13 Aprile 2011, 07.10
Casto Valsabbia Valtrompia
Incendio

In fumo altri 30 ettari di verde

di val.

Questa volta le fiamme sono state appiccate nella valle di Regassina, una vasta area impervia in territorio di Casto.

Ormai solo l’arrivo delle nuvole e, si spera, le conseguenti precipitazioni, sembrano in grado di dare lo stop definitivo alla piaga degli incendi boschivi che ieri hanno imperversato in alcune zone della nostra provincia, soprattutto fra la Valle Sabbia e la Valle Trompia.
 
Nel primo caso le fiamme sono scaturite in un’area attigua a quella già andata in fumo nei giorni precedenti, quasi che i piromani avessero voluto completare una strategia ben precisa, “azzoppata” dall’intervento efficiente delle squadre antincendio e dei mezzi aerei.
In Valtrompia invece ad andare a fuoco è stata una vasta area lungo i i costoni che da Collio risalgono verso il Maniva, fino al limitare delle zone ancora innevate.
 
A far le spese dei piromani in Valle Sabbia, con le fiamme che hanno preso a svilupparsi nottetempo, è stata la valle di Regassina, in territorio di Casto, aggredita dal basso dal fuoco che ha preso a salire alla destra orografica dell’impluvio insinuandosi nella vasta area chiamata “Le Pöre” per quanto è angusta, sbuffando poi verso la cima del monte Cè.
 
Fin dalle prime ore del mattino hanno preso a volarci sopra un canadair che ha fatto a lungo la spola scaricando acqua del lago d’Idro ed un paio di elicotteri della Regione che riempivano il cesto nelle vasche mobili predisposte dai volontari sul piano di Lo in territorio bionese e ai Piani di Alone in quel di Casto.
 
A rendere difficili le operazioni l’impossibilità ad entrare nella Regassina a piedi, zeppa com’era di fumo denso.
Lo stesso che ha impedito a lungo ai mezzi aerei di fare lanci mirati.
Meglio è andata nel pomeriggio, quando il vento ha spazzato tutto e l’intervento si è fatto più preciso.
 
Massiccio l’intervento dall’alto. Impegnativo quello a terra delle squadre di Bione, Casto e Odolo, con Roè Volciano pronto a fare da rincalzo, coordinate da un funzionario della Comunità montana e dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato.
Poco dopo le 16, quando anche gli ultimi focolai sono stati estinti, la nuova cenere ormai ricopriva un’altra trentina di ettari di bosco ceduo, pascolo e pareti scoscese.
 


Commenti:
ID8502 - 13/04/2011 12:49:10 - (faso) -

i piromani, sono sempre i soliti cacciatori del cazzo che bruciano apposta, cosi poi cresce l'erbetta tenera per le lepri.. ma dico io, abbiamo speso quasi 100,000,00 euro per spegnere le fiamme, senza contare il rischio per i volontari...

ID8509 - 13/04/2011 14:09:37 - (teomat) - ma fammi il piacere

Sarà qualche pazzo ma di sicuro non i cacciatori. Tu lo sai che per tre (3) anni vige il divieto di caccia sui terreni bruciati? Ma tu lo sai dove vivono le lepri? Forse sono i verdi ignoranti come te che danno fuoco per impedirne la caccia. Matteo MelzaniOdolo

ID8526 - 13/04/2011 23:00:00 - (faso) -

ah per tre anni vige il divieto di caccia? certo, i cacciatori rispetteranno sicuro questo divieto, visto che ogni anno bruciano, non dovrebbero piu cacciare per l'eternità da quelle parti, e poi dici che le lepri non vivono li? ah si hai ragione, sono conigli quelli che prendono da quelle parti. io sarò anche ignorante, ma la natura la rispetto.

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