasciato incustoditi quegli studenti? Chissà che cosa hanno combinato in tua assenza!”
In effetti, non posso dire cosa abbiano fatto in mia assenza. Quello che so è che, dopo averli avvisati di stare buoni mentre mi assentavo, ho appoggiato la mia borsa a fianco della cattedra e poi sono uscito dalla loro classe.
Nella mia borsa era contenuto il computer con cui sto scrivendo or ora: un Macbook Air. Per chi non lo sapesse, si tratta di un ottimo e costoso Pc portatile.

“Follia pura! In una scuola in cui hanno appena rubato dei Pc, tu, stordito insegnante, lasci la tua borsa con dentro un costoso PC in una classe incustodita? Non ha alcun senso!”.
Appunto, sembra che tutto ciò non abbia senso alcuno. Ciò nonostante, per capire il significato degli accadimenti, conviene continuare il racconto.

Il tempo scolastico passa e non riesco a tornare nell’aula dove ho lasciato il Pc.
Suona la campana dell’ultima ora. Esco dalla classe dove mi ero attardato e in quel momento realizzo di aver dimenticato la mia borsa nell’altra classe.
Mi dirigo verso quella classe. Entro e: la borsa non c’è.

“Ecco, vedi cosa produce il fidarsi degli studenti? Ben ti sta! Si sono presi borsa e Pc”.

In realtà non è andata così.
Anche se – lo dico sommessamente – ho l’impressione che gli uccelli del malaugurio credano di potere prevedere il macabro futuro di coloro verso cui covano per lo più invidia.

Come ho agito, dunque? Supponendo che gli studenti mi avessero fatto una cortesia, mi sono recato alla postazione del personale ATA.
Nel giungere lì, ho notato che c’era la mia borsa appoggiata su una sedia. Nel ritirarla la collega assistente amministrativa lì a fianco della sedia mi ha detto sorridendo: “Queste cose possono capitare solo a lei, professore”.

Io ho ribattuto: “No, non credo. Capitano nelle scuole come la nostra, in cui ci sono tanti studenti onesti”. “Ha ragione, ha proprio ragione”, ha concluso la collega.

Ecco il fatto di oggi
, che io consegnerei allo storico romano evocato all’inizio, perché diventi parte del suo racconto: studenti lasciati da soli restituisco ad un loro insegnante la sua borsa con all’interno il suo prezioso Macbook.
Questo, credo, merita di essere ricordato della scuola in cui ho il piacere e l’onore di insegnare. Una scuola in cui il fatto che ci sia stato un brutto furto non oscurerà mai la dirittura etica degli studenti che, restituendomi il mio Pc, mi hanno permesso di scrivere queste parole.

A loro va il mio accorato grazie
per l’esempio di onestà che hanno regalato a me e a tutti voi che avete avuto la pazienza di giungere alla fine di questo inconsueto racconto su un vero fatto di cronaca... memorabile.

Luciano Pace

.foto di Holger Langmaier da Pixabay



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